L'uomo che ha umiliato Putin al posto di Zelensky: ecco chi vuole Trump in Ucraina
- Postato il 21 febbraio 2025
- Di Libero Quotidiano
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L'uomo che ha umiliato Putin al posto di Zelensky: ecco chi vuole Trump in Ucraina
Dopo averlo rimosso dall'incarico di capo delle forze armate ucraine Zelensky lo aveva spedito a Londra a fare l'ambasciatore perché stesse abbastanza lontano da Kiev e dalla politica, ma Valerij Fedorovyc Zaluzhny, l'eroe della guerra contro la Russia, potrebbe rientrare dalla porta principale, scalzando l'attuale presidente dopo regolari elezioni. Ne è convinto l'Economist secondo il quale è lui il nome su cui punterebbe l'amministrazione Trump, forte di un sondaggio che lo darebbe certo vincitore con il 62% in caso di uno scontro diretto con Zelensky in un eventuale ballottaggio. Quarantanove anni, corporatura possente da generale sovietico, “il nostro Valera”, come amano chiamarlo gli amici e i vecchi compagni di classe, è stato nominato comandante in capo dell'esercito ucraino nel luglio 2021. Una nomina fermamente voluta da Zelensky che ha comportato la scalata di diversi gradini nella scala gerarchica.
Per il presidente era la persona giusta nel posto giusto, ambizioso, moderno, con una certa esperienza sul campo, visto che aveva già combattuto al fronte contro i separatisti, ma anche un uomo senza pretese, a cui piaceva scherzare e non si dava delle arie. Trattava, dicono, subordinati e superiori tutti allo stesso modo, amichevolmente, secondo un'idea della gerarchia militare che ha davvero ben poco di sovietico. Nessuno però avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di qualche mese Zaluzhnyi si sarebbe trovato a capo di un'armata che doveva difendere il Paese dall'attacco del secondo esercito più forte del mondo. Tranne lui naturalmente. Nel libro di Lyudmyla Dolhanovska titolato The Iron General. Lessons of humanity, si racconta che nell'autunno del 2021 il generale aveva ordinato lo stop della rotazione delle truppe nel Donbass per evitare che il fronte rimanesse sguarnito nemmeno per un giorno.
Le sue scelte, documentate dalla storia e da testimonianze dirette, furono decisive per respingere i soldati di Putin ed evitare la caduta di Kiev. Ci fu un momento in cui i vertici ucraini erano intenzionati a far saltare i ponti vicino a Kiev sul fiume Dnipro per impedire ai russi di attraversare la riva sinistra orientale e arrivare a quella destra occidentale, dove, tra gli altri obiettivi strategici, si trovava il quartiere governativo. Quando hanno telefonato a Zaluzhnyi per chiedere un suo parere in proposito lui si oppose in quanto «sarebbe un tradimento sia per i civili che per i militari rimasti sulla sponda orientale». Fu una scelta azzeccata perché agevolò la controffensiva di fine estate e inizio autunno, quella che permise alle truppe ucraine di liberare vaste zone a est e a sud. La Dolhanovska racconta come anche nei momenti più delicati Zaluzhnyi non tenesse mai riunioni, comunicava direttamente per prendere decisioni in fretta e ciò che più odiava era quando i subordinati cercavano di spostare parte della responsabilità sul leader. «Non voglio farlo con il presidente», disse, «sono il comandante in capo delle forze armate. Sto gestendo un'operazione e lo aggiorno solo sui progressi».
Probabilmente è stato anche questo atteggiamento a farlo andare in rotta di collisione con Zelensky che decise di rimuoverlo dal suo incarico l'8 febbraio 2024 e di sostituirlo con il generale Oleksandr Syrsky. Si sono fatte diverse ipotesi su questa inaspettata decisione: i due avevano avuto dissapori sulla strategia di guerra, sulla difesa di Bachmut e sulla mobilitazione di massa, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il fallimento della controffensiva del 2023 che avrebbe dovuto cacciare i russi dalle zone occupate. Si dice anche che Zelesnky e il suo entourage mal sopportassero la crescente popolarità del generale che nel frattempo era diventato una specie di eroe nazionale. Un sondaggio attestò che il 72% degli ucraini non era affatto d'accordo con la sua rimozione. Da buon soldato Zaluzhnyi l'accettò senza fiatare, così come fu agevolmente convinto ad andarsene a Londra per servire l'Ucraina come ambasciatore. Quando gli hanno chiesto della sua potenziale partecipazione alle future elezioni presidenziali in Ucraina Zaluzhnyi ha diligentemente liquidato la domanda come «inappropriata», ma ha lasciato la porta socchiusa: «In quanto titolare di una carica governativa sarò in grado di rispondere a tali domande quando si presenteranno le condizioni appropriate».
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