Macron non se ne va: via alle consultazioni per trovare un premier
- Postato il 9 settembre 2025
- Di Libero Quotidiano
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Macron non se ne va: via alle consultazioni per trovare un premier
Contro 364 voti, 194 a favore, 25 astenuti. Mancano pochi minuti alle 19 quando la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, ufficializza la caduta di François Bayrou, sfiduciato sulla sua proposta di manovra finanziaria da quasi 44 miliardi di euro di risparmi. È il quarto capo di governo bruciato in meno di due anni dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. E ora? Quali sono gli scenari che si delineano all’orizzonte con l’uscita di scena del leader dei centristi? Il più probabile è la nomina di un primo ministro a stretto giro, come riferito ieri sera dall’Eliseo. In un comunicato, la presidenza della Repubblica ha annunciato che Macron «ha preso atto» della sfiducia del governo Bayrou e con ogni probabilità nominerà il suo successore «nei prossimi giorni».
Secondo le informazioni del Parisien, l’idea è quella di agire rapidamente, o comunque prima del 18 settembre, data in cui i principali sindacati hanno organizzato proteste e manifestazioni in tutto il Paese contro le misure d’austerità. La volontà del capo dello Stato francese è quella di inviare un primo ministro a trattare con le organizzazioni sindacali per evitare di trovarsi in prima linea di fronte alla loro rabbia: un primo ministro parafulmine, argine alla collera sociale che rischia di esondare. Alcuni osservatori fanno notare che Macron non è famoso per scegliere rapidamente i suoi primi ministri, rievocando i due mesi di trattative che hanno preceduto la nomina di Michel Barnier nel settembre 2024. «Ma questa volta è diverso. Ha già avuto quindici giorni per prepararsi», ha ironizzato un consigliere, riferendosi all’annuncio a sorpresa di Bayrou di sottoporsi a un voto di fiducia lo scorso 25 agosto. Ma qual è il profilo ricercato da Macron per provare a galleggiare fino alla fine del secondo quinquennio senza correre il rischio di una nuova sfiducia? Una personalità del suo schieramento, che incarni l’ala progressista e sia capace di creare un ponte tra il blocco centrale e le sinistre responsabili, ossia tutte tranne la France insoumise, il partito della gauche radicale. Tra i nomi più citati per provare a allestire un governo di larghe intese, figurano quelli di Sébastien Lecornu, attuale ministro delle Forze armate, Éric Lombard, titolare dell’Economia, Catherine Vautrin, ministra della Salute, ma anche quello dell’ex primo ministro Bernard Cazeneuve.
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Lecornu, cresciuto nel gollismo, è diventato un fedelissimo di Macron e secondo Politico Europe, di recente, «avrebbe fatto diverse chiamate a sinistra» per testare l’appeal del suo nome tra i socialisti e gli ecologisti, le due famiglie con cui il presidente francese cerca una sponda per allargare il più possibile la maggioranza. Lombard, banchiere di formazione, ha il vantaggio di essere un tecnico, di conoscere bene lo stato delle finanze francesi e di essere un ex socialista. Vautrin, come Lecornu, ha chiamato alcuni deputati di sinistra per capire se in caso di promozione a Matignon avrà il loro supporto, mentre Cazeneuve è il socialista pragmatico che non dispiace a centristi e gollisti. La Dépêche du Midi ha evocato anche il nome dell’attuale presidente della Corte dei conti e ex commissario europeo Pierre Moscovici, ma a Bercy stanno facendo gli scongiuri: se lo ricordano come uno dei peggiori ministri delle Finanze della Quinta Repubblica. Socialisti e ecologisti invocano un primo ministro proveniente dal Nuovo fronte popolare, l’alleanza delle sinistre, ma Macron non sembra intenzionato ad accontentarli. L’ipotesi di un nuovo scioglimento e di un ritorno alle urne, scenario auspicato dalla leader del sovranismo francese, Marine Le Pen, sembra essere escluso definitivamente dall’Eliseo. Forse anche per paura dei sondaggi che danno il Rassemblement national al 33% in caso di elezioni legislative anticipate, più del doppio del blocco centrale macronista, arenato al 15%.
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