Macerata, accusa di stupro e sentenza-choc: "Si è appartata in auto, quindi..."
- Postato il 21 ottobre 2025
- Italia
- Di Libero Quotidiano
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Macerata, accusa di stupro e sentenza-choc: "Si è appartata in auto, quindi..."
La sentenza è di quelle da far saltare in piedi dalla poltrona, basta leggere poche righe: “Aveva già avuto rapporti, dunque era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”. Lo scrivono nero su bianco i giudici del Tribunale di Macerata per assolvere un 31enne (all'epoca dei fatti 25enne) dall'accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 17 anni. Lei, straniera, si trovava a Macerata nell'estate del 2019 per motivi di studio. Secondo ciò che scrivono i giudici, “aveva accettato la proposta dell'amica di un'uscita in quattro, in compagnia di due ragazzi italiani pressoché sconosciuti e di appartarsi in tarda serata in automobile in un luogo isolato e scarsamente illuminato”. Lì l'amica e l'altro ragazzo erano scesi dalla macchina, mentre lei “era rimasta in compagnia dell'imputato, accettando di accomodarsi sul sedile posteriore e qui di scambiarsi effusioni amorose con lui, senza manifestare sino a quel momento alcuna contrarietà, nonostante fosse evidente a chiunque che fossero giunti in quel posto proprio a tale scopo”. La 17enne, però, aveva denunciato – come si legge su Il Messaggero - di essere stata violentata, dopo essersi opposta alla volontà dell'imputato di avere un rapporto.
Nella denuncia fatta grazie alla sua insegnante venuta a conoscenza poi del fatto, la ragazza racconta che lui si era messo sopra di lei, bloccandole con una mano la spalla e ne aveva abusato. Da qui le “lesioni echimotiche giudicate guaribili in otto giorni” riportate nel capo di imputazione. La ragazza si era poi incamminata a piedi verso il suo alloggio e aveva contattato una sua amica, dicendole: “Io ho detto no, ma è stato troppo forte rispetto a me, più forte di me”. Secondo l’accusa i segni sulla spalla potevano essere quelli lasciati dalla mano dell'imputato per bloccarla, ma secondo la difesa si trattava soltanto di “lesioni provocate da un meccanismo di suzione”. Ed era stata quest'ultima consulenza ad essere ritenuta la più corretta dal collegio che dice che la 17enne “non aveva in alcun modo opposto resistenza, né invocato aiuto. Non aveva cercato di sottrarsi ad esempio aprendo la portiera posteriore, pur potendolo fare tranquillamente”. Non solo, “il suo ripensamento non è stato recepito dall'imputato se non, forse, al termine del breve rapporto, quando la ragazza aveva deciso di fare ritorno al residence da sola a piedi”.
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Sempre per il pm “materiale istruttorio raccolto impone che l'imputato venga condannato. La parte offesa ha sempre ribadito che non voleva avere in nessun modo un rapporto con l'imputato, aveva provato a respingerlo anche dandogli un pugno ma non si poteva muovere. Inoltre le dichiarazioni dell'allora minore trovano puntuale riscontro in quelle rese dalle amiche e dall'insegnante, che hanno avuto un contatto diretto con lei subito dopo il fatto”. Il fatto che la ragazza non abbia urlato è, sempre secondo il pm “compatibile con la veloce immobilizzazione e il rapporto altrettanto veloce subito in stato di forte paura e di impotenza fisica”.
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