L'ottimismo di Schillaci e Meloni sul decreto liste d'attesa, ma per alcuni esami si aspetta più di un anno

  • Postato il 25 luglio 2024
  • Di Il Foglio
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L'ottimismo di Schillaci e Meloni sul decreto liste d'attesa, ma per alcuni esami si aspetta più di un anno

"Non c'è mai stata finora una così capillare determinazione e regolamentazione di tutto quello che si può fare per abbattere le liste di attesa. Questo finirà sicuramente perché con la piattaforma nazionale realizzata da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), presto attiva, sapremo luogo per luogo, zona per zona, prestazione per prestazione, qual è la situazione". Con queste parole il ministro della Salute Orazio Schillaci ha commentato parlando con Il Messaggero l’approvazione definitiva, ieri alla Camera, del decreto liste d’attesa, che nell'auspicio del governo dovrebbe accorciare i ritardi cospicui che caratterizzano l'accesso alla sanità pubblica. Un fenomeno sanitario e sociale analizzato oggi dal Sole 24 Ore che dipende dalle difficoltà di Asl e regioni nel rispettare i tempi massimi previsti dalle diverse classi di priorità per le prestazione da erogate.

L'indagine del quotidiano - elaborata sulla base dei monitoraggi di Cittadinanzattiva e dall'Osservatorio Welfare & Salute per il Sole 24 Ore - inquadra il fenomeno con numeri aggiornati: nell'azienda universitaria Friuli Centrale si attendono in media 498 giorni per l’ecografia all'addome e 394 giorni per la visita ginecologica mentre sono 427 i giorni per una visita cardiologica nell’Asl 3 Ligure. Le difficoltà si estendono da nord a sud. Tra le situazioni più critiche c'è la Valle d'Aosta: qui non si riesce mai a rispettare il termine dei 10 giorni per visite cardiologiche, tac torace ed ecografia all'addome e solo nel 10% delle prenotazioni relative alla visita oculistica. Ma tra le performance peggiori c'è anche l’Asl Napoli 1 che rispetta i tempi per le visite oculistiche differibili (entro 30 giorni) solo nel 13,6% dei casi.

I problemi riguardano anche la gestione delle prenotazioni: solo 13 regioni hanno infatti attivato Cup unici con un solo numero di telefono, che i cittadini possono chiamare per prenotare una vista. Meno, invece, le regioni che hanno unificato in una sola piattaforma le agende sia degli ospedali pubblici che di quelli privati convenzionati.

Il risultato è un ricorso sempre più frequente alla sanità privata: se il 60,6 per cento delle prestazioni resta nel pubblico o nel privato accreditato, sfiorano il 35 per cento gli utenti che si rivolgono alla sanità a pagamento tra privato puro e intramoenia. Il dato arriva al 40,7 per cento al sud e isole dal 26,5 per cento del nord-est. Ma per molti affrontare la sanità a pagamento è proibitivo: così il 42% delle persone con redditi fino a 15mila euro rinvia o rinuncia alle cure.

Oltre alla piattaforma Agenas di cui sopra, il decreto approvato ieri alla Camera punterà ad attivare dei Cup unici, o integrati, per unificare le agende dell’offerta di cura degli ospedali privati accreditati. È inoltre previsto un meccanismo “salta code”: nel caso in cui l’ospedale fosse impossibilitato a erogare la prestazione secondo tempi congrui, la Asl dovrà farsi carico di coprire le spese della stessa prestazione nel privato e il cittadino pagherà solo il ticket oppure in intramoenia. Le visite diagnostiche e specialistiche saranno possibili anche di sabato e domenica, con l'estensione della fascia oraria per l'erogazione di queste prestazioni.

Il provvedimento ha ricevuto molte critiche dalle opposizioni e restano molti dubbi sulla sua efficacia. "C'è bisogno della collaborazione di tutti, del governo, delle regioni, degli operatori sanitari, dei direttori generali. E anche dei cittadini – ha detto ancora Schillaci – chiamati a una maggiore responsabilizzazione perché non di rado i pazienti prenotano una prestazione sanitaria e poi, se non ne hanno più bisogno, si dimenticano di disdirla". Il ministro ha poi annunciato che nei prossimi giorni incontrerà il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti per affrontare il tema dell'incremento dei finanziamenti per la sanità. "Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma siamo convinti che la direzione intrapresa per costruire una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini sia quella giusta", ha commentato la premier Giorgia Meloni. 

 

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Il Foglio

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