Lombardia, Pogacar stavolta corre per la leggenda: nessuno ha mai vinto una Monumento per cinque anni di fila
- Postato il 10 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Nessuno mai nella storia è riuscito a vincere 5 volte di fila il Lombardia. Solo un corridore c’è andato tanto vicino così: si chiama Fausto Coppi e nel 1950, sul traguardo di Milano, venne beffato allo sprint da Renzo Soldani e Antonio Bevilacqua. Sono a loro che Tadej Pogacar, se potesse, dovrebbe pagare da bere. Perché se domani a Bergamo dovesse arrivare la cinquina, in un solo colpo eguaglierebbe Coppi nel numero delle vittorie, ma lo sopravanzerebbe in quelle consecutive (appunto 5, mentre il Campionissimo “si fermò” a 4). E scriverebbe una pagina di storia semplicemente irripetibile.
- Nemmeno Merckx e Coppi sono mai arrivati a tanto
- Il Passo di Ganda come cartina tornasole a 32 km dall'arrivo
- Evenepoel ci crede, ma la tavola sembra già apparecchiata...
Nemmeno Merckx e Coppi sono mai arrivati a tanto
Si potrebbe condensare tutto in queste poche righe: tutti contro Pogacar, oppure Pogacar contro il resto dell’universo. La classica delle foglie morte da 4 anni è un’esclusiva dello sloveno che pure domani sa di dover compiere un’altra impresa per centrare un pokerissimo che nella storia delle classiche monumento non è mai riuscito a nessuno. Non è riuscito a Merckx, che pure ha vinto 7 volte la Sanremo e 5 volte la Liegi. E neppure a Coppi, che se nel 1950 non si fosse fatto beffare allo sprint avrebbe un Lombardia in più (ne ha 5, per l’appunto: l’ultimo però l’ha vinto nel 1954).
Tutti attendono solo l’istantanea da consegnare alla storia, rigorosamente in maglia iridata, la seconda pelle del fuoriclasse sloveno. Che se potesse indosserebbe anche quella stellata di campione europeo, giusto per non farsi mancare nulla. Il dubbio tra gli appassionati non è tanto quello di sapere se vincerà Tadej, ma dove attaccherà e quando si libererà della compagnia dei rivali, che come spesso capita nei finali di corsa vengono ridotti a semplici comparse.
Può piacere o non piacere, ma se Pogacar domani dovesse fare cilecca allora questa si che sarebbe una notizia. Altrimenti sarebbe la regola, e vista la portata storica di un’eventuale cinquina c’è da credere che tutti faranno il tifo per lui. Magari poi chiedendo a RCS di “pagarlo” tra un anno per non farlo correre, come fecero gli organizzatori del Giro d’Italia 1930 con Alfredo Binda per rendere la corsa un po’ più incerta.
Il Passo di Ganda come cartina tornasole a 32 km dall’arrivo
Nei 241 chilometri che separeranno il gruppo da Como a Bergamo, di punti dove fare la differenza non ce ne sarebbero poi chissà quanti. Ghisallo, Berbenno, Passo della Crocetta e muro di Zambla Alta sono troppo distanti dall’arrivo per poter pensare di avventurarsi, mentre il Passo di Ganda a poco più di 30 chilometri da Bergamo potrebbe far gola a Pogacar (e non solo). Sono 9 chilometri al 7,3% di media, con punte al 15% e tanto dislivello già nelle gambe dopo 200 chilometri di corsa.
A quel punto, tanta discesa fin verso Bergamo, con Porta Garibaldi, Largo Colle Aperto e Porta Sant’Agostino ultime rampe prima del rettilineo finale di 800 metri. Visto come è andata alla Tre Valli Varesine, con Tadej che è scattato in discesa e nessuno l’ha più ripreso, non sembra necessariamente un vale l’arrivo verso Bergamo, criticato da qualche “purista” per il fatto che l’ultima vera salita disti tanti chilometri dal traguardo. Tanto un modo per vincere Pogacar lo trova sempre.
Evenepoel ci crede, ma la tavola sembra già apparecchiata…
Cosa potrebbe impedirgli di farlo? Problemi meccanici o cadute fanno parte del gioco, ma sono imponderabili. Chi potrebbe impedirgli di farlo? Remco Evenepoel questo Lombardia se l’è segnato (e sognato) da tempo, lui che proprio al Lombardia il 15 agosto 2020 rischiò di vedere interrotta la propria carriera per una tremenda caduta in fondo alla Colma di Sormano. Tra mondiali ed Europei a suo dire non è mai riuscito a giocarsela alla pari fino in fondo con Pogacar, magari però stavolta sarà diverso, ma le gambe dovranno girare a mille sempre e comunque. E di sicuro gli ultimi 30 chilometri per lo più pianeggianti o in discesa potrebbero aiutarlo (ma neanche così tanto).
Tom Pidcock e Isaac Del Toro hanno animato il Giro dell’Emilia, ma partono indietro: il britannico proverà a inventare qualcosa e ad amministrarsi, il messicano correrà in appoggio al capitano (cioè Pogacar) e solo se quest’ultimo dovesse saltare allora troverebbe il modo per giocarsela (e sarebbe un problema per tanti). Possibili outsider: il redivivo Julian Alaphilippe, il costante Jay Vine, l’imbronciato Mattias Skjelmose (che ha criticato la sua squadra, la Lidl Trek, per aver messo sotto contratto Ayuso per la prossima stagione), il crepuscolare Primoz Roglic o il giovane Paul Seixas.
Orfani di Ciccone, gli italiani possono sperare solo su Christan Scaroni. Non vinciamo da 8 anni, dal secondo acuto di Nibali (2017 dopo quello del 2015), gli unici tricolori dal 2008 a questa parte. È il digiuno più lungo di sempre, ma purtroppo Komenda è situata a 80 chilometri dal confine giuliano, e Pogacar è nato proprio lì…