Maltrattamenti in un asilo nel vibonese: 5 prescrizioni in Appello

  • Postato il 24 giugno 2025
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Maltrattamenti in un asilo nel vibonese: 5 prescrizioni in Appello

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Estinzione di reato per prescrizioni: questa la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro nei confronti di 5 maestre di un asilo nel vibonese accusate di maltrattamenti nei confronti di un bimbo disabile


Cinque estinzioni del reato per intervenuta prescrizione e un’assoluzione. Questa la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro nel processo che vedeva imputate alcune maestre di un asilo di Mileto, nel Vibonese, accusate di maltrattamenti ai danni di un bimbo disabile di 5 anni. Le maestre imputate che beneficiano della prescrizione in appello sono: Adriana Mangone, di 61 anni (condannata in primo grado a 3 anni e 6 mesi); Francesca De Liguori Cimino, di 56 anni (in primo grado 3 anni e 6 mesi); Elena Magliaro, di 49 anni (3 anni e 6 mesi in primo grado); Maria Teresa Spina, di 69 anni (3 anni e 6 mesi in primo grado); Maria Rosa Riso, di 49 anni (3 anni in primo grado).

Revocata nei loro confronti la pena accessoria a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Nessuno dei difensori delle imputate ha rinunciato in appello alla prescrizione. Confermato, invece, il risarcimento alla parte civile (i genitori del bimbo disabile) e il pagamento delle spese processuali.
Assolta, infine, per non aver commesso il fatto la maestra Anna Maria Veneziani, 60 anni, che in primo grado era stata condannata a 3 anni. L’inchiesta dei carabinieri, denominata Don Rodrigo, risale al 2011 e si avvaleva di riprese video e audio effettuate dai militari dell’Arma dopo la segnalazione di maltrattamenti nell’asilo di Mileto ai danni di un bimbo disabile i cui genitori si sono costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Di Renzo.

Le maestre, alcune delle quali finite all’epoca agli arresti domiciliari, secondo l’accusa avrebbero vessato il bimbo colpendolo ripetutamente con schiaffi in diverse parti del corpo o tenendo nei suoi confronti comportamenti, definiti dagli inquirenti, “prevaricatori e psicologicamente violenti”.
La sentenza di primo grado del Tribunale di Vibo Valentia era arrivata il 24 gennaio 2019.

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