Lorenzini: santi, falsari e topi di biblioteca con l'ossessione dei manoscritti
- Postato il 10 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Lorenzini: santi, falsari e topi di biblioteca con l'ossessione dei manoscritti
Immaginate di incontrare un signore, con un pacco di libri sottobraccio, che vi invita per una passeggiata: voi accettate e vi trovate a spasso nel tempo, le pagine delicate eppur tenaci di volumi antichi come pavimento, mentre muovete i passi sull'inchiostro colorato di un capolettera miniato dai fratelli Limbourg e vi avventurate dentro panorami fantastici al seguito di Lancillotto. Il circolo dei manoscritti. Dodici storie di libri dal Medioevo (Mondadori, pp. 704, euro 38), è un'esperienza, un cammino tappezzato di riproduzioni fotografiche di alta qualità che attraversa le radici della cultura Occidentale.
Di fatto, “Il circolo” è come «un incontro», piuttosto che una lettura, «un libro che poi ti fa sentire di aver trascorso del tempo - un tempo molto lungo ma avvincente - in sua compagnia», scrive il Guardian, cui fa eco il Times, che ha inserito questo volume fra i “Libri dell'anno”: «Illuminante, voluttuoso e malizioso». Pagina dopo pagina, de Hamel ci trasporta dalle nebbie sopra i prati d'Irlanda alla rovente Spagna moresca, dalle armoniose colline toscane alle caotiche e sboccate taverne tedesche. La compagnia è inattesa e sorprendente: «Sovrani e regine, monaci avventurosi, studenti goliardi e devote principesse. E poi ecco un duca francese, un umanista della Firenze rinascimentale, un miniaturista fiammingo, un antiquario britannico, un rabbino tedesco. Non basta? A voi un litigioso abate ostile all'Ancien Régime, un bibliotecario del British Museum, un abile falsario, un premio Nobel». Eccolo qua, il Circolo dei manoscritti, uomini e donne che hanno plasmato, costruito e conservato questi volumi inestimabili, fra competenza, passione, ossessione e perfino malvagità. Nella postfazione, che da sola vale l'intero libro, De Hamel immagina di mettere tutti allo stesso tavolo, nella stessa stanza, meglio di una Scuola di Atene, meglio di un film da Oscar. Sono, costoro, dodici “accumulatori” responsabili della realizzazione e della conservazione di alcuni degli oggetti più belli e importanti sopravvissuti al Medioevo. La gioia con la quale De Hamel racconta vicende umane lunghe oramai mille anni si intreccia alla vastità della sua erudizione, trasparendo chiara nella sua scrittura leggera e indispensabile per affascinare il lettore a un tema che, se a prima vista può risultare molto “alto”, ci riguarda a vicino: pagina dopo pagina si scopre infatti come ci sia molto a che fare con tante delle cose quotidiane attraverso le quali oggi diamo un nome e un senso alle nostre storie e culture. Il tutto con l'artificio letterario del dar voce e presenza a una galleria di personaggi fuori dall'ordinario.
Con questi bibliofili, De Hamel costruisce un club immaginario di persone che adorano i manoscritti e ne condivide il trasporto, immagina di incontrarli, condividere preziose scoperte, scambiarsi pettegolezzi. Eccoli dunque «partecipare alla cena annuale del nostro circolo, seduti intorno a un unico tavolo circolare, magari nella Sala Est della Morgan Library. Provate a immaginarlo. Le pareti sono tappezzate di libri. Anselmo è seduto per primo, come si addice a un santo e alla persona più antica tra quelle presenti. Alla sua destra c'è Bella Greene, direttore della serata e nostro anfitrione per la serata. Al suo fianco, come le stessa ha preteso, c'è Cockerell. Accanto a lui, e continuando intorno al tavolo, ci sono il duca di Berry, Bening, Vespasiano, Mommsen, Simonides, l'Abbé Rive, Cotton, Oppenheim e Madden, fino a chiudere il cerchio tironando ad Anselmo». Con una precisazione che ha tutta l'aria di un invito, da raccogliere al volo: «Il Club è ancora aperto per l'iscrizione... Tutti i candidati sono caldamente ammessi».
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