Marco Patricelli: la truffa del finto Guido Crosetto non va presa sul ridere

  • Postato il 9 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Marco Patricelli: la truffa del finto Guido Crosetto non va presa sul ridere

Da Alighiero Noschese buonanima a Fabio Fazio prima maniera e Maurizio Crozza ultimo grido, gli imitatori sono diventati un retaggio archeologico spazzato via dall'arrembante intelligenza artificiale, che fa di tutto e di più, sostituendosi al vero molto oltre il verosimile. Ma non fa ridere affatto, proprio per gli inquietanti risvolti che comporta il superamento disinvolto e perfetto della realtà. Non siamo più ai due comici russi che si spacciano per africani e telefonano a Roma a Giorgia Meloni (che peraltro dopo un pourparler di politica internazionale capisce che sono impostori), ma di uno scientifico spezzatino informatico che si ricompone con parole e intonazioni genuine tanto da restituire una fraseologia fluida con timbro vocale indistinguibile dall'originale.

La rete della megatruffa ordita con il deepfake e la voce del sedicente ministro Guido Crosetto è stata lanciata per far abboccare i pesci grossi dell'imprenditoria italiana, ovvero quelli che potevano permettersi bonifici milionari (destinazione Hong Kong) con l'intento filantropico di ottenere la liberazione di giornalisti italiani sequestrati nei posti più improponibili e pericolosi del mondo. Un generale (mica un maresciallo qualsiasi) e un funzionario che aveva scelto il rassicurante nome di Montalbano (come il commissario di Camilleri), della pseudo-segreteria ministeriale, hanno puntato telefonicamente personalità del calibro di Giorgio Armani, Diego Della Valle, Marco Tronchetti Provera, Massimo Moratti e, lanciato l'amo, hanno tirato la lenza con l'esca del software che implacabilmente trasformava le richieste col suono giusto e l'avallo autorevole della Banca d'Italia. Uno squarcio deflagrante nella costruzione del teorema che vuole elettronica e informatica al lavoro per la nostra sicurezza, l'occhio elettronico guidato da microchip e processori che vigila su tutto e il computer che ci aiuta a vivere meglio: elimina le file, porta il mondo in casa in un nanosecondo, consente operazioni bancarie dappertutto, fa la spesa, apre inaudite opportunità. Anche alla criminalità, quella degli hacker, degli specialisti del phishing e degli smanettoni, tutti dotati di straordinarie doti tecniche e fantasia irrefrenabile per superare ostacoli e contromisure.

Stavolta hanno anticipato persino le mosse avvalendosi dell'intelligenza artificiale incuneandosi nelle sue scuciture illecite. Basta digitare su un motore di ricerca tre semplici parole – voci, intelligenza, artificiale – ed ecco piovere una raffica di offerte di generatori vocali, persino gratis. Ma un conto è uno scherzo o una goliardata, un conto fornire un'ampia prateria a ogni genere di inganno che non si sa come arginare, tale da inquinare ogni forma di relazione sociale affidata al telefono e persino ogni credibilità di quello che si vede in video, perché diventa indistinguibile quello che è e quello che sembra. Ci siamo arrivati velocemente a non poter più fidarci delle certezze della vita reale, sgretolate dal surrogato virtuale.

Fa tenerezza rivedere Totò e Nino Taranto tessere i loro raggiri con l'arte del trasformismo e l'alterazione delle voci, sublimata nello stranoto film Tototruffa 62. È patetico il povero ragionier Ugo Fantozzi che mette una patata in bocca, una molletta sul naso e simula l'accento svedese parlando in un imbuto dentro una conca per sottrarsi l'indomani alla terribile Coppa Cobram con una falsa giustificazione medica; pronuncia una sola parola e viene gelato dal megadirettore galattico: «Fantozzi, è lei?». Manca all'improvviso un software che identifichi per tempo la manipolazione andando a “leggere” nella sequenza informatica, prima che ogni regola sociale venga sovvertita dalla creazione a tavolino di un metaverso di affari, occasioni, tradimenti, profferte e offerte, tra l'irresistibile e l'irrinunciabile, tra la seduzione e il retropensiero. E, dietro, incombe la dissoluzione del concetto stesso della fiducia tra le persone, perché credere diventa atto di fede spesso mal riposta. Dal cogito ergo sum di Cartesio, al dubito ergo sum per salvare l'uomo tecnologico dal logorio e soprattutto dalle trappole della vita moderna.

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Libero Quotidiano

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