Manifestazione sanità, le voci dei comitati

  • Postato il 12 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Manifestazione sanità, le voci dei comitati

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Dopo la manifestazione, Sanità. Calabria alza la testa, le parole dei comitati presenti. Da Cariati a San Giovanni in Fiore, da Polistena a Serra San Bruno, le battaglie di chi lavora per migliorare le strutture sanitarie e per poter restare in Calabria


CALABRIA, poi Roma, poi Bruxelles. Per necessità di «sanità e di vita». La piazza di Catanzaro , sabato 10 maggio, è stata quella dei comitati, dei gruppi di cittadini riuniti in comunità. Memoria storica di un passato e testimoni del presente. Dietro striscioni e bandiere ci sono soprattutto loro. Le voci potenti amplificate e riunite dal megafono-Quotidiano.

SANITÀ IL MANIFESTO DI SI-SALUTE

E sono le voci di chi ha subito in maniera brutale lo svuotamento della sanità pubblica. Senza nemici da “punire”. «Noi perseguiamo un obiettivo, una sanità pubblica, equa e di prossimità. Cerchiamo alleati e non ci faremo fermare da chi si porrà tra noi e il nostro obiettivo. Vogliamo vivere qui, avere risposte sul territorio e non ad ottanta chilometri di distanza». È un manifesto quello del comitato Si-La salute bene comune di San Giovanni in Fiore. La sintesi di istanze e bisogni che «nascono dal basso». Come gli altri. E non c’è spazio per la rassegnazione. Il dolore diventa lotta. «Non possiamo parlare di economia, di turismo, di commercio, di figli senza sanità. Dal 4 gennaio, data della scomparsa di Serafino Congi nulla è cambiato». In gioco c’è l’identità di una, tante terre.

LA DENUNCIA DELLA MOGLIE DI SERAFINO CONGI


Potente la denuncia di Caterina Perri, moglie di Serafino Congi. «L’Asp ci spieghi come fa a rimanere ancora in silenzio. Hanno posticipato di ben un’ora l’ingresso di Serafino nel presidio di San Giovanni in Fiore. Entra come codice giallo e fanno uscire due ambulanze per pazienti geriatrici. Il primo elettrocardiogramma ha orario 15.15, l’Asp come fa ancora a coprire situazioni del genere? Io voglio solo giustizia e non giustizialismo, giustizia e risposte per le figlie di Serafino che hanno scelto di rimanere in Calabria, ma vogliamo l’appoggio di tutti voi perché si dica no al silenzio e all’indifferenza».

SANITÀ, LE PAROLE DI MARISA VALENZISE


E sono pronti, informati. «Recuperiamo gli immobili confiscati e mettiamoli a disposizione dei medici che scelgono di venire in Calabria – dice Marisa Valenzise – Vogliamo sederci ai tavoli tecnici. Non accetteremo più decisioni prese da chi non conosce o non vuole conoscere questa terra». Daniela Primerano denuncia lo scippo in atto da decenni. Li chiama «numeri della vergogna». I posti letto pro capite più che dimezzati rispetto al Piemonte, oltre dodicimila addetti alla sanità in meno della Liguria. «Va cambiato il criterio di ripartizione del fondo nazionale. Chiediamo incentivi ai medici che vengono a curarci. Lo Stato deve applicare il principio di equità nell’accesso alle cure».

IL COMITATO DI SAN MARCO ARGENTANO

Le storie sono anche piede di dolore. «Se non ci muoviamo da cittadini non risolviamo niente» insiste il comitato di San Marco Argentano. «Abitiamo nella valle dell’Esaro, la valle delle lacrime. Non abbiamo niente: ambulanze con medici, guardie mediche. Nulla. Raccogliemmo le tessere elettorali per spedirle al presidente della Repubblica. Dopo quattro giorni, il Prefetto le rispedì indietro dicendoci che non avevamo senso civico. Ed essere senza sanità cosa è?».
Sottopelle scorre quel puro calcolo da ragionieri che tiene in piedi il Piano di Rientro e si muove come un serpente nelle stanze del Mef. Aziende crocifisse nel nome della “produzione”.

IL COMITATO DI ACRI

«Le strutture sanitarie – insiste il comitato di Acri – non sono aziende. Non devono lavorare con logiche di bilancio. Non diciamo alla polizia che deve essere un’azienda, la scuola non è un’azienda (o non dovrebbe). I vigili del fuoco non sono un’azienda». Sotto la cenere c’è «un movimento che deve crescere» raccogliere proposte e riunirsi in una «grande lotta comune». «Arrivare a Roma e, se necessario, a Bruxelles»

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