L’operazione a tappeto annunciata da Trump basterà a fermare gli Houthi?
- Postato il 16 marzo 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ordinato un’intensificazione delle operazioni militari contro i ribelli Houthi dello Yemen, colpendo obiettivi chiave con una serie di raid aerei condotti sabato. L’annuncio arriva in risposta alla decisione degli Houthi di riprendere gli attacchi contro il traffico marittimo nel Mar Rosso, già destabilizzato da ottobre 2023. Per oltre un anno, le incursioni degli Houthi hanno compromesso la sicurezza del corridoio indo-mediterraneo, fondamentale per i collegamenti commerciali tra Europa e Asia. Ora, con toni minacciosi e la promessa di “forza letale travolgente”, Trump inaugura la più ampia campagna militare del suo nuovo mandato. Ma quali conseguenze avrà questa operazione, e cosa serve per farla essere strategicamente rilevante?
Gli Stati Uniti dovranno rafforzare la diplomazia e le risorse impiegate
L’esperienza della coalizione a guida saudita dal 2015 al 2022 mostra che i bombardamenti da soli non sono sufficienti a neutralizzare gli Houthi — la cui avanzata non è state bloccata dai volonterosi di Riad, con la guerra civile ferma in una situazione di disequilibrio, in cui i ribelli hanno sotto il loro controllo ampie parti di territorio e stanno negoziando con i sauditi.
Nonostante centinaia di sortite aeree, il gruppo ha anche mantenuto la capacità di lanciare attacchi in profondità contro infrastrutture civili e strategiche. Gli Houthi hanno resistito anche ai più intensi attacchi grazie a una resilienza alimentata da una rete di approvvigionamento che include in primis l’Iran — che ha collegato gli Houthi nell’Asse della Resistenza che mobilità nella regione — e poi in modo molto più sfumato Cina e Russia.
Per questo motivo, sebbene la forza militare è un elemento fondamentale per indebolire l’organizzazione — contro cui gli Usa hanno già lanciato svariati attacchi nell’ultimo anno e in precedenza — potrebbe non bastare. Gli Stati Uniti dovranno investire in risorse diplomatiche per contenere i canali di supporto agli Houthi, intensificare le operazioni navali di interdizione e rafforzare le difese degli alleati nella regione, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La vera misura della serietà americana sul dossier non sarà nei bombardamenti iniziali, ma nel livello di impegno multilivello che seguirà.
Attesa una ritorsione Houthi contro obiettivi americani
Colpendo le roccaforti operative e i vertici militari degli Houthi, gli Stati Uniti hanno inflitto un colpo mirato, anche se parziale. È probabile che il gruppo reagisca con attacchi contro navi americane nel Mar Rosso o contro basi statunitensi in Medio Oriente. Possibili anche nuove offensive su Marib — nodo strategico per le risorse energetiche — o attacchi mirati contro l’Arabia Saudita, nel tentativo di forzare concessioni in eventuali futuri negoziati. Agli Houthi non mancano il coraggio e la capacità.
Un cambiamento importante nella gestione del dossier Houthi
La campagna che Trump dice di aver ordinato al Comando Centrale americano rappresenta comunque una rottura rispetto all’approccio degli ultimi anni. Innanzitutto nei toni: il coinvolgimento in un’altra attività militare in Medio Oriente non è amato dagli elettori — soprattutto i trumpiani — e finora le operazioni contro gli Houthi sono state sempre gestite sotto la soglia dell’attenzione. Invece l’annuncio su Truth di ieri sera (ora italiana) usa temi di richiamo dell’attenzione: Trump dice che l’approccio dell’amministrazione Biden è stato “pateticamente debole”, ringrazia i “combattenti americani”, spiega che non può essere tollerata la minaccia agli interessi statunitensi, manda un messaggio all’Iran — con cui la policy non è definita, oscillando dai tentativi di contatto a certe minacce.
Gli Stati Uniti potrebbero ora a colpire la catena di comando e le capacità produttive degli Houthi, mirando a interrompere le forniture iraniane attraverso l’Oman e il Mar Arabico. Si tratta di una potenziale strategia a lunga gittata che potrebbe prevedere non solo il contenimento, ma potenzialmente il rovesciamento del regime Houthi — un obiettivo che, se perseguito, potrebbe ridefinire gli equilibri regionali e la presenza iraniana in Yemen.
