“Liberi di scegliere”, appello del pentito Bonaventura: «I boss diano un futuro ai loro figli»

  • Postato il 13 gennaio 2025
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“Liberi di scegliere”, appello del pentito Bonaventura: «I boss diano un futuro ai loro figli»

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Bonaventura aderisce al protocollo “Liberi di scegliere” e invita i mafiosi a scrivere al giudice Di Bella per dare futuro ai loro figli

CROTONE – «I boss detenuti scrivano al giudice Roberto Di Bella. Il protocollo “Liberi di scegliere” può dare un futuro ai loro figli». Lo afferma il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, che ha aderito al progetto e, in collaborazione con l’associazione Biesse di Reggio Calabria, è impegnato in una serie di attività nelle scuole con interventi a distanza, col volto coperto da passamontagna. Finora gli incontri, ai quali Bonaventura contribuisce con le sue testimonianze in videocollegamento, sono stati nel Reggino ma lui auspica che «si possano tenere anche in Sicilia, Campania, Puglia». Il suo cuore, però, resta a Crotone. «Non ci sono state adesioni dalle scuole della mia città ma spero che arrivino presto». E ancora: «Non giudico nessuno, per me gli ‘ndranghetisti sono fratelli di sventura, non mi considero migliore di loro, ma credo fortemente nel cambiamento», dice Bonaventura al Quotidiano. C’è una possibilità di riscatto per i figli degli ‘ndranghetisti e l’appello di Bonaventura ai boss è che «non lascino eredità di martirio e sofferenza».

IL PROGETTO

Il giudice Di Bella, presidente del Tribunale minorile di Catania che ha svolto analogo incarico per molto tempo a Reggio Calabria, nell’arco di 25 anni ha avuto modo di occuparsi prima dei padri e poi dei figli appartenenti ad alcune famiglie criminali calabresi. I grandi criminali della ‘ndrangheta cominciavano a commettere reati sin da giovanissimi. Raggiunta la maggiore età, avevano tutti una fedina penale piena zeppa di gravissimi reati. I loro figli hanno poi compiuto lo stesso percorso. Alla luce di questa esperienza, il giudice Di Bella ritiene che delinquenti non si nasce, ma si diventa soprattutto vivendo in certi ambienti in cui vigono il codice d’onore della ndrangheta, l’omertà, disvalori assorbiti dai ragazzi che vivono in questi contesti. Il progetto punta pertanto, attraverso un protocollo, ad educare alla legalità e dare la possibilità ai giovani di famiglie della criminalità organizzata e alle loro madri di scegliere una vita diversa e liberarsi dall’indottrinamento mafioso.

L’IMPEGNO

«Il mio impegno – dice il pentito crotonese – prosegue anche su altri fronti, con l’associazione “Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia”, con il canale sui social “Striscia l’antimafia” ma anche con i progetti all’estero “Mafia nine danke” e “Crim’Halt”. «Sto testimoniando nei processi di ‘ndrangheta anche in Germania, ho incontrato familiari di vittime della criminalità francese», dice ancora.

LA COLLABORAZIONE

Ma, soprattutto, Bonaventura continua a collaborare con la giustizia, nonostante le “difficoltà” che hanno caratterizzato il suo percorso. «Onorerò sempre gli impegni presi con la magistrat

ura. È un percorso difficile ma che vale la pena di fare fino in fondo. Io e la mia famiglia – dice ancora – lo stiamo facendo per noi ma anche per la nostra terra, perché crediamo nel cambiamento. Non bisogna avere paura del cambiamento».

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