L’offensiva di Trump sui suoi rapporti con Epstein: “Lui era un democratico, chiedete a Clinton, non a me”
- Postato il 14 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’offensiva del presidente americano Donald Trump sulla vicenda dei suoi rapporti con il miliardario Jeffrey Epstein e il suo giro di minorenni – in base ai documenti prima resi noti dai democratici, poi anche dai repubblicani ma a scopo protettivo verso il tycoon – inizia con un intervento sul suo social Truth: “La bufala di Jeffrey Epstein”, scritto tutto in maiuscolo (THE JEFFREY EPSTEIN HOAX) a cui viene allegato un servizio di Fox News.
Nel video dell’emittente che sostiene le idee di Trump, si afferma che i democratici hanno tirato fuori le email di Epstein per distrarre dallo shutdown che ha sospeso il funzionamento della macchina federale, con disagi notevoli e sospensione di stipendi, e che, in ogni caso, nei messaggi di posta elettronica che il finanziere condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni e morto in carcere il 10 agosto 2019 – suicida secondo l’inchiesta ufficiale – scambiava con la sua sodale Ghislaine Maxwell e lo scrittore Michael Wolff, non c’è nulla che possa nuocere al presidente dal punto di vista penale.
Ma Trump non si accontenta e rilancia: “Epstein era un democratico ed è un problema dei democratici, non dei repubblicani! Chiedete a Bill Clinton, Reid Hoffman e Larry Summers di Epstein, loro sanno tutto di lui, non perdete tempo con Trump. Ho un Paese da governare!”. Per il capo della Casa Bianca “i democratici stanno facendo tutto il possibile per promuovere nuovamente la bufala Epstein, nonostante il Dipartimento di Giustizia abbia pubblicato 50.000 pagine di documenti, al fine di distogliere l’attenzione dalle loro politiche inadeguate e dalle loro perdite, in particolare dall’imbarazzante shutdown, che ha causato un disordine totale all’interno del loro partito, che non ha idea di cosa fare. E alcuni repubblicani deboli sono caduti nelle loro grinfie perché sono ingenui e poco risoluti”.
Il riferimento del tycoon riguarda i rapporti che c’erano stati tra il finanziere e l’ex presidente Bill Clinton. C’è da ricordare che proprio nelle mail pubblicate in questi giorni emerge uno scambio di comunicazioni, nel 2015, tra Epstein e Landon Thomas Jr., ex reporter del New York Times: Epstein fa riferimento alle affermazioni che indicavano la presenza di Clinton nella sua tenuta alle Isole Vergini: “Clinton NON è MAI stato lì, MAI”. In un’altra mail inviata a Wolff nel gennaio 2015, Epstein affermò di avere un’ex fidanzata che avrebbe potuto confermare che Clinton non era mai stato sull’isola. Questa versione è stata corroborata da Ghislaine Maxwell, condannata a 20 anni come complice di Epstein. In agosto, Maxwell ascoltata dal vice procuratore generale Todd Blanche ha dichiarato che Bill Clinton non aveva mai visitato la casa di Jeffrey Epstein nelle Isole Vergini: “Il presidente Clinton era mio amico, non amico di Epstein; mi voleva bene e andavamo molto d’accordo. Ma non ho mai visto lo stesso calore umano con il signor Epstein”.
Ma la guerra su questo terreno è ormai palese tra dem e repubblicani: così, un mese fa il presidente della Commissione di vigilanza della Camera, James Comey, ha affermato che “i resoconti pubblici, le testimonianze dei sopravvissuti e i documenti ufficiali dimostrano che “Bill Clinton aveva legami molto più stretti con Epstein”. Una affermazione che non entra nel merito dei rapporti con le ragazze che frequentavano l’isola ed erano messe a disposizione dalla coppia Epstein-Maxwell.
Sui rapporti di Epstein con l’entourage di Donald Trump c’è anche uno spaccato che è stato messo in evidenza dal media britannico Guardian. Jeffrey Epstein avrebbe avuto un ruolo da ‘consigliere dietro le quinte’ di Steve Bannon, ex stratega di Trump e della “visione Maga” (Make America great again), durante la campagna dell’agosto 2018, per difendere il tycoon e il suo programma.
I messaggi pubblicati mercoledì dalla Commissione di vigilanza della Camera descrivono uno scambio di comunicazioni dal 17 al 23 agosto con Epstein che fornisce consigli a Bannon su apparizioni televisive e sulla comunicazione politica. Una parte della conversazione è inviata da un account iMessage associato a un indirizzo email di Epstein e, sebbene il nome dell’interlocutore di Epstein sia censurato nei documenti pubblicati, numerose indicazioni – inclusi riferimenti alle apparizioni su Fox News, al suo licenziamento dalla Casa Bianca nell’agosto 2017 e al suo lavoro sul documentario Trump @War – indicano che all’altro polo della conversazione ci sia Bannon.
Insomma, Trump reagisce ma ogni giorno esce un particolare in più sui suoi rapporti con il finanziere suicida: il tycoon aveva assicurato di aver troncato i rapporti con Epstein nel 2004; ma nell’ennesimo scambio di messaggi di posta elettronica divulgato dai dem, lo stesso Epstein racconta a Faith Kates, nome di punta nella gestione delle modelle di Manhattan, di aver trascorso con Trump il Giorno del Ringraziamento del 2017. I registri della Casa Bianca riportano una cosa diversa: secondo la versione ufficiale Trump ha trascorso il Giorno del Ringraziamento del 2017, il suo primo da presidente, nel suo resort Mar-a-Lago a Palm Beach.
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