“L’ho inventato io!”: l’eredità di Pippo Baudo come talent scout della tv italiana

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Di Panorama
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“L’ho inventato io!”. Una frase che negli anni è diventata parodia, tormentone, gag da cabaret (celebre quella di Gianfranco D’Angelo a Drive In), ma che racconta in fondo la verità più grande di Pippo Baudo. Il conduttore morto a 89 anni non è stato solo il volto storico del piccolo schermo, l’uomo dei record di Sanremo e delle domeniche infinite in diretta. È stato, soprattutto, un precursore nell’intuire il talento, un faro che ha illuminato carriere destinate a segnare la storia dello spettacolo italiano.

Da Heather Parisi a Lorella Cuccarini

Il 1978 porta sullo schermo Heather Parisi, ballerina americana notata per caso e trasformata in stella da Baudo in Luna Park. Qualche anno dopo, è la volta di Lorella Cuccarini: scoperta in uno spot e subito arruolata in Fantastico 6 per raccogliere l’eredità della Parisi. Da lì, una carriera che la consacrerà “la più amata dagli italiani”. Al suo fianco, Baudo lancia anche Alessandra Martines, dando vita a un duo iconico del varietà anni Ottanta.

La voce di una generazione

Il 1993 è l’anno della rivelazione. Al Festival di Sanremo Giovani Pippo Baudo “battezza” Laura Pausini e Giorgia, due voci destinate a diventare bandiere della musica italiana nel mondo. Poco dopo, al Sanremo 1994, arriva Andrea Bocelli, che grazie a Baudo e al brano Il mare calmo della sera compie il salto dal talento sconosciuto al mito internazionale.

La spinta decisiva

Non solo pop e canzone d’autore. Da Beppe Grillo, notato in un cabaret milanese e ribattezzato da Baudo con il nome con cui lo conosciamo oggi, fino al Trio (Anna Marchesini, Tullio Solenghi e Massimo Lopez), i cui sketch restano incisi nella memoria collettiva, Pippo ha messo la sua impronta su comici e intrattenitori che hanno ridefinito l’umorismo in tv.

Le radici della musica italiana

Prima ancora, negli anni Sessanta, Baudo aveva già intuito il potenziale di un giovane pugliese: Al Bano. Lo porta a Settevoci e ne fa un protagonista della canzone italiana. Lo stesso percorso lo ripeterà per Eros Ramazzotti, Tazenda, Bungaro e tanti altri. Programmi come Gran Premio aprirono le porte a una nuova generazione di artisti, dimostrando che la tv poteva davvero essere un trampolino.

Il marchio Baudo

Il filo rosso è sempre lo stesso: l’occhio clinico di un uomo che sapeva riconoscere il talento prima che esplodesse. Pippo Baudo non si limitava a condurre, costruiva carriere. Quel suo “l’ho inventato io” che faceva sorridere era, in realtà, una dichiarazione d’amore per gli artisti che l’Italia intera ha imparato ad amare grazie a lui. Un’eredità che nessun applauso in diretta potrà mai esaurire.

Autore
Panorama

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