Libano, 60mila chiamate e sms ai civili: “Evacuate”. Torna la “guerra psicologica” di Israele già usata nel 2006. L’Onu denunciava: “Tempi troppo stretti, uccise persone in fuga”

  • Postato il 23 settembre 2024
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Non solo i cercapersone e i walkie-talkie che esplodono, o i volantini abitualmente diffusi a Gaza e in Cisgiordania. La guerra di Israele a Hezbollah passa anche attraverso il telefono. Le autorità locali hanno reso noto che decine di migliaia di chiamate hanno raggiunto i civili in tutto il Libano invitandoli a “evacuare rapidamente“. Non soltanto nel sud del paese, dove le Israel Defense Forces bombardano da giorni e centinaia si famiglie sono in fuga dalle loro case, ma perfino a Beirut.

In mattinata l’agenzia ufficiale Ani ha reso noto che i libanesi sono stati contattati da Israele: “I residenti a Beirut e in diverse regioni hanno ricevuto messaggi sulla rete telefonica fissa, la cui fonte è il nemico israeliano, che chiedono loro di evacuare rapidamente”. “E’ la guerra psicologica attuata dal nemico”, ha confermato il ministro dell’Informazione Ziad Makari.

Poco dopo Imad Kreidieh, presidente di Ogero, società che gestisce la rete delle telecomunicazioni, ha raccontato al Guardian che circa 60mila chiamate contenenti un messaggio preregistrato hanno intimato ad altrettante persone di lasciare le proprie case. “Gli israeliani stanno inviando registrazioni vocali automatiche tramite operatori internazionali, il sistema non le riconosce come chiamate israeliane, la maggior parte di esse sono generate come provenienti da un Paese amico”, ha detto il dirigente. E’ una “vecchia tecnica“, ha aggiunto Kreidieh, usata da Tel Aviv anche durante la guerra del luglio 2006 con Hezbollah.

In quelle settimane i numeri fissi e i cellulari dei libanesi avevano squillato in continuazione. ”Chi sono questi che vi stanno usando come scudi umani? Chi sono questi che sparano tra le vostre case? Chi sono questi che si nascondono come topi? Non vale la pena di stare dalla loro parte”, diceva un messaggio registrato i cui una voce maschile parlava in arabo classico, senza alcun accento, riferendosi ai miliziani di Hezbollah. Le prime telefonate erano state segnalate a Sidone il 19 luglio: denunciavano le responsabilità del governo di Beirut nella cattura di due soldati dell’Idf avvenuta una settimana prima – fatto che aveva scatenato l’offensiva – e spiegavano che l’esercito di Tel Aviv ”farà di tutto per liberarli e riportarli a casa”. Il ministero delle telecomunicazioni aveva poi fatto sapere che i messaggi, provenienti dalla rete con il prefisso internazionale 972 (di Israele) verso quella con il 961 (del Libano), erano stati stati trasmessi tramite le centrali di Italia e Canada.

Non solo. Nel Rapporto della Commissione d’inchiesta sul Libano, datato 23 novembre 2006, i commissari dell’Onu riferivano che “da metà luglio in poi, l’Idf ha iniziato ad avvertire gli abitanti dei villaggi del sud di evacuare le loro città e i loro villaggi. Gli avvertimenti sono stati dati tramite volantini lanciati dagli aerei, tramite messaggi registrati sui telefoni e tramite altoparlanti”. “In alcuni casi – afferma il report al punto 153 – si dice che l’Idf abbia lanciato volantini o dato avvisi tramite altoparlanti solo due ore prima di un attacco”. E, si legge nel successivo paragrafo 154, si sono verificati casi di “civili che, quando le Idf li avevano avvertiti di evacuare, lo avevano fatto solo per essere attaccati mentre uscivano“. Come accadde il 15 luglio, quando “un certo numero di famiglie è scappato dal villaggio meridionale di Marwaheen dopo che le Idf avevano intimato loro di evacuare. Sulla strada che portava alla costa attraverso Chamaa, il convoglio è stato attaccato, causando 23 morti“.

Allo stesso punto 153, i commissari spiegavano: “Il personale addetto alla pianificazione militare dovrebbe prestare la massima attenzione al requisito che qualsiasi avviso sia ‘efficace’. La tempistica dell’avviso è importante. In alcuni casi si dice che l’Idf abbia lanciato volantini o dato avvisi tramite altoparlanti solo due ore prima di un attacco minacciato. Dopo aver dato un avviso, si deve considerare l’effettiva possibilità fisica di reagire ad esso”.

Anche oggi, tuttavia, l’esercito sembra continuare a emanare ordini di evacuazione con scarso anticipo. Secondo l’agenzia ufficiale cinese Xinhua, il portavoce delle Idf Daniel Hagari durante una conferenza stampa questo pomeriggio ha invitato i civili della valle della Bekaa, nell’est del Paese, a fuggire dalle case in cui Hezbollah ha immagazzinato armi, “aggiungendo che l’attacco sarebbe iniziato entro le successive due ore“.

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