L’Istituto Centrale per la Grafica di Roma ha un nuovo direttore. L’intervista a Fabio De Chirico
- Postato il 12 agosto 2025
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Ha compiuto 50 anni nel 2025 l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, ospitato nel complesso di Palazzo Poli e Palazzo della Calcografia (siamo proprio alle spalle della Fontana di Trevi, che poggia sull’edificio) e nato nel 1975 dall’unione della Calcografia Nazionale e del Gabinetto Nazionale delle Stampe, con l’obiettivo di conservare, tutelare e promuovere un vasto patrimonio di opere grafiche. Dai disegni alle matrici incise – custodite in una incredibile calcoteca – fino alle stampe e alla fotografia, sin dalla fondazione dell’Istituto valorizzata come linguaggio artistico autonomo.

La storia e gli obiettivi dell’Istituto Centrale per la Grafica
All’inizio dell’anno, l’Istituto ha celebrato l’importante anniversario con una mostra di opere su carta inedite (recenti acquisizioni) di grandi artisti, da Parmigianino a Kentridge, a testimoniare quanto il patrimonio conservato sia distribuito nei secoli a molto vario per orizzonti espressivo e tecnico.
Inoltre le collezioni di matrici, stampe, disegni, video d’artista e fotografie sono affiancate da laboratori specializzati nel restauro e da una stamperia antica, tutt’ora in attività; così, all’attività espositiva e divulgativa si affianca un serio lavoro di studio e ricerca sulle arti grafiche a disposizione della comunità scientifica internazionale.

Ricerca, didattica e mostre: i punti di forza dell’Istituto Centrale per la Grafica
Insomma, un gioiello tra i luoghi culturali della Capitale, peraltro centralissimo, eppure sempre (ancora) troppo poco conosciuto: dai romani in primis, ma anche dai numerosi turisti che affollano la zona.
Negli ultimi anni, l’impegno per promuovere le attività dell’Istituto – dotato anche di un efficace dipartimento didattico – è stato crescente, come dimostra la programmazione sostenuta dalla direttrice uscente, Maura Picciau. A cui ora subentra Fabio De Chirico, attuale direttore del Servizio II della Direzione generale Creatività contemporanea al Ministero della Cultura, che riceve l’incarico dal Direttore Generale Musei, Massimo Osanna.
Con il nuovo direttore abbiamo parlato degli obiettivi futuri e delle aspettative per la crescita dell’Istituto Centrale per la Grafica nel sistema museale e culturale nazionale.

Intervista a Fabio De Chirico
L’Istituto Centrale per la Grafica conserva un patrimonio forse non conosciuto come meriterebbe: che strategie si profilano all’orizzonte per accrescerne la visibilità e la fruizione?
Conosco da sempre l’Istituto Centrale per la Grafica, da storico dell’arte e da dirigente del MIC ritengo sia uno degli istituti più prestigiosi del nostro Ministero. Il direttore Massimo Osanna, che ringrazio per la fiducia, mi ha affidato questo incarico con l’obiettivo di valorizzare lo straordinario patrimonio che l’istituto custodisce. Mi sono insediato da pochi giorni e ovviamente sono in una fase di ascolto, di osservazione e di studio, perché credo che qualsiasi azione o strategia debba fondarsi su una precisa conoscenza del contesto. Di certo, ho trovato un personale altamente qualificato e di alto profilo, che mi ha dimostrato da subito entusiasmo per questa nuova avventura.
C’è l’idea di coinvolgere una platea quanto più eterogenea possibile…
Sì, occorrerà puntare in maniera strategica sulla visibilità, sia all’interno che all’esterno, utilizzando tutte le tecnologie e gli strumenti di cui oggi disponiamo (dai social all’AI), investendo sia sulle risorse umane sia con un accurato e mirato piano di comunicazione; l’Istituto infatti ha una credibilità scientifica riconosciuta a livello internazionale ma spesso circoscritta al mondo scientifico e degli esperti, mentre il patrimonio che possiede deve essere veramente di tutti, dei pubblici più disparati ma anche del cittadino comune, accessibile e condiviso. Altrimenti si rischia di trasmettere una visione elitaria, ottocentesca direi, del nostro straordinario patrimonio. Basti pensare ai turisti che affollano la piazza antistante per avvicinarsi a uno dei simboli più iconici di Roma, la Fontana di Trevi, ma che poi non entrano nell’Istituto perché ovviamente non sanno cosa custodisce.

