Lotteria degli scontrini istantanea ancora al palo. Dopo che 1,6 milioni di esercenti un anno fa hanno adeguato i registratori di cassa

  • Postato il 18 novembre 2024
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La lotteria degli scontrini con estrazioni istantanee resta nel limbo. Nonostante circa 1,6 milioni di esercenti siano stati obbligati ormai un anno fa ad adeguare i registratori di cassa alle nuove procedure necessarie per consentire ai consumatori di ricevere seduta stante l’eventuale vincita. Ai problemi burocratici emersi la scorsa estate ora si somma un ostacolo politico. Il governo Meloni ha confermato la lotteria lanciata dal Conte 2 per promuovere i pagamenti digitali e non ha eliminato l’obiettivo di arrivare a quella istantanea, annunciato nell’estate 2022, ma pare intenzionato a lasciarla nel dimenticatoio.

Alla leader di FdI la misura che consente ai consumatori di vincere fino a 5 milioni di euro grazie ai biglietti virtuali accumulati ogni volta che si paga con moneta elettronica non è mai piaciuta. Nel 2020, dall’opposizione, aveva sostenuto che registrarsi sul sito gestito dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli equivaleva a “far sapere a Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto quali sono le tue abitudini, cosa ti piace, cosa compri e da chi e a che ora”. Falso, visto che il Garante Privacy aveva imposto di rendere le informazioni raccolte non riconducibili al singolo individuo e consentito al consumatore di non fornire all’esercente il codice fiscale da cui sono ricavabili informazioni su sesso, data e luogo di nascita.

Arrivata al governo, Meloni non ha comunque abolito la riffa. Forse perché nel 2021 la Relazione per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione derivante da omessa fatturazione” del dipartimento Finanze del Tesoro l’aveva promossa in chiave anti nero. Quel documento suggeriva però di rilanciarla e invogliare i consumatori a partecipare introducendo anche i premi istantanei. Così a fin 2022 è arrivata la decisione di concedere un credito di imposta pari al 100% della spesa sostenuta (fino a un massimo 50 euro) per adeguare i registratori di cassa telematici, mettendoli in condizione di stampare direttamente sullo scontrino un codice QR da scansionare attraverso l’app Gioco Legale per scoprire se si ha vinto.

L’intervento, in base a un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, andava fatto entro l’inizio di ottobre 2023. Il 12 dello stesso mese l’Agenzia ha scritto alle società che producono e aggiornano gli apparecchi: “Qualche commerciante ha segnalato che durante l’ultima verifica non gli è stato installato l’aggiornamento del programma con la funzionalità della lotteria istantanea”, era il succo della lettera firmata dal vicedirettore con funzioni di capo della Divisione Servizi Paolo Savini. “Se non lo fate rischiate la sospensione o revoca dell’abilitazione”. Di lì la corsa ad adeguare tutte le macchine. Ma, passato più di un anno, delle estrazioni immediate non c’è traccia. In compenso lo Stato continua a lanciare nuove lotterie istantanee i cui biglietti vanno ovviamente acquistati: solo a novembre la Direzione Centrale Giochi dell’Agenzia delle dogane ha dato via libera a Gioco Più 0,50€, Tombola Classic e Tombola Super.

Cos’è successo? A 15 mesi da quando è andata deserta la gara d’appalto per individuare l’azienda a cui affidare il servizio di pagamento della vincita istantanea, non si è ancora trovata la quadra sulla convenzione con Poste individuata come soluzione alternativa. “La convenzione, seppur predisposta, non è stata a tutt’oggi finalizzata“, fa sapere l’Adm. Il motivo? La “necessità di individuare una modalità operativa adeguata al fine di rendere disponibili alla società, successivamente all’affidamento del servizio, le somme necessarie al pagamento dei premi”. Le risorse ci sono, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, ma servirebbe un fondo ad hoc a cui Poste possa attingere. Per crearlo non basta un provvedimento di Entrate o AdM: serve un dispositivo di legge. Il ddl di Bilancio sarebbe stato il veicolo ideale per provvedere, ma il governo non si è mosso.

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