“Magari schiatta, così non parla. Io gli stacco tutti i cavi”: la chat dei ragazzi che hanno accoltellato un 22enne a Milano

  • Postato il 19 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Magari quel cog…ne è ancora in coma, domani schiatta e ti danno omicidio. Ma speriamo, almeno non parla. Io gli stacco tutti i cavi”. Sono parole che gelano il sangue quelle intercettate dalla polizia nella sala d’aspetto della Questura di Milano. A pronunciarle non sono boss navigati, ma ragazzi di 17 e 18 anni, figli di famiglie della “Milano bene”, che ridono e scherzano mentre aspettano di essere identificati per aver quasi ucciso un coetaneo per 50 euro. È l’aspetto più inquietante dell’indagine che ha portato all’arresto di cinque giovani (tre minorenni e due appena maggiorenni) accusati del brutale pestaggio di uno studente bocconiano di 22 anni, avvenuto la notte del 12 ottobre in zona Corso Como. Il ragazzo, accoltellato e preso a calci, rischia di rimanere invalido, ma per i suoi aggressori quella violenza era solo materiale per un vanto social.

L’aggressione è nata per futili motivi. Il 22enne, che tornava da una serata, è stato avvicinato dal branco con la scusa di una sigaretta. Poi la richiesta di cambiare soldi e lo scippo di una banconota da 50 euro. Il bocconiano li insegue e il gruppo reagisce. Con violenza. Prima le botte, calci e bugni, poi i fendenti inferti con un coltello a scatto. Il primo superficiale, all’altezza di un gluteo, il secondo gli perfora un polmone e lesiona il midollo spinale. Nel corso delle indagini, gli agenti del Commissariato Garibaldi-Venezia acquisiscono le immagini delle telecamere di sicurezza della zona: la vittima è a terra, inerme, mentre gli aggressori – solo uno si sarebbe limitato ad assistere – si accaniscono su di lui sotto i portici dell’Una Hotel di via Rosales, dove poco dopo una coppia di ragazzi nota a terra la vittima sanguinante e dà l’allarme. Trasportato in ospedale, dove ha rischiato più volte di morire per choc emorragico per aver perso quattro litri di sangue, il 22enne ha subito diversi interventi.

Ma mentre la vittima lottava tra la vita in ospedale per shock emorragico, uno degli aggressori, il 17enne G.M., si vantava pubblicamente su TikTok: sotto un video della consigliera leghista Silvia Sardone, che denunciava sei accoltellamenti in città, il giovane ha scritto con sprezzo: “Il 7 non l’anno scoperto ancora”. Ma è nelle intercettazioni ambientali in commissariato, riportate da Ansa e Corriere della Sera, che emerge il totale scollamento dalla realtà di questi ragazzi. Invece di mostrare pentimento, commentavano sprezzanti la possibilità di essere stati ripresi: “Hanno le telecamere però non so se si vede il video dove lo scanniamo”. “Fra, la prossima volta ci bardiamo”, dice un altro. E ancora: “Io anche voglio vedere il video, voglio vedere se ho picchiato forte“. Uno di loro ha persino proposto di documentare l’arresto sui social: “Facciamo una storia su Instagram?“, “Eh raga, però io voglio mettere la storia”. Tra risate soffocate dalle magliette e mimiche delle coltellate (“Bro, io ho fatto così… Min…a, l’ho scassato”), sentenziano: “Ci incu…no”, con tanto di classifica di chi di loro è messo peggio per le responsabilità: “L’ordine è: C., io…”. E’ una conversazione tanto surreale quanto scioccante: “Magari quel cog…ne è ancora in coma, domani schiatta e ti danno omicidio“. “Ma speriamo bro, almeno non parla. Te non hai capito, io gli stacco tutti i cavi“. Non solo, pianificavano anche una finta strategia difensiva: andare in ospedale a chiedere scusa per “intenerire i giudici”, ammettendo però subito dopo: “Ma a me in realtà non me ne frega“. Il processo? “Eh, vabbé, che ca..o ce ne frega, andiamo nei paesi dove non c’è questa roba”.

I cinque arrestati, accusati di tentato omicidio pluriaggravato e rapina, provengono da famiglie medio-borghesi, senza particolari problemi economici. Nelle loro case, gli investigatori della Questura hanno trovato abiti e coltelli compatibili con l’aggressione. Quando la polizia si è presentata alla porta, un genitore ha urlato incredulo difendendo il figlio. La risposta dell’agente è stata lapidaria: “Se non ci crede, si legga le carte…“. Carte che raccontano una violenza senza senso e senza rimorso: per questo i cinque sono stati arrestati stamani su ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano e dal gip della Procura per i minorenni con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata in concorso e sono stati portati nel carcere minorile Beccaria e a San Vittore.

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Il Fatto Quotidiano

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