L’Ue rivede al ribasso le stime sul pil: nel 2025 Italia quartultima per crescita. La Francia rallenta, la Germania quest’anno di nuovo in recessione

  • Postato il 15 novembre 2024
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Giorgia Meloni dovrà trovare altri successi da rivendicare. Continuare a sostenere che l’Italia “cresce più degli altri” diventa difficile dopo le previsioni d’autunno della Commissione europea, che certifica ciò che Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio avevano già fatto presente in audizione sul Piano strutturale di bilancio. Il pil dell’Italia salirà meno di quanto previsto dal governo e meno di quanto stimato fino alla primavera. Bruxelles ha limato a +0,7% il progresso atteso nel 2024 (a maggio la previsione era per un +0,9%) e a +1% quello del 2025 (+1,1% nelle stime di maggio) mentre nel 2026 si arriverebbe a +1,2%.

Nel complesso la Penisola crescerà meno della media dell’Eurozona, che come ha spiegato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni dovrebbe registrare un +0,8% quest’anno, +1,3% nel 2025 e +1,6% nel 2026. E meno dell’intera Ue, per cui si prevedono rispettivamente un +0,9 e +1,5% nel 2024 e 2025 seguiti da +1,6% nel 2026. L’anno prossimo scenderà addirittura al quartultimo posto nella Ue, con Francia (+0,8%) e Germania (+0,7%) fanalini di coda. Parigi dunque rallenta rispetto al +1,1% del 2024 mentre Berlino dovrebbe iniziare un percorso di risalita dopo il secondo anno di recessione (-0,1% la variazione del pil attesa quest’anno). La Spagna, dopo un rotondo +3% quest’anno, il prossimo rallenterà a +2,3%.

Ma a cosa è dovuto il rallentamento? La revoca dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni pesa sull’attività edilizia, anche se gli investimenti infrastrutturali riprendono, supportati dal Recovery plan. Grazie a “dinamiche positive dei salari reali” si prevede che la crescita annuale dei consumi delle famiglie compenserà la frenata del riporto negativo dal 2023. Si prevede che le esportazioni nette forniranno un contributo positivo alla crescita del PIL, sebbene principalmente a causa di una profonda contrazione delle importazioni di beni. E’ quanto si legge nelle previsioni economiche d’autunno pubblicate oggi dall’Esecutivo Ue. Nel 2025, si prevede che l’attuazione del Pnrr in Italia accelererà, compensando in gran parte la posizione fiscale restrittiva nazionale – scrive l’Esecitivo Ue -. Si prevede che la crescita dei consumi privati acquisirà slancio, mentre gli investimenti complessivi sono destinati a diminuire, spinti dal calo delle costruzioni per le ristrutturazioni degli alloggi. Nel 2026, si prevede che la spesa correlata all’RRF e le condizioni di finanziamento più facili stimoleranno gli investimenti, insieme alla continua espansione dei consumi. Nel complesso, si prevede che la crescita del PIL salirà all’1,0% nel 2025 e all’1,2% nel 2026.

L’effetto del Superbonus continuerà a pesare nei prossimi anni sul debito pubblico, che dovrebbe salire oltre il 139% del Pil nel 2026. La Dg Ecfin vede il debito/pil al 136,6% quest’anno, al 138,2% l’anno prossimo e al 139,3% nel 2026, nonostante saldi primari “positivi e in aumento”. L’aumento previsto è provocato da aggiustamenti nei flussi legati all’impatto ritardato sull’indebitamento di cassa dei crediti d’imposta per ristrutturazioni immobiliari, che influiscono sui disavanzi degli anni precedenti. Questo è “dovuto al protrarsi dell’impatto del Superbonus”, ha sottolineato Gentiloni. “Quindi credo sia abbastanza assodato che nell’insieme questa misura che pure aveva delle ragioni comprensibili è uscita un po’ fuori dal controllo e ha avuto un impatto più negativo che positivo“. La situazione comunque è meno negativa rispetto al quadro che emergeva nelle previsioni di primavera, sei mesi fa: per il 2024, il debito/Pil era visto al 138,6% e per il 2025 al 141,7%. Il debito pubblico resta comunque alto: anche se le due economie non hanno dimensioni paragonabili, la Grecia nel 2026 dovrebbe avere un debito/Pil del 142,7%, 3,4 punti percentuali al di sopra di quello italiano (quest’anno il divario è di 16,5 punti).

Il deficit in rapporto al Pil è previsto in traiettoria discendente, dal 3,8% di quest’anno al 3,4% nel 2025 fino al 2,9% nel 2026, un quadro significativamente migliore di quello pronosticato nel maggio scorso a politiche invariate (4,4% nel 2024 e 4,7% nel 2025).

“L’economia dell’Ue ha ripreso una crescita moderata in un contesto sempre più difficile“, ha detto Gentiloni. “L’inflazione dei servizi è destinata a guidare il processo di disinflazione. L’inflazione complessiva nell’UE ha continuato a diminuire negli ultimi trimestri, nonostante un aumento a ottobre. Si prevede che raggiungerà una media del 2,6% nel 2024 e che si attenuerà gradualmente fino a raggiungere il 2,0% nel 2026. In terzo luogo, il mercato del lavoro dell’UE ha retto bene nella prima metà del 2024 e si prevede che rimarrà forte, nonostante un certo raffreddamento dovuto alla decelerazione del ritmo di crescita dell’occupazione”, spiega.

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