“Lo stress fa aumentare la produzione di grasso che, a sua volta, provoca ansia. È un circolo vizioso”: la scoperta nel nuovo studio

  • Postato il 26 aprile 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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In uno studio rivoluzionario, i ricercatori della McMaster University hanno rivelato un nuovo legame tra grasso corporeo (tessuto adiposo) e ansia, gettando luce sulla complessa relazione tra metabolismo e salute mentale. I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Metabolism, sono particolarmente rilevanti dati i crescenti tassi di ansia e obesità, evidenziando l’importanza di comprendere i processi biologici sottostanti. “Comprendere il legame tra tessuto adiposo e ansia apre nuove strade per la ricerca e potenziali trattamenti”, afferma Gregory Steinberg, autore dello studio e professore presso il Dipartimento di Medicina della McMaster.

“I nostri risultati evidenziano la complessa interazione tra metabolismo e salute mentale e speriamo che questo porti a risultati migliori per le persone che soffrono di ansia”, afferma Steinberg, titolare della Cattedra di Ricerca Canadese in Metabolismo e Obesità e co-direttore del Centro per la Ricerca su Metabolismo, Obesità e Diabete della McMaster. Il team di ricerca ha scoperto che lo stress psicologico, che innesca la risposta di attacco o fuga, innesca un processo chiamato lipolisi nelle cellule adipose. Questo processo porta al rilascio di grassi, che a loro volta stimolano il rilascio di un ormone chiamato GDF15 dalle cellule immunitarie presenti nel tessuto adiposo. GDF15 comunica quindi con il cervello, provocando ansia. I ricercatori sono giunti a questa conclusione attraverso una serie di esperimenti meticolosamente progettati sui topi. I test comportamentali hanno valutato comportamenti simili all’ansia e le analisi molecolari hanno identificato i percorsi attivati. È stata stabilita una chiara connessione tra i cambiamenti metabolici nel tessuto adiposo e l’ansia, offrendo nuove prospettive sull’interazione tra metabolismo e salute mentale.

“Comprendere come le modificazioni indotte dallo stress nelle cellule adipose influenzino l’ansia ci permette di esplorare strategie innovative che mirano a questi processi metabolici, potenzialmente offrendo sollievo più efficace e mirato per chi soffre di disturbi d’ansia”, ha detto Logan Townsend, primo autore dello studio e borsista post-dottorato. “Alcune aziende stanno già sviluppando inibitori di GDF15 per il trattamento del cancro, suggerendo un possibile riutilizzo di tali farmaci per l’ansia”, ha aggiunto Townsend. Questa ricerca rappresenta un passo significativo verso la comprensione dei meccanismi biologici che collegano il metabolismo e la salute mentale, con potenziali ricadute importanti per lo sviluppo di nuovi trattamenti contro l’ansia.

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