Manovra, la maggioranza spaccata esulta per l’ok all’emendamento sull’oro di Bankitalia. Passa lo sconto sulle rate della rottamazione

Reduce da una crisi di governo sfiorata per un soffio, venerdì mattina la maggioranza di centrodestra riesce a trovare lo slancio per festeggiare con esultanza degna di miglior causa il via libera in commissione Bilancio del Senato all’inutile emendamento alla manovra sull’oro custodito dalla Banca d’Italia. “E’ un momento molto importante, è una mia battaglia di 11 anni”, annuncia il senatore della Lega e relatore della travagliata legge di Bilancio Claudio Borghi. “Penso che sia una delle cose più importanti di questa manovra. Riaffermare il principio” che le riserve auree gestite e detenute da via Nazionali appartengono al popolo italiano “ci riporta nella normalità”, sostiene. Non trattiene la commozione nemmeno il senatore di FdI Guido Liris, pure lui relatore della manovra. Che parla di “una grande vittoria di una battaglia storica portata avanti da Giorgia Meloni”, “un motivo di grandissimo orgoglio” anche perché “c’è stato il consenso di Lagarde”. Che si è limitata a prendere atto della natura innocua della proposta dopo che nel testo sono stati inseriti caveat relativi al rispetto dei Trattati europei.

Passando alle cose serie, la commissione Bilancio ha dato il via libera anche alla riformulazione della norma sui pagamenti da parte della Pubblica amministrazione ai professionisti con irregolarità fiscali. Il senatore di FdI Nicola Calandrini, firmatario dell’ultima revisione del testo, spiega che “viene introdotto un chiarimento fondamentale che rende più circoscritta la procedura di verifica prevista in relazione ai compensi professionali”, mirata tra l’altro a restringere il campo del gratuito patrocinio legale per i migranti. L’intervento precisa che la verifica riguarda esclusivamente le cartelle esattoriali iscritte a ruolo relative a tributi erariali, superando il riferimento generico alla “regolarità degli obblighi fiscali”. E il blocco del pagamento ci sarà solo entro il limite dell’importo iscritto a ruolo, “consentendo comunque l’erogazione della parte eccedente”. Resta immutata la disciplina generale che prevede il blocco integrale se gli importi iscritti a ruolo sono superiori a 5.000 euro.

È passata poi una modifica che favorisce chi aderirà alla rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali: il tasso di interesse sulle rate scende dal 4 al 3%. Altra “grande vittoria” secondo Borghi e i colleghi leghisti Giorgio Maria Bergesio, Marco Dreosto ed Elena Testor, che pure avevano chiesto che passasse al 2%. Ai loro occhi, “nonostante chi sosteneva che avremmo aiutato gli evasori” è passata una norma per aiutare “i cittadini onesti che hanno più bisogno, mettendo le basi per la pace fiscale, che significa anche sostenere entrate per la finanza pubblica”. Falso, visto che stando alla relazione tecnica la norma – al contrario – costerà 790 milioni alle casse pubbliche, cioè ai cittadini che pagano le tasse.

Nella nuova versione dell’emendamento del governo alla manovra spunta poi un anticipo della ritenuta d’acconto per le fatture tra imprese: scatterà già dal 2028 con un’aliquota allo 0,5% e poi salirà all’1% dal 2029. Il gettito viene calcolato in 734,5 milioni di euro nel 2028 che salgono a 1,469 miliardi dal 2029.

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Il Fatto Quotidiano

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