Liliana Resinovich, a casa del marito indagato “sequestrati 700 arnesi da taglio”. Visintin è in Austria
- Postato il 13 aprile 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Decine di utensili da taglio come coltelli e forbici di diverse dimensioni (circa 700 secondo Il Piccolo), un paio di quanti e un vecchio maglione. Sarebbero questi alcuni degli oggetti che la Polizia ha sequestrato a casa di Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, oggi indagato per la morte della moglie, scomparsa di casa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio 2022 nel parco di San Giovanni a Trieste.
La perquisizione è durata praticamente tutta la notte tra martedì 8 aprile e mercoledì 9: la polizia, su disposizione della pm Ilaria Iozzi, si è presentata a casa di Visintin in tarda serata ha setacciato l’appartamento fino all’alba del mattino dopo. Gli arnesi trovati potrebbero però non essere tutti di Visintin che aveva trasferito in casa un vecchio laboratorio da arrotino: alcuni potrebbero quindi essere di proprietà dei clienti.
L’uomo è l’unico indagato per la morte della moglie. Una volta appresa la notizia di essere stato indagato nell’inchiesta per l’omicidio della moglie, Visintin è partito alla volta dell’Austria per un periodo di villeggiatura a Villaco, a circa due ore da Trieste. “Sono venuto a riposarmi, non sto bene, oggi mi sento un po’ meglio, ho anche qualche problema fisico” ha detto ai giornalisti parlando al telefono. “Pensavo di essere indagato – ha continuato – non mi aspettavo però di essere l’unico indagato. Penso che anche altri dovrebbero stare sotto la lente” degli inquirenti.
Visintin si è detto comunque “molto tranquillo“, fiducioso delle verifiche fatte in questi anni in cui lui stesso ha detto di essere stato in casa la mattina del delitto, poi “il passaggio nel laboratorio, la go-pro, i miei cellulari”. “Secondo te – ha detto ancora parlando ai giornalisti – uno che uccide la moglie poi prende la go-pro e va in giro per il Carso in bici?”.
Intanto per la difesa dell’uomo, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, si tratta di “un atto dovuto per il compimento di attività che, francamente, stupisce a distanza di così tanto tempo dall’originaria iscrizione di reato”. Per i legali, sentiti dall’AdnKronos, gli elementi di prova sono noti “e non sappiamo quale strada investigativa ulteriore voglia percorrere la procura”. “Perché proprio Sebastiano? Perché solo lui? Attendiamo di conoscere risposta alle nostre domande e di leggere le motivazione di questa inaspettata virata di indagine”, hanno detto ancora.
Chi invece sembra essere soddisfatto della svolta è l’altro uomo presente nella vita di Liliana: Claudio Sterpin, l’amico con cui forse sarebbe dovuta andare a convivere. “Finalmente! – ha detto commentando la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati – Da tre anni aspettavo questo momento. Bene, anche se è sempre troppo tardi perché questa cosa dovevano farla gli investigatori di allora e invece si sono dimostrati almeno negligenti, altrimenti si sarebbero accorti di tutte le incongruenze” del caso. Come sempre ribadito in numerose interviste e anche in trasmissioni televisive a cui ha partecipato in questi anni, Sterpin è tornato sulle dichiarazioni che Visintin rilasciò dopo la scomparsa di Liliana: “È inammissibile che una persona a 48 ore dalla scomparsa della moglie, invece di essere disperata si preoccupa di dire che ha un alibi. Inoltre questa persona non doveva essere disperata per la morte di Liliana, di cui non si sapeva ancora, ma per la sua scomparsa”. Ringraziando i familiari di Liliana, soprattutto il fratello Sergio per essersi sempre battuti per la verità e per evitare la cremazione del corpo, Sterpin si è detto tranquillo anche nel caso in cui le indagini dovessero coinvolgerlo: “Se mi indagano…ben venga”.
La svolta – dopo il rifiuto del Gip Luigi Dainotti di archiviare il caso – si è avuta con la relazione medico legale della antropologa forense Cristina Cattaneo e dei medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dall’entomologo Stefano Vanin. Per eseguirla è stato necessario riesumare la salma. La relazione è arrivata sul tavolo del pm con grande ritardo – 13 mesi dall’incarico – ma è stata rivoluzionaria: Liliana è stata uccisa, non ci sono elementi per sostenere la tesi del suicidio. Non solo, secondo la relazione, “con elevata probabilità”, la sessantatreenne è morta “nella mattinata del 14 dicembre 2021 entro quattro ore dalla colazione”. Quindi lo stesso giorno in cui è scomparsa.
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