Liste d’attesa e poteri sostitutivi, non c’è l’intesa tra governo e Regioni: ora si apre mediazione di 30 giorni

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Niente intesa nella Conferenza StatoRegioni sul dpcm che dovrebbe indicare come attuare il passaggio della norma riguardante le situazioni di inadempienza regionale sulle liste d’attesa. La riunione termina con un nulla di fatto, con le Regioni che hanno proposto il rinvio della discussione sui poteri sostitutivi, ma il governo – rappresentato dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato – ha rifiutato la richiesta. Da questo momento in poi si apre una fase di 30 giorni per un’eventuale conciliazione. Se non si dovesse trovare l’intesa durante questa fase di mediazione, il ministero potrebbe comunque decidere di andare in Cdm e varare il dpcm con una delibera motivata.

Prosegue pertanto lo scontro, diventato politico, tra il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e le Regioni. Al centro di tutto ci sono i poteri sostitutivi che il decreto elettorale del giugno 2024 assegna a un “Organismo di verifica e controllo” alle dirette dipendenze del ministro della Salute, che potrà intervenire, ispezionare e commissariare le aziende sanitarie regionali quando le cose non vanno: attese oltre i limiti, liste chiuse, intramoenia dilagante e molto altro ancora. Le Regioni vorrebbero dei paletti, temono che i poteri sostitutivi siano usati strumentalmente da governi che sottofinanziano la sanità e magari cercano capri espiatori. Per questo vorrebbero poter discutere meglio questo punto e avere certezze sui confini e su come si esplicherà.

Se non si raggiungesse un accordo, l’ipotesi sul tavolo è che il governo possa procedere anche senza il sì dei governatori. Questo grazie a un passaggio in Consiglio dei ministri che potrebbe vararlo con una delibera motivata. Nel frattempo sono arrivati altri tasselli del piano liste d’attesa. Nella Gazzetta ufficiale dell’11 aprile è stato pubblicato il decreto sulle linee guida della Piattaforma nazionale delle liste d’attesa e criteri di interoperabilità con le piattaforme regionali mentre l’Aula del Senato, martedì, ha approvato il disegno di legge per le prestazioni sanitarie con norme sull’istituzione e il funzionamento del sistema nazionale che gestisce le liste di attesa, i meccanismi per la loro riduzione e il reclutamento del personale sanitario. Provvedimento che ora passa alla Camera.

Intanto monta la polemica politica. “Quello che abbiamo denunciato ieri oggi è stato evidentemente confermato: c’è il caos sulla gestione del Dl liste d’attesa ed è in atto uno scontro tra governo e regioni”, commenta il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. “Ieri il ministro Schillaci ha attaccato le opposizioni smentendo che ci fossero problemi. Oggi non ha nemmeno partecipato alla riunione in Conferenza Stato-Regioni e si è fatto rappresentare dal sottosegretario Gemmato. Che di fronte al no delle regioni, comprese quelle governate dalla destra, in merito alla possibilità di un dpcm che permettesse di esercitare il potere sostitutivo da parte dell’esecutivo, ha mandato la palla in tribuna ed è stato costretto ad una mediazione che durerà un mese. Chissà se anche oggi il ministro Schillaci smentirà l’evidenza del fallimento di un decreto sbagliato che sta alimentando solo confusione e tensioni istituzionali”, conclude Boccia.

“Questo scontro tra governo e Regioni” sulle liste d’attesa “sta diventando francamente stucchevole, con scambi di reciproche accuse e inutili scaricabarile da una parte e dall’altra, che finiscono per allontanare la soluzione di un problema reale e di lunga data del nostro Servizio sanitario nazionale“, scrive in una nota Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico Salute e Inclusione sociale del M5s. “Questo conflitto di competenze deve terminare al più presto – aggiunge – e per questo motivo è ora di mettere mano al Titolo V della Costituzione, come proponiamo da anni, per restituire la competenza esclusiva sulla sanità alla regia centrale dello Stato“.

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