I bombardamenti rischiano di aggravare le sofferenze dei civili yemeniti
I raid come quelli di sabato potrebbero essere utili per sfiancare l’organizzazione e da lì portarla a cedimento. L’intensificazione dei raid su Sana’a e altre aree a controllo Houthi coinvolge però territori abitati da oltre il 60% della popolazione yemenita. I danni collaterali, anche se limitati, possono alimentare l’ostilità popolare verso gli Stati Uniti e offrire agli Houthi (e all’Iran) un terreno fertile per rafforzare la propria narrativa di resistenza.
Senza un piano parallelo di ricostruzione politica ed economica, in grado di affrontare le cause strutturali della crisi, i bombardamenti rischiano di prolungare la sofferenza dei civili — all’interno della peggior crisi umanitaria del mondo — e rafforzare la legittimità del gruppo armato e dei suoi dante causa internazionali.
Ci sarebbero già vittime civili, almeno secondo fonti del gruppo che però conoscono bene le armi retoriche della disinformazione e le loro potenzialità).
I raid di sabato saranno probabilmente solo i primi di una lunga serie
Tuttavia gli attacchi si inseriscono in un quadro già marcato da oltre un anno di bombardamenti a guida americana (e inglese), che non sono riusciti a fermare gli Houthi. La loro capacità di nascondere armamenti, l’uso del terreno montuoso yemenita e l’assenza di intelligence tempestiva hanno limitato l’efficacia delle operazioni precedenti. Stante queste difficoltà, i raid di sabato avviano probabilmente una nuova fase, destinata a protrarsi nel tempo se l’obiettivo è davvero interrompere gli attacchi contro la navigazione internazionale.
Ma gli Usa possono agire da soli? La minaccia Houthi offre una grande occasione di convergenza strategica tra Stati Uniti, Europa, Israele e le monarchie del Golfo. Per essere efficace, l’azione militare dovrà essere integrata da una strategia comune volta a indebolire le reti di sostegno iraniane. Davanti all’elevata capacità di adattamento degli Houthi, solo un’azione multilaterale — militare, diplomatica, logistica e informativa — e multinazionale potrà ridurre la loro operatività e ripristinare la sicurezza nella regione.
Qui il test è anche per l’Ue, che è direttamente toccata dalla crisi creata dagli Houthi nelle rotte del Mar Rosso. Bruxelles ha organizzato una missione regionale, “Aspides”, che però ha sempre rivendicato come puramente difensiva. Una definizione che serve ai governi europei e ai partiti che li sostengono a limitare le critiche degli elettorati — che non vogliono azioni armate. Davanti all’intensificarsi delle attività americane, gli europei sapranno proteggere l’interesse nazionale andando oltre la cura del consenso? Bruxelles capirà che questa è una delle dimostrazioni che l’amministrazione Trump non è totalmente isolazionista e che continua ad avere interessi anche a livello internazionale, e dunque serve cercare cooperazione?
Certo per gli europei aumenta il ritmo
dei dossier sul tavolo, perché mentre faticano ad affrontare la gestione dei piani (condivisi?) di riarmo, il futuro dell’Ucraina e della propria sicurezza, sono chiamati a rimodellare la protezione della proiezione geoeconomica verso Est dell’Unione — a meno che non si voglia minimizzare la situazione sul Mar Rosso e continuare a scegliere l’anacronistica circumnavigazione dell’Africa.
Servirà un approccio più ampio e coordinato con gli alleati
L’approccio limitato dell’amministrazione Biden e la missione difensiva dell’Ue non hanno sortito effetti dissuasivi, con gli Houthi che si sono fermati solo per loro interesse, raccontando che lo stavano facendo solo perché a Gaza c’era una tregua. Ora che potrebbero anche saltare i tavoli di confronto tra Israele e Hamas, e riaprirsi pesantemente il conflitto nella Striscia e in Cisgiordania, la situazione con gli yemeniti potrebbe ulteriormente peggiorare.
Un attacco sistematico e prolungato contro leadership, arsenali e logistica Houthi potrà incidere, come successo con lo Stato islamico. Ma servirà uno sforzo ampio. Senza questo, pochi giorni di bombardamenti rischiano di replicare l’inefficacia delle campagne passate, lasciando intatte le capacità offensive del gruppo.