Live Aid, 40 anni fa il concerto del secolo: il meglio e il peggio dello show

  • Postato il 13 luglio 2025
  • Di Panorama
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Era difficile immaginare uno show come il Live Aid nel 1985. Per ragioni tecniche e organizzative al tempo stesso. Ma Bob Geldof, il leader della band inglese Boomtown Rats, armato di buona volontà e determinato a raccogliere fondi per la terribile carestia che affliggeva l’Etiopia (alla fine vennero raccolti 150 milioni di dollari), riuscì a realizzare il suo sogno: mettere insieme tutte le principali star della musica mondiale nello stadio di Wembley a Londra e al JFK di Philadelphia.

Il risultato dal punto di vista musicale fu schizofrenico: i Queen fecero qualcosa di indimenticabile a Wembley, trenta minuti che hanno letteralmente oscurato tutti gli altri partecipanti all’evento. Uno stato di grazia irripetibile, replicato efficacemente nel biopic-best seller, Bohemian Rhapsody. Sei canzoni per stregare in diretta tv il mondo: Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Hammer to fall, Crazy little thin called love, We will rock you e We are the champions.

Potente e incisiva anche la performance degli U2 con due soli brani, Sunday bloody sunday e una versione dilatata di Bad che include anche citazioni di Lou Reed e Rolling Stones. Pura adrenalina l’incontro sul palco tra Tina Turner e Mick Jagger (State of shock e It’s only rock and roll). E poi, ancora, gli Who oscurati in tv per buona parte di My generation a causa di un problema tecnico.

Resta nella storia anche la splendida versione di Heroes di David Bowie. Incolore invece la performance di Madonna, forse ancora troppo inesperta per un evento live di quelle dimensioni. Tra le noti dolenti lo show dei Duran Duran con un paio di stonature eccellenti da parte di Simon Le Bon.

Ma il momento più disastroso e al tempi stesso atteso dell’evento è il live dei Led Zeppelin, insieme per la prima volta dalla morte nel 1980 del batterista John Bonham. Phil Collins, dopo aver cantato a Londra, sale su un Concorde e in cinque ore arriva a Philadelphia, giusto in tempo per unirsi agli Zeppelin. Sul palco ci sono due batteristi, lui e Tony Thompson. Il clima nel backstage, prima dell’esibizione, è pessimo: Jimmy Page tratta Collins come un intruso. In scena va anche peggio: Plant ha la voce affaticata, Jimmy Page sembra il fantasma di se stesso e l’amalgama con i due batteristi è a dir poco approssimativa. Risultato: un fallimento. Tanto che Plant e Page non concederanno l’autorizzazione. a inserire la performance nel dvd ufficiale.

Non va molto meglio a Bob Dylan sul palco con due Rolling Stones: Keith Richards e Ron Wood. L’esibizione è approssimativa e improvvisata, e a un certo punto a Dylan si rompe pure una corda della chitarra. Ron Wood gli passa la sua e da quel momento strimpella una chitarra immaginaria nel vuoto.

Problemi tecnici per l’ultima canzone della porzione londinese dello show con McCartney che intona Let it be senza che nessuno possa ascoltarlo per un problema al microfono. Al suo posto interviene prima la folla di Wembley e poi un quartetto che irrompe sul palco per dargli una mano, formato da David Bowie, Bob Geldof, Pete Townshend e Alison Moyet.

Autore
Panorama

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