Mangystau, il deserto lunare del Kazakistan

Cielo basso, terra bianca e in mezzo il vuoto. Nulla si ode, nulla si muove. Solo rocce, altopiani, canyon, crateri e formazioni calcaree che si innalzano come torri, immobili da millenni. In Mangystau la natura regna sovrana ed è la luce a plasmare il paesaggio: ne scolpisce i contorni, definisce i colori e confonde le distanze. In questa landa sconfinata l’orizzonte scompare e il tempo perde di significato, lasciando spazio alla contemplazione: lo spettacolo che ci si trova davanti è di una bellezza disarmante, l’unica cosa da fare è stare fermi a guardare.

Montagna a forma di yurta
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Sherkala, la montagna camaleontica del Mangystau

Mangystau: una geografia straordinaria

Situato all’estremità sud-occidentale del Kazakistan, al confine con Uzbekistan e Turkmenistan, il Mangystau è uno dei luoghi più affascinanti e impervi, oltre che uno dei meno battuti, dell’Asia Centrale: circa 400 km2 di area disabitata dove due protagonisti – il deserto e la steppa – condividono antiche origini e un clima estremamente arido.

Quest’immensa depressione, che si affaccia per centinaia di chilometri sull’azzurro del Mar Caspio, offre alcuni degli scenari più incredibili che un viaggiatore possa immaginare e alimenta il dubbio di aver intrapreso un viaggio nello spazio e di essere atterrati su un altro pianeta piuttosto che sulla terra. C’è pietra ovunque, il vento scolpisce torri, pinnacoli e crateri, il silenzio è assoluto: potrebbe trattarsi della Luna?

Milioni di anni fa l’altopiano che ospita il Mangystau giaceva sul fondo dell’Oceano Tetide che ritirandosi ha modellato il paesaggio, lasciando alla geologia il compito di dettare le regole: gole, anfiteatri, cuspidi e cattedrali di roccia affiorano oggi nella sconfinata distesa della steppa euroasiatica come tracce fossili di un antico mondo sommerso.

valle disseminata di pietre sferiche
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Torysh Valley, la valle delle sfere

Forme che sfidano la logica

In Mangystau non ci sono monumenti e non ci sono architetture, ma è la terra stessa a farsi spettacolo. Alcuni luoghi, più di altri, raccontano l’essenza della regione, fatta di solitudine, pregna di forza e carica di mistero. Vediamo insieme i più rappresentativi:

  • Bozzhyra, una vallata bianca e solitaria su cui vegliano due speroni di pietra calcarea noti come Zanne che si protendono per oltre 200 metri verso l’alto. Tutt’intorno il paesaggio è spoglio, la roccia assume forme inattese, la luce ammorbidisce i colori e trasforma la scena in qualcosa di surreale;
  • Torysh, una vasta pianura disseminata di rocce sferiche, piccole e grandi, che sembrano essere piovute dal cielo. Il fenomeno geologico, simile a un campo di meteoriti, è tutt’oggi privo di spiegazioni scientifiche e lascia spazio a ogni tipo di interpretazione;
  • Sherkala, una montagna imponente e solitaria che in base al punto di osservazione cambia forma e diventa una yurta, un leone accovacciato o una cupola: ai suoi piedi e sulla cima si trovano i resti dei caravanserragli, a riprova del fatto che da qui passava la celebre Via della seta;
  • Tuzbair, una vasta pianura di sale che si dispiega sotto le bianche scogliere dell’Ustyurt Plateau e sembra estendersi all’infinito; diventa particolarmente scenografico in primavera, subito dopo il periodo delle piogge, quando si trasforma in uno specchio d’acqua che riflette il cielo e amplifica il senso di vuoto;
  • Kyzylkup, una serie di colline formate dai sedimenti colorati emersi dal fondo dell’Oceano Tetide, le cui forme e sfumature ricordano il tiramisù, da cui il soprannome “Mangystau Tiramisù“.
Vallata vista dall'alto con speroni calcarei
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Panoramica della Bozhira Valley

Mangystau. Un luogo difficile da conquistare e altrettanto difficile da dimenticare!

Autore
SiViaggia.it

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