L'Italia del volley maschile dopo il ko con la Polonia è a un bivio: il ciclo De Giorgi alla prova del mondiale
- Postato il 4 agosto 2025
- Di Virgilio.it
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C’ha pensato la Polonia a riportare l’Italia con i piedi per terra, e a un mese dai mondiali nelle Filippine un campanello d’allarme è risuonato. Perché è bastata la versione “normale” dei polacchi (oggi indiscutibilmente i migliori al mondo, quando però se lo ricordano…) per spazzare via senza troppi fronzoli un’Italia che s’era forse illusa di essere superiore a quello che il campo andava raccontando. Perché i difetti sono emersi tutti assieme mostrando la parte più fragile e insicura di una nazionale che è sembrata perdere smalto e convinzione nei propri mezzi, al netto della “gioia” per la prima medaglia di sempre ottenuta nella VNL.
- De Giorgi sa che ci sono dei limiti: "Ma andiamo avanti"
- Il ciclo del CT a un bivio: il mondiale diventa lo spartiacque
- Il resto del mondo non è rimasto a guardare...
- L'analisi del gruppo: la fatica di restare al top e i ricambi acerbi
De Giorgi sa che ci sono dei limiti: “Ma andiamo avanti”
Vale la pena accontentarsi di un argento o forse è giusto cominciare a guardarsi allo specchio? Difficile capire dove sta il compromesso tra ambizione e consapevolezza dei propri mezzi, ma le parole pronunciate da De Giorgi al termine della finale con la Polonia sono sembrate “sinistre”, quantomeno per i concetti espressi.
“Non è stata la finale che volevamo giocare, perché alcuni episodi hanno finito per condizionarla in modo molto irreparabile. E anche chi ha provato a rimediare a una situazione che da subito s’è fatta complicata non è stato nelle condizioni di poterlo fare. Loro non sono stati così superiori come raccontano i numeri: abbiamo fatto fatica a leggere situazioni di gioco che erano abbastanza chiare, ma soprattutto abbiamo faticato a tenere in difesa. E l’aver mollato completamente dopo il secondo set è stata certamente la peggiore delle indicazioni arrivate dal campo”.
Riassumendo: la Polonia s’è dimostrata superiore, ma non così più forte come il netto 3-0 finale vorrebbe far credere. Motivo per il quale forse ci si deve interrogare si quello che questo gruppo può ancora dare, e non soltanto in proiezione del mondiale di settembre. Anche se lo stesso CT ha definito “molto positivo” il percorso di crescita fatto durante tutta la VNL 2025.
Il ciclo del CT a un bivio: il mondiale diventa lo spartiacque
Il ciclo di De Giorgi, aperto in modo roboante nell’agosto del 2021, è arrivato infatti a un bivio. Perché con un ricambio di interpreti che va latitando (i volti nuovi di questa VNL sono stati Gargiulo e Rychlicki) e con la carta d’identità che comincia a pesare, è evidente che l’Italia attuale rischia di non poter ripetere i successi ottenuti nel primo biennio (Europei 2021 e Mondiali 2022).
Dalla sconfitta nella finale degli Europei del 2023 proprio contro la Polonia (anche allora finì 3-0, senza troppi fronzoli da parte di Leon e compagni) lentamente ma inesorabilmente le cose hanno preso delle pieghe non troppo desiderate.
E se il 2024 ha rappresentato il punto più basso, con i quarti posti ottenuti tanto nella VNL quanto alle olimpiadi, il mondiale in programma tra un mese potrebbe diventare lo spartiacque definitivo di un ciclo che altrimenti rischia di ritrovarsi a un punto morto.
Il resto del mondo non è rimasto a guardare…
Lecita piuttosto è la domanda: cosa manca all’Italia per competere al meglio con la Polonia e le altre big del mondo del volley? Detto che i polacchi sembrano avere un ricambio generazionale più florido (e detto che il giocatore che continua a fare da spartiacque risponde al nome di Wilfredo Leon, che di polacco ha la moglie, essendo nato a Cuba…) e che nazionali come Brasile, Francia e Stati Uniti (se al completo) rappresentano delle eccellenze assolute, il percorso di maturazione di questo gruppo azzurro sembra essersi un po’ fermato, o quantomeno ha rallentato la sua crescita.
Lo dicono i risultati, ne danno conferma tante statistiche che in un modo o nell’altro finiranno per suggerire tante valutazioni, anche nelle settimane a venire.
L’analisi del gruppo: la fatica di restare al top e i ricambi acerbi
I problemi maggiori di questa nazionale si notano in difesa, con la ricezione rivelatasi spesso e volentieri troppo fragile nei momenti chiave. Elementi come Lavia, Balaso, Galassi e Romanò faticano a mantenersi sui livelli mostrati negli anni passati, finendo per chiedere uno sforzo extra a Michieletto (indiscutibilmente la pedina di riferimento, e non solo in attacco) oltre che a Giannelli, che pure non sempre riescono ad essere efficaci e perfetti come impone il copione (entrambi sono finiti nel miglior sestetto della rassegna 2025).
L’innesto di Rychlicki, inseguito da due estati, non ha prodotto grossi scossoni ma di fatto ha finito per rallentare ulteriormente la crescita di Bovolenta, che a Ningbo non c’era. Elementi come Bottolo, Luca Porro e Gargiulo si sono proposti ma hanno anche fatto capire che, essendo poco avvezzi a certi palcoscenici, necessitano di avere tempo per imparare (e licenza di sbagliare).
A conti fatti a questo gruppo mancava solo l’infortunato Russo, e pertanto la sensazione è che anche in federazione dopo il mondiale un check in vista di LA28 andrà fatto. Perché le nazionali giovanili continuano a far parlare di sé (nel fine settimana l’Under 16 ha vinto l’Oro agli Europei, mentre l’Under 19 ha chiuso al quinto posto il mondiale) e fare largo ai giovani potrebbe rivelarsi una strategia da prendere in esame, quantomeno non così campata per aria.