Lukashenko verso l'ennesima riconferma in Bielorussia
- Postato il 21 gennaio 2025
- Di Agi.it
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Lukashenko verso l'ennesima riconferma in Bielorussia
AGI - Domenica, 26 gennaio, i bielorussi vanno alle urne per le presidenziali destinate a consegnare all'uomo forte di Minsk, Aleksandr Lukashenko, il suo settimo mandato consecutivo. Le precedenti elezioni, nell'agosto 2020 - segnate dall'esclusione dei candidati di opposizione e da accuse di brogli massicci - si conclusero con le più grandi proteste della storia moderna del Paese, ma anche con la più feroce repressione, che va ancora avanti. Nel corso di quattro anni e mezzo, decine di migliaia di bielorussi sono stati detenuti, interrogati, picchiati, multati, condannati, privati del lavoro e altre centinaia di migliaia hanno lasciato il Paese. Stretto alleato politico e militare del leader russo Vladimir Putin, Lukashenko - che governa il Paese dal 1994 - avrà quattro rivali ritenuti solo di facciata: il fatto stesso che abbiano potuto partecipare alle elezioni dimostra che le autorità non li considerano pericolosi.
I deboli avversari
La figura considerata più "di opposizione" è Anna Kanopatskaya, ex deputata che nel 2020 partecipò alle presidenziali, ottenendo ufficialmente il terzo posto e l'1,68% dei voti. Kanopatskaya promette di rilasciare i prigionieri politici, senza però chiamarli con questo nome e senza criticare chiaramente Lukashenko. Il primo segretario del Partito comunista bielorusso Serghei Syrankov, invece, ha detto di candidarsi "non al posto, ma insieme al presidente": ha proposto di aprire procedimenti penali contro membri della comunità Lgbtq+ e di restaurare i monumenti a Stalin. Altro aspirante capo di Stato è il leader del Partito liberal-democratico Oleg Gaidukevich; viene definito "rivale ereditario" di Lukashenko, perché suo padre partecipo' tre volte a campagne elettorali; ritiene che "dovrebbero esserci solo patrioti" alle elezioni, in modo che "i nemici guardino i candidati presidenziali e capiscano: non possiamo prendere nulla da questo Paese". Infine, il capo del Partito repubblicano del lavoro e della giustizia, Aleksandr Khizhnyak, il più "invisibile" dei candidati, come lo definisce il sito indipendente russo Meduza. Non parla quasi in pubblico e il suo partito ha meno di 200 iscritti su Telegram e non è presente su altri social network.
L'opposizione si rifiuta di parlare di elezioni e ha chiesto ai bielorussi di esprimere il voto contro tutti o di boicottare i seggi. Non c'è motivo per ritenere che Lukashenko non venga rieletto, l'unica incognita è quale sarà la percentuale dei suoi voti: in tutte le precedenti elezioni, il suo risultato si è aggirato intorno all'80%. Il dato è lo stesso dalle presidenziali del 1994 che si ritiene siano state le ultime elezioni libere nella storia moderna della Bielorussia.
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