L’Istituto Centrale per la Grafica come laboratorio di creatività
Al di là delle collezioni, l’Istituto può vantare anche degli spazi peculiari – penso alla stamperia e al laboratorio di restauro di stampe e rami – che offrono l’opportunità di mantenere un ruolo attivo nella produzione e nella ricerca artistica. C’è l’idea di mettere a frutto queste competenze per sostenere l’arte contemporanea e i giovani artisti?
Le potenzialità della stamperia, ma anche delle diverse collezioni – tra le tante opere custodite nell’ICG è bene menzionare le 17.000 opere fotografiche e la collezione storica di Computer Art e di Video Arte – dei laboratori, sono ancora limitatamente utilizzate. Si pensi che Bertelli, quando avviò questa istituzione, invitò i giovani incisori e grafici più inclini a sperimentare a lavorare in Istituto, a tenere corsi, a produrre opere che oggi fanno parte del patrimonio. Questa vocazione va certamente potenziata, rivitalizzata, anche considerando quanto sia mutato oggi lo scenario delle arti visive e dei linguaggi del contemporaneo. Ma l’apertura verso le giovani generazioni sarà nella logica anche di una fruizione allargata e partecipata, magari coinvolgendo attivamente le Accademie di Belle Arti e tutte le realtà dedicate alla formazione. Non solo, mi piacerebbe che i giovani talenti potessero considerare questo luogo un punto di riferimento, abitandolo e vivendolo come spazio di produzione creativa, luogo di sperimentazione, laboratorio di idee e di progettazioni. Ovviamente occorreranno sia maggiori investimenti che nuove risorse professionali, una questione che mi è stata subito sottoposta dai tecnici e dai funzionari. Elementi che ho già posto all’attenzione del direttore Osanna: ci stiamo attivando e spero in tempi brevi di potervi informare con delle novità.
C’è anche l’intenzione di stringere collaborazioni nazionali e internazionali in un’ottica di cooperazione fra enti e istituzioni. Quale sarà il vantaggio?
L’impegno nel costruire reti, consolidare relazioni, avviare programmazioni condivise mi ha sempre contraddistinto sia nel mio ruolo di soprintendente e direttore di musei, sia nella lunga esperienza all’interno della Direzione Generale Creatività Contemporanea. In questi dieci anni ho avuto modo di ampliare in maniera significativa la mia rete di relazioni professionali e umane, di conoscere approfonditamente il sistema del contemporaneo sia in Italia che a livello internazionale, sperimentare pratiche di progettazione e valorizzazione fondate sulla cooperazione e sul dialogo: una formula decisamente vincente, da tutti i punti di vista, che consente non solo di ottimizzare le risorse ma anche di raggiungere gli obiettivi con una metodologia processuale decisamente premiante.
Ha già qualche idea in merito?
Pensiamo, per esempio, alla rete diplomatica degli Istituti Italiani di Cultura del MAECI – sono anche componente del Comitato Scientifico per la Collezione di arte contemporanea della Farnesina – che costituisce davvero una ramificazione internazionale per noi strategica. Prima di tutto però vorrei aprire l’Istituto e le collezioni alla città, a Roma, lavorando con le istituzioni cittadine. Quanti residenti conoscono l’Istituto Centrale per la Grafica? Stringere accordi nazionali e internazionali, consolidare progettualità condivise, avrà a mio avviso il vantaggio di aprire l’Istituto a una fruizione più ampia e allargata, alle comunità, far emergere la ricchezza e la qualità altissima delle opere che custodisce. Valorizzare le collezioni ma in una visione di gestione contemporanea: ecco, credo sia davvero un obiettivo non più procrastinabile.

I progetti futuri dell’Istituto Centrale per la Grafica
Che tipo di programmazione espositiva dobbiamo aspettarci per la prossima stagione?
Intanto ci sono dei progetti già avviati che verranno conclusi; del resto il CdA si è insediato da poco e il direttore mi ha chiesto di lavorare a una programmazione. Ma non voglio darmi fretta, ho già molte idee che vanno calibrate e inserite in una visione strategica ben strutturata. Non ho mai creduto negli eventi effimeri ed episodici, quindi ci vorrà qualche mese per costruire un programma, che ovviamente dovrò condividere con il direttore Massimo Osanna.
Quale pubblico sarà più importante conquistare?
Non esiste un pubblico preferenziale. La mia visione museologica si fonda su una partecipazione democratica e proattiva, sulla convinzione che ciò che ci è stato affidato e di cui abbiamo la responsabilità non abbia un titolo di proprietà, ma sia patrimonio dell’umanità. Perciò vorrei che l’Istituto, il museo, le collezioni fossero di tutti indistintamente. Certo, c’è un tema estremamente attuale che è quello di intercettare le giovani generazioni, che in molti casi hanno avuto solo un rapporto virtuale con i luoghi e con le opere d’arte; e questa certamente è una sfida. L’esperienza però mi ha insegnato che se si inizia a coinvolgere i giovani pubblici da subito, già dai primi anni di formazione, rendendoli non solo destinatari di progetti culturali ma attori vivi e partecipi, il processo di coinvolgimento diviene strutturale, meno aleatorio. Come si può comprendere le sfide sono tante, ma d’altro canto l’entusiasmo e la professionalità sono dalla mia parte.
Livia Montagnoli
L’articolo "L’Istituto Centrale per la Grafica di Roma ha un nuovo direttore. L’intervista a Fabio De Chirico" è apparso per la prima volta su Artribune®.