Il mondo scientifico è ancora combattuto sull'effettivo impatto degli esseri umani sul calo della biodiversità e l'estinzione di specie animali e vegetali. O meglio: c'è accordo totale sul fatto che, per colpa nostra, i tassi di estinzione attuali sono rapidissimi, e stanno accelerando anno dopo anno. Non è ancora chiaro, però, se abbiamo già passato la fatidica soglia dell'"estinzione di massa": c'è chi sostiene che ci siamo in mezzo, chi invece ritiene che, per quanto grave, la situazione non sia ancora catastrofica.. Altro che asteroide. E poi ci sono, per così dire, le vie di mezzo: un nuovo studio del Leverhulme Centre for Anthropocene Biodiversity dell'università di York, pubblicato su Global Change Biology, sostiene da un lato che non siamo ancora arrivati all'estinzione di massa, dall'altro che i ritmi che stiamo raggiungendo non si vedevano da 66 milioni di anni – da quando cioè l'asteroide di Chicxulub spazzò via i dinosauri.. Uno sguardo alle estinzioni passate. Lo studio è il risultato di una review di decenni di studi sui cambiamenti ambientali e l'estinzione in corso, alla quale il team ha affiancato i risultati di una serie di workshop tenuti da esperti di ecologia e biologia, e volti a paragonare i ritmi di estinzione attuali con quelli che possiamo ricavare dal record fossile. La review inizia 130.000 anni fa, quando gli umani cominciarono a far sparire i primi giganti del passato, dai mammut a Megatherium, il bradipo gigante: l'analisi dimostra che, con l'espansione degli umani dall'Africa al resto del globo, le vittime successive furono molte specie insulari.. Il confronto con i tassi di estinzione del passato, in particolare quelli successivi alla caduta dell'asteroide Chicxulub, dimostra che il ritmo attuale è paragonabile all'estinzione dell'Eocene-Oligocene, avvenuta 34 milioni di anni fa a causa di un evento di global cooling. I tassi dell'estinzione dei dinosauri non sono invece ancora stati raggiunti.. Ritmo infernale. Questo non significa che non succederà: l'estinzione dell'Eocene-Oligocene, per esempio, durò milioni di anni, mentre quella causata da noi umani sta andando a ritmi decisamente più elevati, visto che per ora "copre" circa 100.000 anni. In altre parole, l'ultima estinzione di massa fu causata dal clima e avvenne con ritmi naturali; quella che stiamo vivendo, invece, sta venendo costantemente accelerata dalla nostra attività, che a sua volta velocizza (e di molto) quello che sta accadendo al clima globale.. Possiamo evitare la catastrofe. Insomma: rispetto a 34 milioni di anni fa, siamo nel mezzo di un'estinzione accelerata artificialmente dalle nostre azioni, e se la velocità continua a crescere a questo ritmo potremmo presto trovarci in una situazione paragonabile a quella post-catastrofe di 66 milioni di anni fa. A quel punto, negare che stiamo vivendo un'estinzione di massa causata dall'attività umana, la più rapida di sempre, sarà impossibile, ma lo studio dice che siamo ancora in tempo per invertire il trend..