Maggioranza divisa sul canone Rai. Meloni: solo schermaglie

  • Postato il 27 novembre 2024
  • Di Agi.it
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Maggioranza divisa sul canone Rai. Meloni: solo schermaglie

AGI - "Se abbiamo trovato l'accordo sul cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai". Dietro il commento della premier Giorgia Meloni alla battuta d'arresto della maggioranza questa mattina sul taglio del canone Rai si cela l'invito agli alleati di evitare spaccature come quella andata in scena  in Commissione Bilancio di palazzo Madama. FI ha votato in maniera difforme dagli alleati, l'emendamento che aveva presentato la Lega per confermare la riduzione di 20 euro è stato respinto 12 a 10, con il governo che per errore non si è rimesso all'Aula.

 

I partiti che sostengono l'esecutivo relegano il ko al Senato a mero incidente parlamentare, sta di fatto che il presidente del Consiglio aveva già lanciato l'appello ad abbassare il tasso di litigiosità chiedendo ai partiti del centrodestra di non dividersi. Insomma, avrebbe voluto che questo pasticcio fosse evitato. Il capo dell'esecutivo ha parlato anche di quanto è accaduto con il vicepremier Antonio Tajani a margine della decima edizione dei Dialoghi mediterranei a Roma, poi al telefono con l'altro vicepremier Matteo Salvini. "Sono schermaglie, non ci vedo nulla di particolarmente serio", ha detto ai cronisti ma l'obiettivo ora è stringere le fila e di non prestare più il fianco agli affondi dell'opposizione. "Il governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno", hanno sottolineato fonti di palazzo Chigi.

Salvini e Tajani abbassano la tensione

La Lega va avanti, probabilmente - riferisce un 'big' del partito di via Bellerio - l'emendamento sarà ripresentato nell'Aula della Camera. Ma i vicepremier gettano acqua sul fuoco. Forza Italia rivendica di aver mantenuto un atteggiamento coerente (e di essere la seconda forza della coalizione), la Lega sottolinea che non c'è alcun problema nella maggioranza anche se lega il 'niet' di FI a interessi aziendali, tesi che gli azzurri respingono. "Anche Berlusconi diceva che il canone Rai era da cancellare" ma "non succede nulla - ha sottolineato Salvini -. Noi ci occupiamo di temi concreti. Abbiamo altri tre anni produttivi, sono stati smentiti tutti i gufi". 

 

Anzi, il segretario della Lega, fiutando l'aria nella maggioranza, aveva già questa mattina prima delle votazioni in Commissione evitato di alzare polveroni: "Forza Italia non vuole abbassare il canone Rai? Mi spiace non per la Lega ma per gli italiani: se quella tassa non sarà tagliata lavoreremo lo stesso su altri fronti". Anche Tajani, pur tenendo il punto, ha voluto abbassare la tensione: "State facendo un affare di Stato per un emendamento", ha replicato ai giornalisti. La tesi è che il taglio del canone Rai non era nel programma: "Meglio - il ragionamento - usare i 430 milioni per rinviare la sugar tax, per fare un paniere per ridurre l'Irpef, per tagliare le liste d'attesa, per fare qualcosa di utile socialmente. Siamo impegnati per ridurre la pressione fiscale".

Il nodo della presidenza

Ieri erano falliti tutti i tentativi di mediazione portati avanti anche dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Come l'ipotesi di creare un fondo ad hoc o di spostare la discussione alla Camera. FI è stata irremovibile, Fdi ha fatto sponda con la Lega ma l'esito della votazione era già scritto. Soltanto che in un primo momento - sostiene un esponente di primo piano del centrodestra - si era convenuto che gli azzurri si astenessero e invece hanno votato contro. "Speriamo che la mano tesa all'opposizione abbia sortito un effetto sulla presidenza della Rai...", osserva un'altra fonte della coalizione che sostiene il governo.

 

In realtà su Simona Agnese, candidata di riferimento di FI alla presidenza dell'azienda di viale Mazzini si registra un'impasse (questa mattina il centrodestra ha disertato i lavori della Commissione di Vigilanza) e anche sulle nomine della Consulta (domani ci sarà un'altra votazione ma si andrà con scheda bianca) non si sgretola il muro contro muro con l'opposizione.

Rimpasto non rimpasto

Il 'timing' per sciogliere i due nodi sul tavolo, secondo la 'road map' del centrodestra, è metà dicembre. Quando - dopo l'arrivo della manovra nell'Aula di Montecitorio - potrebbe anche essere trovata la soluzione sulle deleghe di Raffaele Fitto 'traslocato' in Europa: sarà il presidente del Consiglio a decidere, il segretario di FI avrebbe chiesto solo di essere coinvolto nella scelta sulla delega per gli Affari europei, "io non ho mai fatto una questione di poltrone, ne parleremo con la premier", ha sottolineato il responsabile della Farnesina.

 

In ogni caso non dovrebbe esserci alcuna ipotesi di rimpasto, anche se si attende l'esito del processo che riguarda il ministro del Turismo Daniela Santanchè. Ovviamente non esiste una 'soglià minima o massima di cambi di ministri che spinga il Quirinale a suggerire un nuovo voto di fiducia: dipende dal peso dei ministri cambiati (con o senza portafoglio) e dall'opportunità politica. Ma l'idea più gettonata è che si possa eventualmente procedere a sostituzioni scaglionate evitando il classico rimpasto. 

 

Non è escluso, invece, che la prossima settimana i leader possano tornare a vedersi. FI ha lanciato un segnale, ma la convinzione nell'alleanza è che ci sarà un chiarimento, a partire dal tema della Rai. Ora i fari sono puntati sul voto di fiducia al Senato sul dl fiscale (nell'iter in commissione c'è stato anche lo stop ieri del Quirinale alla riformulazione sulla riforma del 2 per mille alle forze politiche) e soprattutto sulla legge di bilancio. Oggi, oltre all'incidente sul taglio del canone, lo scontro tra Lega e FI c'è stato anche su un emendamento di Forza Italia presentato dall'azzurro Claudio Lotito sulla sanità calabrese, guidata dal presidente forzista Occhiuto: con l'astensione degli 'ex lumbard' l'emendamento è stato bocciato.

Schlein: "Sono allo sbando"

"La maggioranza è in frantumi e le divisioni sono evidenti. Sono allo sbando", attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. "La premier chiarisca se esiste ancora una maggioranza", dice il leader del M5s Giuseppe Conte. "Con l'episodio di oggi si dimostra anche che le opposizioni unite possono infilarsi nelle crepe di questo governo imbarazzante per dare una reale alternativa al Paese", osserva la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi. "Non cambia nulla nei rapporti in maggioranza, che è solida come il governo", taglia corto il leader di Noi moderati Maurizio Lupi.

 

"Non è accaduto assolutamente nulla di nuovo. La maggioranza c'è e ha la sua libertà di idee", afferma anche il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri. "Nessuna prova di forza, assolutamente", sostiene anche il capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio a Palazzo Madama, Dario Damiani. "No a soluzioni frettolose o tecnicamente inadeguate", sottolinea il portavoce di FI, Raffaele Nevi

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Agi.it

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