L’uscita di Merkel contro la linea dura del governo della sua Cdu sui migranti: “Non si respinge chi chiede asilo”
- Postato il 1 luglio 2025
- Zonaeuro
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
“Se qualcuno chiede ‘asilo’ alla frontiera tedesca, prima deve ottenere l’apertura di una procedura, magari anche direttamente alla frontiera, ma una procedura“. A parlare così, in Germania, è l’ex cancelliera Angela Merkel, per 16 anni a capo del governo, che ha rappresentato una guida stabile per il suo Paese (tanto che tra i suoi elettori a un certo punto girò il soprannome di Mutti, mamma) ma anche per il resto d’Europa. Assume più peso specifico quella frase se letta, come effettivamente suona, in contrasto con la linea dell’attuale cancelliere tedesco Friedrich Merz, che appartiene allo stesso partito – Cdu, cristianodemocratici – sebbene sia stato a lungo suo “rivale” interno. Merkel ha parlato, significativamente, da un ristorante siriano a Berlino, dove ha incontrato alcuni di quanti hanno beneficiato del suo storico Wir schaffen das (Possiamo farcela) ed a dieci anni di distanza ha preso apertamente posizione contro l’attuale chiusura delle frontiere disposta dal governo. All’incontro hanno partecipato cinque ex rifugiati di Siria, Afghanistan ed Iran organizzato dalla Wdr, la tv pubblica dell’ovest del Paese.
I cinque immigrati hanno fatto resoconti aperti delle sfide, dei successi e del lato oscuro dell’integrazione, parlando di rifugi sovraffollati, traumi di guerra, ingresso nel mondo del lavoro e della formazione. L’ex cancelliera ha ascoltato, ponendo a sua volta domande, rimarcando come “spesso parliamo delle persone che sono arrivate da noi, ma non con le persone che sono venute da noi”. Dettasi d’accordo nel limitare l’immigrazione irregolare ha sottolineato tuttavia che “dobbiamo pensare tutta la questione in termini europei”. Seppure ha ammesso che anche a riguardo dell’Afghanistan quando non è concesso l’asilo lo Stato deve essere in grado di “trovare una soluzione e, se possibile, rimpatriare la persona nel suo Paese d’origine” ha però messo in guardia dal lasciarsi influenzare dall’AfD in materia di politica migratoria. Ha affermato: “Non posso sempre limitarmi a parlare dell’AfD e adottare il suo programma. Devo anche dare vita al programma di tutti coloro che dicono: sì, dobbiamo ridurre il numero di immigrati clandestini, ma, ciò nonostante, dobbiamo anche mantenerci fedeli ai nostri valori“.
Il tema immigrazione resta vivo nel dibattito pubblico tedesco anche per effetto della cronaca. Il Tribunale Amministrativo di Berlino in una prima decisione in materia in via d’urgenza ha stabilito che il respingimento il 9 maggio da Francoforte sull’Oder alla prima stazione ferroviaria oltre confine di tre somali provenienti dalla Polonia sia stato illegittimo. Alla presentazione della richiesta di asilo doveva essere verificato in Germania prima quale Paese fosse responsabile secondo la direttiva di Dublino. Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt (quota Csu, gli alleati bavaresi della Cdu) considera tuttavia il precedente come legato solo al caso specifico e non intende modificare la prassi dell’esecutivo. La questione è talmente accesa che nel frattempo la rappresentanza regionale di Berlino dell’Associazione dei giudici tedeschi e l’Associazione dei giudici amministrativi di Berlino, in una dichiarazione congiunta, hanno denunciato che i colleghi hanno subito diffamazioni e minacce, muovendo anche il senatore della Giustizia di Berlino Felor Badenberg (Cdu) a schierarsi a loro difesa.
Dal Governo non ci sono però ripensamenti: Thorsten Frei (Cdu), capo della cancelleria (una funzione simile al sottosegretario di palazzo Chigi in Italia) ha ribadito nel programma tv Morgenmagazin che “se qualcuno ha già ricevuto asilo da qualche parte in Europa, se qualcuno è arrivato da noi passando per Paesi sicuri in Europa, allora ovviamente non abbiamo a che fare con qualcuno in fuga, ma piuttosto con persone che provengono da Paesi sicuri“. Frei ha al contempo difeso la dichiarazione di Merkel sulla crisi dei rifugiati del 2015 (“Possiamo farcela”), ma l’ha contestualizzata. “Quando un capo di governo dice ‘Possiamo fare qualcosa’, è l’atteggiamento giusto. Perché questo è ciò che ci si può aspettare da un Governo: che non nasconda la testa sotto la sabbia, ma affronti le sfide”, ha spiegato. Allo stesso tempo, ha però sottolineato che è necessario fare di più per limitare la migrazione. Andreas Korbmacher, presidente del Tribunale Amministrativo Federale, nel fine settimana ha espresso tuttavia dubbi all’Handelsblatt che il Governo possa mantenere una linea così rigida qualora dovessero essere emesse ulteriori sentenze a favore dei richiedenti asilo.
Venerdì il Bundestag ha peraltro votato anche la sospensione per due anni del ricongiungimento familiare per le persone con il cosiddetto status di protezione sussidiaria. Si tratta di rifugiati di guerra, spesso siriani, che in Patria rischierebbero torture o la pena di morte, in molti casi entrati in Germania proprio nel 2015, nel totale circa 380mila persone. In effetti i ricongiungimenti familiari erano già stati limitati al massimo a mille al mese, ma nel prossimo biennio potrà essere ammesso solo in casi specifici di forte disagio.
L’organizzazione per la protezione dei rifugiati Pro Asyl ritiene che il provvedimento, soprattutto per la prevista retroattività, sia discutibile. “Stiamo facendo esaminare la legge dal punto di vista giuridico e sosterremmo le azioni legali contro di essa”, ha annunciato il direttore generale Karl Kopp al Redaktionnetzwerk Deutschland. La legge suscettibile di rendere più difficile un’efficace integrazione per il deputato dei Verdi Marcel Emmerich è “spietata” e la parlamentare della Linke Clara Bünger l’ha definita una “crudele politica simbolica a danno dei più deboli”. La categoria della protezione sussidiaria permette in effetti di scavalcare la Convenzione di Ginevra che prevede espressamente per quanti ottengano asilo o siano riconosciuti come rifugiati il diritto al ricongiungimento familiare.
La Cancelliera Angela Merkel si era già distanziata pubblicamente a gennaio dal rigore sui rifugiati abbracciato da Friedrich Merz, allorché egli aveva accettato coscientemente di avere una maggioranza per i respingimenti alle frontiere anche con 75 voti della AfD.
L'articolo L’uscita di Merkel contro la linea dura del governo della sua Cdu sui migranti: “Non si respinge chi chiede asilo” proviene da Il Fatto Quotidiano.