L’inversione ecologica della Germania: il governo vuol tagliare i sussidi al fotovoltaico domestico. “Non servono più”

  • Postato il 19 agosto 2025
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La ministra tedesca dell’Economia Katherina Reiche (Cdu), che ha alle spalle una lunga esperienza nell’industria energetica, vuole tagliare i sussidi per l’elettricità ecologica proveniente da impianti fotovoltaici privati. “I nuovi piccoli impianti fotovoltaici sono oggi già redditizi sul mercato e non richiedono alcun sussidio”, ha dichiarato alla Augsburger Allgemeine. La ministra non ritiene inoltre più opportuno che gli operatori costruiscano allacciamenti senza considerare la rete elettrica esistente; gli impianti eolici e solari onshore dovranno contribuire maggiormente ai suoi costi di espansione. Su X il vicepresidente dei Verdi Sven Giegold la attacca: “Reiche vuole staccare la spina agli impianti solari privati: invece di distribuire a tutti i vantaggi delle energie rinnovabili in termini di costi, sostiene i grandi operatori e rallenta quelli piccoli”.

Reiche mette in discussione uno strumento centrale della transizione energetica voluta dal suo predecessore Robert Habeck (Verdi) affinché gli obiettivi climatici possano essere raggiunti. Chiunque generi energia solare da pannelli fotovoltaici sul proprio tetto e la immetta in rete riceve un importo fisso per kilowattora per vent’anni; un incentivo che esiste anche per gli impianti eolici e di biogas. L’importo varia a seconda delle dimensioni dell’impianto, del tipo di immissione e del momento della messa in opera; maggiore è la potenza installata, minore è la remunerazione. Si ricava poi di più per kilowattora se tutta l’elettricità prodotta viene immessa in rete: di regola è distribuita solo l’eccedenza dopo l’autoconsumo.

La ministra assicura di non voler modificare la tariffa incentivante per gli impianti solari esistenti: “I proprietari di casa beneficiano di una clausola di salvaguardia”, spiega. Preannuncia però la necessità di imporre ulteriori requisiti a cui i gestori di turbine eoliche e impianti solari, non importa quanto piccoli, dovranno adeguarsi in futuro. Reiche intende obbligare i titolari a immettere la loro elettricità nella rete in modo intelligente: per partecipare al mercato commercializzando la loro elettricità, gli impianti fotovoltaici dovranno obbligatoriamente essere collegati a sistemi di accumulo ed essere controllabili. Molti dei piccoli impianti sui tetti, in effetti, cedono attualmente l’elettricità in rete in modo incontrollato, ponendola sotto pressione. Grazie alle riforme attuate da Habeck, l’espansione di parchi eolici e impianti fotovoltaici ha subito infatti una notevole accelerazione e l’abbondante energia solare disponibile nei mesi estivi mette a dura prova gli operatori di rete per evitare i sovraccarichi. Reiche si è impegnata perciò a sincronizzare meglio l’espansione delle energie rinnovabili con quella delle linee elettriche. La ministra non ritiene più opportuno che gli operatori costruiscano impianti ovunque desiderino: questo “rende il nostro sistema elettrico inutilmente più costoso”, ha spiegato. Ciò comporterà che i nuovi impianti dovranno essere costruiti solo dove la rete è sufficientemente potente per assorbirne le immissioni.

In Germania ormai fino al 60% dell’elettricità proviene da fonti rinnovabili. Reiche preannuncia anche di voler mettere mano alla tariffa incentivante che viene pagata agli operatori quando i loro impianti vengono spenti per proteggerli dal sovraccarico della rete (re-dispacciamento). I prezzi per impianti e sistemi di accumulo sono diminuiti significativamente, ma la loro obbligatorietà potrebbe scoraggiare molti all’investimento nel fotovoltaico domestico. Tanto più che la redditività è già diminuita. La maggior parte degli impianti solari privati funziona per autoconsumo: solo l’eccedenza è ceduta in rete. Secondo l’Associazione tedesca dell’industria solare, Bsw Solar, all’inizio di agosto con un impianto fotovoltaico classico dalla potenza di picco di 10 kilowatt in modalità mista, si ricevono adesso 7,86 centesimi per kilowattora per l’elettricità rilasciata in rete; con un impianto da 10 a 40 kilowatt invece 6,80 centesimi per kilowattora. Solo se ci fosse immissione completa verrebbero pagati 12,47 centesimi per kilowattora. La cosiddetta tariffa feed-in, ovvero l’importo percepito per l’energia solare immessa in rete, viene ridotta dell’1% ogni sei mesi. L’ultima riduzione è entrata in vigore il 1° agosto. A titolo di confronto, vent’anni fa – indica sempre la Augsburger Allgemeine – i proprietari ricevevano invece oltre 50 centesimi per kilowattora per l’intero periodo di sussidio di due decenni.

I Verdi si oppongono perciò decisamente ai tagli: “I fautori di una transizione energetica decentralizzata e guidata dai cittadini devono mobilitarsi ora. Che si tratti di comuni, aziende, agricoltori o attivisti per il clima, le politiche di Reiche causano molti perdenti”, incita il vicepresidente Giegold. “Se venissero eliminati gli incentivi all’immissione di energia elettrica”, avverte, “i tetti non sarebbero più pieni” di impianti e la transizione energetica diventerebbe un business solo per grandi aziende e investitori. Anche la Bsw Solar insorge, segnalando che l’attuazione del progetto comprometterebbe gli obiettivi climatici e danneggerebbe gravemente il settore, che impiega circa 150mila persone. Sono necessarie condizioni di investimento affidabili, inclusi sussidi per l’energia solare che non può essere utilizzata personalmente. Tanto più che il comparto risente già di carenze di manodopera specializzata e della concorrenza cinese sui pannelli fotovoltaici. Secondo un sondaggio condotto dall’associazione degli installatori, solo quattro clienti su dieci acquisterebbero un impianto solare per la propria casa senza sussidi. Gli addetti attendono perciò con appensione il “reality check” sulla transizione energetica che Reiche ha dichiarato di voler presentare per la fine dell’estate.

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