Lupara bianca nella Sibaritide, la Dda chiede due ergastoli

  • Postato il 30 ottobre 2025
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Lupara bianca nella Sibaritide, la Dda chiede due ergastoli

Chiesti due ergastoli nel processo su un caso di lupara bianca nella Sibaritide, il delitto ordinato dal “locale” di ‘ndrangheta di Cirò


CIRÒ MARINA – Ergastolo. Questa la richiesta del pm Antimafia Elio Romano nei confronti di Giuseppe Nicastri e di Rocco Azzaro, ritenuti esponenti di vertice rispettivamente del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò e della cosca di Corigliano Rossano. I due sono accusati dell’omicidio di Salvatore Di Cicco, detto “Sparami in petto”, di Sibari, svanito nel nulla nel settembre 2001 a Crucoli. Uno di quei delitti che sembrava destinato a rimanere uno dei tanti casi irrisolti di lupara bianca.

LE ACCUSE

Nel troncone processuale svoltosi col rito abbreviato è stato condannato a 30 anni di reclusione Giuseppe Spagnolo, detto “Peppe ‘u banditu”, uno dei plenipotenziari della cosca cirotana. Mentre i collaboratori di giustizia – rei confessi – Ciro Nigro e Nicola Acri, entrambi rossanesi, hanno avuto 7 anni ciascuno. Di Cicco, uomo della ‘ndrina cassanese degli Abbruzzese, sarebbe stato ucciso con due colpi di pistola calibro 38 che lo raggiunsero al petto.

Secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, a tenerlo fermo da dietro in un’auto sarebbe stato Nicastri, a sparargli sarebbe stato Spagnolo. I cirotani si sarebbero occupati anche dell’occultamento del cadavere. Nigro, infatti, racconta di avere sentito un escavatore in azione mentre lasciava il luogo del delitto.

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IL MOVENTE

L’ordine di uccidere Di Cicco sarebbe partito da Spagnolo, Azzaro e Acri. Questi, in particolare, al procuratore Domenico Guarascio, allora in servizio alla Dda di Catanzaro, ha riferito che la decisione era maturata in seguito al timore che la vittima predestinata potesse collaborare con la giustizia. Da qui la sparizione nel nulla. La cancellazione dalla memoria collettiva. Sorte che spetta agli “infami”, nel codice ‘ndranghetistico.
Alla prossima udienza la parola andrà alla difesa, rappresentata dagli avvocati Mario Bombardiere ed Enzo Belvedere.

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