L’intesa fra B-XVI e Riccardo Muti nel nome della bellezza che lascia un segno
- Postato il 12 dicembre 2025
- Di Il Foglio
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L’intesa fra B-XVI e Riccardo Muti nel nome della bellezza che lascia un segno
Che cosa abbia rappresentato la musica nella vita e nel pontificato di Benedetto XVI è noto. Da cardinale e, ancor più, da Papa regnante, numerose sono state le occasioni in cui Joseph Ratzinger ha raccontato il suo amore per l’arte dei suoni. Le origini tedesche hanno favorito un’educazione musicale solida che negli anni si è arricchita con la passione dell’ascoltatore e la competenza dello studioso. La musica ha riempito la sua vita privata, i momenti lontani dagli impegni istituzionali e, soprattutto, gli anni da Papa emerito.
Ogni anno la fondazione a lui dedicata assegna a grandi studiosi di teologia, filosofia e scienze sacre un premio che “gradualmente si è aperto a personalità del mondo delle arti religiosamente o spiritualmente ispirate – dice il presidente del Consiglio di amministrazione, padre Federico Lombardi – e quest’anno con immensa gioia è conferito al maestro Riccardo Muti, riconoscendone l’eccezionale valore artistico, di cui anche Benedetto XVI era estimatore”. Gli sarà consegnato da Papa Leone XIV in occasione del concerto di questa sera alle 18 nell’Aula Paolo VI (diretta su Rai 2), con Muti alla guida dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e del Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” istruito da Lorenzo Donati.
L’occasione suggerisce di raccontare un Benedetto XVI meno conosciuto: quello che viveva la sua quotidianità con la “famiglia pontificia”, le quattro Memores e monsignor Georg Gänswein, oggi nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia. Con lui “percorriamo” la salita che conduce al monastero Mater Ecclesiae, un lungo viale nei Giardini che si avvicina al Cupolone e offre una vista privilegiata sulla Città del Vaticano. “Mi è capitato ascoltarlo al pianoforte – racconta Gänswein – e ho avuto la fortuna di assistere anche ad alcuni suoi dialoghi con il maestro Muti: nelle sue interpretazioni, il Papa riconosceva la naturale capacità di far parlare il compositore”.
Ogni gesto di Benedetto XVI tendeva a far crescere il suo rapporto con Cristo, un’amicizia viva nei grandi gesti pastorali come nelle azioni quotidiane. “La liturgia scandiva la sua vita – continua il nunzio – e la musica era fondamentale soprattutto nei momenti forti dell’anno liturgico. Si ascoltava musica, ma con Papa Benedetto si cantava tutti insieme, soprattutto quando c’era suo fratello Georg che ci accompagnava al pianoforte”. Le domeniche pomeriggio con Benedetto XVI erano momenti culturali. “Non spazi di svago o incontri intellettuali – precisa padre Georg, come lo chiamano le persone più care – ma occasioni per approfondire la relazione con il Mistero. Il Santo Padre non ha mai lavorato di domenica perché è il giorno del Signore”. La “famiglia” proponeva un film, la lettura di un testo (Guareschi era tra i più apprezzati) o l’ascolto – e con l’avvento del DVD la visione – di un concerto sinfonico o di un’opera. “Mendelssohn, Mozart, Bach… Abbiamo ascoltato tanta musica – prosegue il prelato – Benedetto XVI aveva certamente una predilezione per Bach che considerava, come molti tedeschi, il quinto apostolo, un ‘gancio per l’aldilà’”. Del Cantor di Lipsia amava il contenuto: la musica nasceva “dal cuore e dalla mente di un fedele”. Ma non si può dimenticare Wolfgang Amadeus Mozart: “Papa Benedetto gli assomigliava – dice Gänswein – per la capacità di dire cose grandi in maniera semplicissima, arrivando subito al cuore di chi ascolta”. In Ratzinger emergeva prepotente la dimensione spirituale della bellezza, “che è chiaramente – fa eco padre Lombardi – il racconto di un’esperienza personale, di cui il Pontefice spesso parlava”.
In alcuni interventi, il Santo Padre paragona la bellezza a una ferita, “perché la vera bellezza lascia un segno”, spiega Gänswein, “ma soprattutto lascia in silenzio”, non come un momento di vuoto ma come tensione all’ascolto dell’Altro. A tavola si parlava il giusto, e durante il giorno solo quando necessario. Un silenzio cristiano che si esaltava dopo l’ascolto della musica: “Dopo la ‘Passione secondo Giovanni’ o la ‘Passione secondo Matteo’ di Bach facevamo silenzio perché la musica continuava a ‘parlare’. Il Santo Padre ci ha insegnato l’ascolto continuo”. Ed è forse qui che la genialità di un uomo completamente sedotto da Dio trova la sua più alta manifestazione. Con l’avanzare dell’età, la voce di Ratzinger si era fatta più flebile e questo acuiva l’attenzione reciproca: la risposta a ogni minimo cenno, l’ascolto attento di ogni singola parola. “Nell’ultimo incontro con Muti – dice Gänswein – si sono parlati poco, ma i loro sguardi tradivano una rarissima, reciproca e intima comprensione”. La stessa esperienza che brilla negli occhi di chi è stato con lui sino alla fine: le Memores Domini e Georg Gänswein, a cui chiediamo se ricorda l’ultima volta in cui hanno ascoltato musica tutti insieme. “Certo. Il 27 dicembre 2022”. Poi non riesce a dire più nulla.
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