Lo stop a don Pasetto, don Capovilla rimpatriato: la pressione di Israele sulla missione di Pax Christi a Gerusalemme
- Postato il 12 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La missione di pace di Pax Christi in Palestina è sotto bersaglio. In pochi giorni, per ben due volte, due sacerdoti del movimento, il veronese don Paolo Pasetto e don Nandino Capovilla, sono stati fermati. Un possibile tentativo di “disturbare” il viaggio capitanato da monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di “Pax Christi”, in queste ore a Gerusalemme.
Nel primo caso don Pasetto – ora in Palestina con il Vescovo – è stato accompagnato con altri tre attivisti in un ufficio della Polaria, dove sono rimasti per due ore a causa di controlli, per poi ottenere il via libera a volo partito. Nel secondo caso, don Capovilla, è stato fermato all’aeroporto di Tel Aviv dove gli è stato negato l’ingresso nel Paese ed è stato rinviato a casa.
“Noi restiamo qui. In questo momento siamo a Gerusalemme dove non si vede più nessun turista in giro per le strade. La città è vuota. Continuiamo la nostra missione di pace e di dialogo”. A parlare con Il Fatto Quotidiano è monsignor Giovanni Ricchiuti, il presidente nazionale di Pax Christi, arrivato lunedì pomeriggio a Tel Aviv con un gruppo di quindici persone. Don Ricchiuti ha visto sotto i suoi occhi quanto accaduto a don Nandino: “Gli è stato notificato un diniego a entrare nel Paese motivato con ‘considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all’ordine pubblico’, come si legge in inglese e in israeliano sul documento che gli hanno consegnato. Da quel momento non l’ho più potuto vedere. Ho subito contattato il Patriarcato di Gerusalemme, avvisato il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi e l’ambasciata italiana ma non c’è stato nulla da fare. Il 12 agosto attraverso un volo che ha fatto scalo a Cipro e a Francoforte è stato rimpatriato”.
E’ stato lo stesso prete dal suo profilo Facebook ad annunciare la fine della triste vicenda: “Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte. Basta una riga – prosegue il post di Capovilla – per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi ‘errori’ bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni. Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero sulla sua terra”.
Difficile capire le ragioni del diniego. Un’interpretazione arriva dal presidente del movimento monsignor Ricchiuti: “Lui non è mai stato tenero con la politica del governo israeliano e di recente ha pubblicato un libro, Sotto il cielo di Gaza (Edizioni La Meridiana), scritto insieme a Betta Tusset, in cui racconta quello che sta avvenendo nella Striscia dopo il 7 ottobre attraverso le testimonianze di un funzionario di lungo corso delle Nazioni Unite a Gaza. Nel libro ci sono anche le storie dei palestinesi e le preghiere di monsignor Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini dal 1987 al 2008. Non so se è per questo libro che ha ricevuto il divieto a entrare nel Paese. Anch’io ho fatto diverse dichiarazioni, anche dure, sulla politica del governo di Netanyahu ma non sono stato trattenuto”.
Il vescovo di “Pax Christi” e gli altri stamattina hanno incontrato un attivista pacifista israeliano dell’associazione “Ir Amim” (“Città dei popoli”): “Ci hanno mostrato – spiega Ricchiuti al telefono – la situazione delle demolizioni e degli sfratti di case a Gerusalemme Est ad opera degli israeliani che rivendicano quelle abitazioni. Nelle prossime ore vedremo a Taybe, il patriarca cattolico palestinese con cittadinanza israeliana Michel Sabbah. Giovedì, invece, se sarà possibile ci sposteremo a Betlemme per un incontro con il cardinale Pierbattista Pizzaballa”.
La delegazione che pernotta in queste notti nella struttura religiosa di “Ecce Homo” al centro della Città Santa è profondamente dispiaciuta di aver perso don Capovilla. Nei giorni scorsi don Pasetto, arrivato prima di monsignor Ricchiuti, ha raggiunto anche il villaggio palestinese di At Twani dove ogni giorno la popolazione subisce violenti attacchi da parte dei vicini coloni: “Lì pian piano gli estremisti israeliani stanno divorando la terra dei palestinesi. Siamo qua per chiedere la pace ma anche incentivare le persone a tornare in questa Terra, a Gerusalemme perché nessuno resti solo, abbandonato”. Su Facebook, intanto, è apparso un video con un felice don Capovilla, in camicia a righe e pantaloncini corti, con uno zaino in spalle e un trolley in mano, accolto con una festa in aeroporto.
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