L’incognita del partito di Musk che irrita Trump e rompe gli equilibri repubblicani

  • Postato il 7 luglio 2025
  • Di Panorama
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Donald Trump va al contrattacco. In un post su Truth, il presidente americano ha criticato Elon Musk per aver creato un nuovo partito. “Mi dispiace vedere Elon Musk andare completamente fuori dai binari, trasformandosi in un disastro nelle ultime cinque settimane”, ha dichiarato. “Vuole persino fondare un terzo partito politico, nonostante non abbiano mai avuto successo negli Stati Uniti: il sistema sembra non essere progettato per loro”, ha proseguito, per poi aggiungere: “L’unica cosa a cui servono i terzi partiti è creare disordine”. Trump ha anche affermato che l’ex alleato avrebbe agito in questo modo, dopo che la Casa Bianca si è mossa per “porre fine all’obbligo delle auto elettriche”. 

Poco prima, Musk aveva ufficializzato la fondazione del suo America Party: un’iniziativa nata a seguito della polemica che il Ceo di Tesla aveva portato avanti nei confronti della legge di spesa che, approvata di recente dal Congresso, era stata fortemente voluta dallo stesso Trump. Una legge che, secondo il magnate, aggraverebbe eccessivamente il debito statunitense. C’è allora da chiedersi se questo nuovo soggetto politico, creato da Musk, abbia delle speranze dal punto di vista elettorale, tenendo bene a mente che, essendo nato in Sudafrica, il magnate non può candidarsi alla Casa Bianca, sulla base di quanto prescrive la Costituzione statunitense. 

Effettivamente, Trump non ha tutti i torti quando sostiene che, nella storia politica americana, i terzi incomodi non abbiano mai conseguito risultati significativi. L’unica eccezione ragguardevole fu il Progressive Party di Teddy Roosevelt che, alle presidenziali del 1912, si piazzò al secondo posto dietro al Partito democratico. L’ultimo partito che, sempre alle presidenziali, riuscì a conquistare almeno uno Stato fu invece l’American Independent Party nel 1968 sotto la guida di George Wallace. E’ vero che, nella corsa alla Casa Bianca del 1992, il candidato indipendente Ross Perot ottenne un ottimo risultato in termini di voto popolare, ma non fu comunque in grado di espugnare neppure uno Stato. Dall’altra parte, Musk può contare su una potenza di fuoco economica non indifferente, oltre che sull’influenza mediatica di X. Inoltre, il suo obiettivo sembra essere sia quello di attrarre i parlamentari repubblicani che erano ostili alla legge di spesa sia quello di presentare propri candidati alle prossime Midterm: tutto questo, per cercare di mettere in difficoltà Trump al Congresso. 

Va tuttavia anche sottolineato che Musk sta cercando di strizzare l’occhio soprattutto all’ala libertarian del Partito repubblicano: un’area sicuramente battagliera ma non maggioritaria. Inoltre, è vero che si registrano delle convergenze tra il magnate e questo mondo sul piano della lotta alla spesa pubblica. Tuttavia potrebbero emergere prima o poi anche degli attriti, visti i significativi contratti di appalto di cui SpaceX gode con gli apparati della Difesa. I libertarian non sono infatti storicamente favorevoli all’aumento del budget del Pentagono. Sembra infine che i membri del Cda delle aziende di Musk non siano felicissimi di questa sua nuova iniziativa politica.

La questione resta quindi, almeno per ora, ricca di incognite. E questo non solo dal punto di vista politico ma anche sistemico. Musk sa di non poter fare a meno dei contratti con il Pentagono, così come il Pentagono sa di non poter fare a meno della tecnologia di Musk nella competizione geopolitica con la Cina: una competizione che lo stesso Trump considera prioritaria. Se il rapporto tra il presidente e il magnate dovesse deragliare irreparabilmente, potrebbero registrarsi dei contraccolpi in termini di sicurezza nazionale. Ecco perché Wall Street e gli apparati della Difesa tifano per una riappacificazione tra i due litiganti. 

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Panorama

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