Libertà di stampa: cifre e numeri sulla garanzia nel mondo di uno dei diritti fondamentali

  • Postato il 12 aprile 2025
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Quando nel 1789, durante la Rivoluzione francese, fu emanata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, basata sulla Dichiarazione d’Indipendenza americana, forse non ci si rese conto della portata che il documento avrebbe avuto in seguito nell’orientare il pensiero giuridico e ispirare le Carte costituzionali di diversi Paesi.

Ci sono voluti migliaia di anni prima che si affermassero dei principi intimamente connessi con il concetto di Libertà dell’individuo inserito in una società dove il rispetto della dignità della persona e delle sue prerogative fosse riconosciuto a tutti. 159 anni dopo, questi principi sono stati alla base della Costituzione italiana e ispiratori dell’Onu e dell’Unione europea. Da essi scaturiscono quei Diritti connessi con la Libertà dell’individuo, in primis la Libertà di espressione (in cui si racchiudono le forme di espressione legate alla stampa, alla radio, alla televisione e a internet), che non a caso, nelle dittature, sono i primi a cadere.

Come per tutti i fenomeni collettivi la Statistica e le Indagini sociologiche ricorrono a indici, basati sulla scelta di variabili connesse all’oggetto di studio, che forniscono informazioni sintetiche per consentire raffronti fra i Paesi o di tipo temporale. Anche questa Analisi riporta gli Indici più significativi e riconosciuti che danno un quadro d’assieme e particolareggiato sul mancato rispetto totale o parziale dei Diritti umani e della Libertà di stampa, sebbene esso sia stato spesso sottoscritto a livello degli Organismi internazionali.

Tra le Associazioni non governative operanti per la difesa dei Diritti umani, Amnesty International è quella che ha assunto credibilità per il suo modo di operare indipendente e imparziale. Nel suo ultimo Rapporto (marzo 2024), si evidenzia come il numero delle Persone che vivono in contesti democratici, cioè in Paesi dove esiste uno stato di diritto, è diminuito sensibilmente, tanto da riposizionarsi sul valore del 1985. Ciò per l’aumento dei Paesi che perseguono politiche autoritarie che intaccano la Libertà di espressione e di associazione, ledono l’Uguaglianza di genere, rendono sempre più marginalizzate le Persone rifugiate, i Migranti e i Gruppi razzializzati.

L’Istituto Cato (Washington), insieme all’Istituto Fraser (Vancouver) e alla Fondazione Friedrich Naumann (Bonn), redige il Rapporto annuale “Human Freedom Index”, dove si considerano 79 Indicatori suddivisi in 12 Aree di Ricerca riportate nello schema sottostante.

L’Human Freedom Index è l’Indice di Libertà più completo che sia stato creato e rappresenta lo stato di Libertà umana nel Mondo (165 Paesi – 98,8 % della Popolazione). Analizzando le Tabelle 1 e 2 e il Graf. 1 salta subito agli occhi quanto le cosiddette “democrazie occidentali”, intese in senso lato, siano maggiormente rispettose delle “Libertà umane” nell’anno 2022 (con valori compresi fra il 7,62 su un massimo di 10 dell’Europa dell’Est e l’8,69 dell’America del Nord) contrariamente a quanto avviene nei continenti asiatico e soprattutto africano (con valori compresi tra 7,64 su 10 dell’Asia dell’Est e il 5,28 del Medio oriente/Africa del nord). Svizzera, Nuova Zelanda e Danimarca sono gli unici Paesi che superano il valore 9, mentre la Siria è l’unico con un valore prossimo al 3.

Gli ultimi 15 Stati con i valori più bassi sono tutti Asiatici e Africani ad eccezione del Venezuela con un valore di appena 4,18. Il valore medio complessivo dei 165 Paesi esaminati è pari a 6,82 (il Rapporto 2024 segnala anche che una concentrazione di Popolazione tripla nei Paesi con valori più bassi rispetto a quella dei Paesi con valori più alti).

Analizzando i valori dell’Indice per aree di ricerca (Tab. 3) si nota che la sfera giuridica, sia di natura personale che economica, è quella in cui la Libertà viene maggiormente repressa mentre all’opposto si riscontrano ai primi 4 posti Indicatori afferenti alla sola sfera delle Libertà personali.

In ambito Ue (Tab. 4) l’Italia occupa il 17esimo posto, come la Slovenia, con un valore di 8,26 nel 2022 ma con uno degli incrementi maggiori rispetto al 2021 (0,31). Tutti i Paesi hanno incrementato i loro valori tra il 2021 e il 2022 tranne la Lituania (-0,01). Al 1° posto la Danimarca con 9,04 e all’ultimo l’Ungheria con 7,44.

Analizzando infine (Grafici 2 e 3) biennalmente l’andamento dei valori dell’Italia tra il 2000 e il 2022 ad un andamento di fondo leggermente decrescente dei valori dell’Indice (con un valore anomalo nel 2020, anno in cui sono state assunte misure fortemente restrittive a causa della Pandemia) corrisponde un trend leggermente crescente per quanto attiene alla posizione occupata dal nostro Paese nel Mondo.

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Il Fatto Quotidiano

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