Macron e Lecornu, l’ultima scommessa dalla torre d’avorio nella Francia in fin de regne
- Postato il 10 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Emmanuel Macron scherza davvero col fuoco ed è difficile dire se lo fa coscientemente o no. Sconfitto alle elezioni anticipate dell’anno scorso, continua a non capire che il suo dominio sulla politica interna della Francia è finito.
Il voto del giugno-luglio 2024 ha fatto scoccare l’ora della sua inevitabile ‘fin de règne’, ma lui non vuole rassegnarsi, non vuole limitare la sua influenza ai due campi in cui nessuno contesta i suoi poteri, la difesa e la politica estera.
Questa incapacità a capire gli umori del paese si è tradotta nella nomina a primo ministro di Sébastien Lecornu, fedelissimo fra i fedeli. Un uomo irreprensibile, certo, ma chiamato a costruire un villaggio Potëmkin, una di quelle costruzioni di cartapesta costruite per impressionare la zarina Caterina II.
Tassare i ricchi

Macron rifiuta l’idea di un governo che rimetta in discussione i suoi principî. E si sbaglia, come molti suoi predecessori. La politica dell’offerta, rivolta a stimolare le aziende, e la diminuzione del peso fiscale hanno dato buoni risultati. Ma la crisi del Covid, prima, la guerra in Ucraina con l’arrivo dell’inflazione, poi, e oggi la guerra commerciale scatenata da Trump hanno cambiato tutto: la divaricazione fra patrimoni e redditi dei più ricchi e quelli della classe media è diventato abissale.
Tassare i ricchi non basterà certo a riportare deficit e debito pubblico entro limiti più ragionevoli, ma una manovra che colpisca i redditi più alti potrebbe servire a ridare coesione a una società francese fremmentata, descritta da alcuni analisti come un arcipelago mosso da spinte contraddittorie e ingovernabili. Il capo dello Stato sembra sordo a questi discorsi, come se fosse un vecchio monarca repubblicano.
Eppure, a nemmeno 48 anni, sarebbe logico immaginarlo più reattivo. Lui, forse, risponderebbe ricordando che Lecornu è stato l’architetto della lunga serie di dibattiti in giro per la Francia che mise fine, nel 2019, alla crisi dei ‘gilets jaunes’. Ma non basta: adesso arriva un movimento diverso, ‘Blocchiamo tutto’, fagocitato dalla sinistra radicale e il cui impatto è ancora difficile da valutare.
Macron nella torre d’avorio
Ma restando chiuso nella sua torre d’avorio, Macron dà al paese l’idea di aver perso il senso della realtà sociale e politica. La Francia non è nel caos, come si potrebbe pensare da certi titoli di giornale. Ma è certamente infelice e non da oggi.
Alle elezioni del 2024, ci furono due vincitori: il Rassemblement national, primo partito con una maggioranza relativa; la sinistra unita, prima coalizione molto eteroclita (socialisti verdi, comunisti, populisti di sinistra).
I centristi e la destra democratica sono arrivati ultimi, ma il presidente ha continuato a far finta che avessero vinto. O che attorno a loro potesse crearsi una nuova maggioranza. I fatti lo hanno smentito, insistere su questa strada può essere anche pericoloso.
Lecornu può essere un negoziatore talmente abile da evitare una nuova crisi sul voto della Finanziaria ? Il dubbio è lecito, Macron ha invitato il nuovo primo ministro a discutere con tutti i partiti prima di presentare la lista dei ministri. Basteranno pochi giorni per vedere se questa nuova scommessa sarà più felice delle due precedenti.
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