“L’Occidente ha violato gli obblighi sulla prevenzione del genocidio”: parla il giurista dell’iniziativa indipendente Gaza Tribunal

  • Postato il 3 giugno 2025
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A Sarajevo si è tenuta la prima sessione del Gaza Tribunal, un’iniziativa indipendente senza valore giuridico e presieduta tra gli altri dal giurista ebreo americano Richard Falk che partecipò anche al Tribunale Russel fondato nel 1966 per indagare i crimini commessi dall’esercito americano in Vietnam. Luigi Daniele, professore di diritto internazionale all’Università del Molise, è membro di questo “tribunale dei popoli” che lavora anche sulle responsabilità dei Paesi terzi negli obblighi di “prevenzione del genocidio” previsti dalla Convenzione del 1948. E a Ilfattoquotidiano.it racconta perché la comunità internazionale e anche l’Italia, secondo il suo parere, potrebbe essere ritenuta complice dei crimini commessi dal governo Netanyahu nella Striscia di Gaza.

Professor Daniele, in che modo i Paesi terzi possono avere responsabilità per il genocidio che, secondo la Corte di Giustizia Internazionale, si sta plausibilmente compiendo a Gaza?
La Convenzione sul genocidio ha due profili fondamentali che in Italia, insieme alla definizione del crimine, vengono completamente e volutamente ignorati. Primo: essa non proibisce e punisce solo la commissione del crimine, ma anche “l’intesa mirante a commettere genocidio; l’istigazione diretta e pubblica a commettere genocidio; il tentativo di genocidio; la complicità nel genocidio”. Secondo: la Convenzione sin dal titolo ha come pilastro la prevenzione dei genocidi. Tutti gli Stati membri hanno l’obbligo di prevenire genocidi ovunque nel mondo, adottando tutte le azioni che siano in loro potere, non appena un rischio di genocidio si manifesti. Ciò vale soprattutto per gli Stati che abbiano rapporti politici, diplomatici, commerciali. Questi doveri di prevenzione non sono rimessi alla discrezionalità politica, sono obblighi di legge. Lo sono anche nell’ordinamento italiano, che oltre alla legge di adesione alla Convenzione del ’52, sin dal ’67 ha una legge dello Stato sulla prevenzione del crimine. I governi che fanno finta di niente mentre il popolo palestinese viene sterminato ed espulso (e la Palestina come stato viene cancellata dalle colonie israeliane) commettono un grave illecito internazionale. In tutte le istituzioni internazionali il pericolo di genocidio è stato sancito da rapporti, testimonianze delle vittime e persino tre ordini consecutivi di misure cautelari della Cig. Con un consenso sempre più vasto e avviato verso l’unanimità tra gli specialisti, non siamo più solo di fronte alla palese violazione dei nostri obblighi di prevenzione, ma in una forma di consapevole complicità. È un genocidio occidentale, non solo israeliano.

Che conseguenze legali può avere il rinnovo del memorandum d’intesa tra Italia e Israele?
Il rinnovo del memorandum d’intesa espone l’Italia al rischio di essere trascinata in giudizio davanti alla Cig per violazione dei propri obblighi di prevenzione, come è accaduto alla Germania da parte del Nicaragua. Anche a prescindere dal genocidio, siamo in grave violazione del diritto internazionale umanitario e dell’obbligo di farlo rispettare, sancito all’articolo 1 comune alle 4 Convenzioni di Ginevra del 1949 e dal diritto consuetudinario. Anche al di là di Gaza, l’esecutivo israeliano ha trasformato crimini di guerra e contro l’umanità in politiche statali e di gestione ordinaria del ‘conflitto’. Insomma, continuando a non imporre sanzioni, finiamo col meritarne noi, oltre a smantellare la nostra credibilità internazionale.

Il governo dice che le armi che stiamo mandando non colpiscono i civili. Si può ugualmente configurare la complicità?
Dopo 600 giorni di quotidiani massacri di civili e bambini, se il governo italiano dice che le armi che invia non colpiscono civili ha l’onere di provare ciò che afferma. Sarebbe materia per una dedicata commissione parlamentare d’inchiesta. Inoltre, il governo israeliano non distingue più tra territorio domestico e territorio illegalmente occupato in Cisgiordania, tanto da indurre anche ong e colleghi israeliani a denunciare l’annessione della Palestina. Dunque, ogni componente militare è quantomeno utilizzata in un continuativo uso illegale della forza armata contro la Palestina illegalmente occupata, per non parlare dei rapporti dell’Onu che hanno documentato attacchi dalla marina israeliana su depositi e camion di aiuti.

In che modo il Gaza Tribunal collabora con la Cig? Quali saranno i prossimi passi?
Il Gaza Tribunal ha l’ambizione di influenzare il giudizio della Corte sul caso per genocidio, producendo ulteriori testimonianze che sconfessino la pretestuosa strategia difensiva del governo israeliano basata su finzioni di rispetto del diritto di guerra. Vogliamo anche, però, andare oltre i limiti strutturali che la sentenza della Cig necessariamente avrà. Essa dovrà limitarsi alle violazioni di Israele. Riteniamo che sia nostro dovere come tribunale dei popoli, invece, documentare la portata pienamente occidentale del genocidio, compiutosi con migliaia di bombe americane da una tonnellata – che si sapeva sarebbero state usate per radere al suolo campi profughi con 35mila civili per chilometro quadrato – e con decine di migliaia di proiettili europei – che si vendevano mentre medici ebrei americani in servizio a Gaza raccontavano con radiografie alla mano di averne estratti a decine dalle teste e dal petto di bambini di 5 anni. Un intero indotto occidentale ha tratto e continua a trarre profitti dal massacro dei civili e dei bambini di Gaza e le nostre classi dirigenti hanno consapevolmente scelto, usurpando le nostre democrazie e irridendo le istituzioni internazionali, di tutelare quei profitti, legittimando e assicurando la continuazione delle atrocità. Nel Gaza Tribunal, quindi, sotto accusa non è solo il governo di uno Stato, ma un intero modello occidentale di rapporti internazionali. Come tribunale di società civile, non potremo irrogare sanzioni, ma metteremo a disposizione una mole di testimonianze e documentazione che contribuiranno alle sanzioni del più inflessibile tra i tribunali: quello della storia.

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