Manovra 2026, il gioco degli equilibri: qualche sconto fiscale e nuove entrate

  • Postato il 16 dicembre 2025
  • Economia
  • Di Paese Italia Press
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Non è la manovra dei tagli, né quella delle grandi riforme. La Legge di Bilancio 2026 nasce sotto il segno della cautela e della necessità, più che della visione. In un contesto di risorse limitate e vincoli europei stringenti, il governo sceglie una strada intermedia: ritoccare, spostare, compensare. Il risultato è un testo che promette poco e chiede molto, evitando scosse ai conti pubblici ma lasciando irrisolti molti nodi strutturali.

Più che una manovra di tagli fiscali, è una redistribuzione del carico tributario. Il disegno di legge di bilancio, approvato dal Consiglio dei Ministri, è ora all’esame del Parlamento, dove viene discusso nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il calendario è serrato: il testo dovrà essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre 2025, per consentirne l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2026, come previsto dalla Costituzione.

La manovra vale tra i 18 e i 18,7 miliardi di euro e, come ogni anno, è destinata a essere ritoccata attraverso emendamenti e mediazioni politiche. Tuttavia, l’impianto resta chiaro: nessuno scostamento di bilancio e una ricerca di coperture che punta soprattutto su settori ritenuti in grado di sostenere un maggiore prelievo.

Sul fronte fiscale, l’intervento più visibile riguarda l’Irpef, con la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33%. Un beneficio limitato, concentrato sui redditi medi, che non cambia l’architettura complessiva del sistema e che difficilmente può essere definito un vero taglio delle tasse. In parallelo, viene ampliata la franchigia della prima casa nel calcolo dell’ISEE, con l’obiettivo di facilitare l’accesso ad alcuni bonus e prestazioni sociali, senza però un rafforzamento strutturale del welfare.

Molto più netti, invece, sono gli interventi sul lato delle entrate. Il settore degli affitti brevi viene ulteriormente regolamentato: la cedolare secca resta al 21% solo per chi gestisce direttamente l’immobile, mentre sale al 26% per chi si affida a piattaforme e intermediari. Una misura che il governo giustifica con esigenze di equità e controllo, ma che per gli operatori del turismo rappresenta un aumento della pressione fiscale.

A questo si aggiunge l’introduzione di una tassa sui mini-pacchi provenienti da Paesi extra Unione europea, destinata a colpire in particolare l’e-commerce internazionale, e il rafforzamento della tassazione sulle transazioni finanziarie. Anche il comparto bancario e assicurativo è chiamato a contribuire, con l’aumento dell’IRAP per banche, assicurazioni e alcune holding, una scelta che ha già sollevato critiche da parte del settore.

Sul lavoro, la manovra conferma la tassazione agevolata dei premi di risultato e delle maggiorazioni per il lavoro notturno, festivo e turnista. Per le famiglie, gli interventi restano mirati, con misure specifiche a sostegno delle mamme lavoratrici, ma senza un ampliamento significativo degli strumenti universali come l’assegno unico.

La sanità vede un incremento delle risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale, con fondi aggiuntivi per il personale e per i pronto soccorso. Un aumento che, secondo sindacati e osservatori, non sarebbe comunque sufficiente a colmare le carenze strutturali del sistema e a rispondere all’aumento dei bisogni sanitari.

Per le imprese, infine, vengono rifinanziati alcuni crediti d’imposta, in particolare nelle Zone Economiche Speciali, e confermate agevolazioni per gli investimenti produttivi. Interventi mirati, che non configurano però una strategia espansiva di ampio respiro.

Nel complesso, la Legge di Bilancio 2026 non segna una svolta, ma fotografa i limiti di una stagione di risorse scarse. I piccoli alleggerimenti fiscali convivono con nuovi prelievi e con un impianto che punta soprattutto a tenere sotto controllo i conti, più che a stimolare la crescita o ridurre le disuguaglianze. È una manovra difensiva, costruita per evitare strappi, non per aprire una fase nuova.

Il passaggio parlamentare, nelle ultime settimane dell’anno, potrà modificarne alcuni aspetti, ma difficilmente ne cambierà la natura. Quando entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, la manovra porterà con sé una certezza: non basterà chiamare “sconti” pochi ritocchi fiscali per convincere famiglie e imprese. La vera partita, ancora una volta, è rinviata.

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