Londra chiama la Nato. Più contributi per una difesa collettiva efficace

  • Postato il 24 novembre 2024
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  • Di Formiche
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Arriva da Londra, dal governo laburista, un’altra spinta agli alleati Nato per aumentare i contributi alla difesa collettiva dell’alleanza. Il primo ministro Sir Keir Starmer ha avuto venerdì un colloquio telefonico con Mark Rutte, da poche settimane segretario generale della Nato, sottolineando che il suo governo, impegnato nella redazione della Strategic Defence Review, definirà in primavera il percorso per arrivare a spendere il 2,5% del prodotto interno lordo per la difesa. La spesa per l’anno scorso è attesa al 2,33%.

Al centro della telefonata c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina, con la volontà di aiutare Kyiv a essere nella “posizione più forte possibile” in vista dell’inverno e le implicazioni del dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia. Il colloquio si è tenuto all’indomani del discorso alla nazione con cui il leader russo Vladimir Putin ha affermato che la Russia si riserva il diritto di lanciare missili contro strutture militari in Paesi le cui armi sono utilizzate dall’Ucraina, in particolare Stati Uniti e Regno Unito.

La Russia preme. La Cina pone rischi meno evidenti ma non per questo secondari all’alleanza. Negli Stati Uniti fervono i preparativi per il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che appare deciso, ancor più di quanto non sia stato nel suo primo mandato, a chiedere più sforzi agli alleati Nato per avere più libertà di manovra nell’Indo-Pacifico.

Starmer, parlando con Rutte, “ha sottolineato la necessità che tutti i Paesi della Nato si facciano avanti per sostenere la nostra difesa collettiva e ha aggiornato sui progressi del governo nella revisione strategica della difesa”, ha dichiarato il portavoce del numero 10 di Downing Street.

Mentre il governo tory si era impegnato ad aprile a raggiungere entro il 2030 l’obiettivo del 2,5%, nel manifesto laburista non veniva specificato un termine. In un recente dibattito alla Camera dei Lord, Lord Vernon Coaker, minister della Difesa, ha ribadito che l’impegno del governo a raggiungere il 2,5% parlando di “impegno assoluto”, “non è un’aspirazione”.

Questa settimana John Healey, segretario alla Difesa, ha annunciato la volontà di smantellare alcune navi militari della Royal Navy e rimuovere dal servizio 30 elicotteri al fine di risparmiare circa 500 milioni di sterline. I tagli rientrano in una revisione delle capacita militari di Londra avviata dal dicastero e riguardano le navi d’assalto HMS Albion e HMS Bulwark, una vecchia fregata e due navi supporto, oltre a quattordici dei più vecchi elicotteri da trasporto Chinook, mentre il periodo in servizio degli elicotteri Puma non sarà esteso oltre marzo 2025. “Per troppo tempo i nostri soldati, marinai e aviatori sono rimasti bloccati con attrezzature vecchie e obsolete perché i ministri non volevano prendere le difficili decisioni di smantellarle”, ha detto Healey, sottolineando la necessità di muoversi verso il futuro. “Per garantire che il Regno Unito rimanga sicuro in patria e forte all’estero in un mondo che cambia, anche la difesa deve fare dei cambiamenti” ha aggiunto sottolineando anche la sfida tecnologica.

Ma non solo. Nei giorni scorsi l’ammiraglio Tony Radakin, capo delle forze armate britanniche, ha sottolineato la necessità per il Regno Unito di rafforzare la propria difesa nazionale ispirandosi ai Paesi nordici e baltici, in un contesto di crescente minaccia militare da parte della Russia. Parlando alla conferenza sulla sicurezza di Berlino, ha evidenziato che il Regno Unito manca di una tradizione di “difesa totale”, un approccio che coinvolge tutta la società – cittadini, aziende e istituzioni – nella preparazione per eventuali conflitti. “Non possediamo alcuni degli aspetti civili o di pianificazione che altri Paesi della Nato hanno come parte delle loro tradizioni”, ha spiegato.

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Formiche

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