Maltrattati, trascurati dalla politica: gli insegnanti meritano di più
- Postato il 27 dicembre 2024
- Di Il Foglio
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Maltrattati, trascurati dalla politica: gli insegnanti meritano di più
Al direttore - Sono un docente di liceo con 34 anni di servizio. In generale, cerco di tenere le questioni del mio stipendio lontano dai miei pensieri perché non voglio farmi il sangue amaro, non voglio turbare la mia serenità e la mia concentrazione professionale con argomenti che per chi lavora seriamente o sono avvilenti o sono a rischio di retorica, di propaganda oppure ancora di lamentazioni e di argomentazioni querule. Ma certe volte, proprio non ce la faccio a trattenere la rabbia. E questo è uno di quei casi, per i quali mi permetto di scomodare la sua pazienza.
Mi spiego. In questi mesi, il ministro dell’Istruzione e del Merito – e devo trattenere risate amare su questa definizione, pensando al modo con cui il merito viene considerato e valutato nella scuola, sia dal lato dei docenti che da quello degli studenti – ha riempito giornali, televisioni e agenzie di dichiarazioni roboanti, in cui si annunciavano aumenti di stipendio mai visti prima, contratti chiusi o in via di chiusure con cifre mirabolanti. Il tutto condito con la solita retorica, che inizia a settembre e termina ad agosto, per la quale la funzione centrale della scuola in una società meriterebbe altro trattamento; gli insegnanti dovrebbero essere valorizzati perché svolgono una professione nobile e imprescindibile; i loro stipendi dovrebbero crescere sensibilmente, e via con i consueti condizionali e con le solite polemicucce politiche per cui i governanti attuali scaricano le loro responsabilità su quelli precedenti, mentre questi, che prima non hanno affatto brillato, li accusano di inefficienza e incapacità. Insomma, uno spettacolo miserrimo. Posto tutto ciò, oggi, vado a vedere sulla piattaforma NoiPA la cifra del mio stipendio di dicembre, comprensivo di tredicesima, e scopro che essa è identica a quanto da me percepito quattro anni fa, e cioè nel dicembre del 2020. In più il netto è del 40 per cento circa in meno del lordo.
A quel punto una rabbia che ho governato a lungo mi monta dentro perché penso di non meritare di essere preso in giro dai miei governanti e da chi orienta le politiche scolastiche a questo modo. Non le dico, caro direttore, inoltre, quali sono i nostri emolumenti per le cosiddette funzioni aggiuntive che svolgiamo tutto l’anno e che spesso mandano avanti le scuole; non glielo dico perché ho vergogna di farle sapere in quale modo sono valutati il ruolo, le competenze e l’esperienza di professionisti. Se è vero che tutte le categorie devono avere la consapevolezza di vivere un momento particolare dell’economia nazionale e internazionale e quindi devono contribuire allo sforzo nazionale, è anche vero che per la scuola non ci sono e non ci sono mai stati soldi. E non ci sono da quando io ero studente e oggi ho 62 anni. In più non solo gli stipendi sono al palo da decenni ma poi ci si prende anche in giro ogni anno con quel fiume di retorica melensa e stucchevole a cui prima facevo cenno. Queste chiacchiere dovrebbero ripagarci di tutto? O c’è un sadismo incontenibile in chi allestisce queste narrazioni oggettivamente false? E non parliamo poi del modo con cui a volte si affaccia nella polemica politica l’argomento della valorizzazione del ruolo degli insegnanti; infatti, sembra che per meritare qualche obolo in più noi docenti dovremmo fare di tutto salvo ciò che occorre veramente ai nostri ragazzi, e cioè insegnare; stare in classe, guardarli negli occhi gli studenti, cogliere le loro ansie e i loro stupori e trovare le strade per farli entusiasmare dei contenuti e dei saperi di cui siamo titolari. Finisco questa mia geremiade che lei ha avuto la compiacenza di leggere, dicendo che i danari per il Superbonus sono stati trovati, quelli per Quota cento pure; e sono state risorse abbondanti e che non mi pare siano andate in direzione dell’interesse generale presente e delle prossime generazioni. Anzi, ma questo è un mio opinabile giudizio, mi sono sembrate risorse dissipate. Sarebbe il caso, qualche volta, e senza strombazzare notizie che obbediscono per lo più a ragioni propagandistiche, di dirottare le risorse verso quel settore dal quale dipende il futuro del paese e la sua dignità e onorabilità. Un paese che tratta male la scuola, la cultura e la formazione, non ha un grande futuro davanti. Con cordialità.
Gennaro Lubrano Di Diego
docente di Filosofia e Storia del Liceo classico statale “J. Sannazaro” di Napoli
Il salario medio degli insegnanti è fermo dal 2019 a quota 31.950 euro (oggi siamo a 31.320 euro). In quell’anno, l’ultimo anno di cui abbiamo dati aggregati, in Germania la retribuzione media annua registrata è stata di circa 47.250 euro. La media Ocse è di 42.300 euro. Altri dati offerti a ottobre dall’Ocse. Quota riservata dall’Italia alla formazione delle nuove generazioni: il 4 per cento del pil contro una media Ocse del 5 per cento. Sogniamo il giorno in cui un governo avrà il coraggio di infilare in una manovra un emendamento a sorpresa per aumentare i salari di alcuni degli eroi del nostro paese, trascurati dalla politica, minacciati dagli studenti, maltratti dai genitori. Auguri a lei e ai nostri insegnanti, ai quali speriamo il capo dello stato possa dedicare un passaggio del suo discorso di fine anno. La lotta contro il populismo parte anche da qui.
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