L’esercito vuole studiare filosofia a Bologna. Ma l’ateneo dice no al corso per i giovani ufficiali, ecco perché

  • Postato il 30 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Meno Clausewitz e più Spinoza. O anche più Clausewitz e più Spinoza. La richiesta del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello (nella foto con Giorgia Meloni) di avviare un corso di laurea in filosofia per i giovani ufficiali (una quindicina) è destinata a far discutere. Non perché ci sia niente di male nel tentare di allargare la propria visione e nutrire il pensiero critico, e la filosofia in questo è maestra, ma perché offre il fianco al quotidiano dibattito: è una richiesta genuina o è un altro modo di militarizzare l’università?

Nel suo intervento agli Stati Generali della Ripartenza tenutisi in questi giorni a Bologna, Masiello ha raccontato di aver chiesto senza successo all’Alma Mater l’avvio di un CdL in filosofia apposito per i suoi pochi ufficiali. Il Capo dell’Esercito, pur non volendo “giudicare scelte che competono ad altre istituzioni”, legge il rifiuto dell’Ateneo come una specie di discriminazione. “Rappresento che un’istituzione come l’esercito non è stata ammessa all’Università”, dice il generale. “Non è una polemica ma una cosa che mi ha sorpreso e deluso. Questo è sintomatico dei tempi che viviamo e di quanta strada ancora c’è da percorrere, perché la nostra opinione pubblica, in generale, e i giovani, in particolare, capiscano qual è la funzione delle forze armate nel mondo che stiamo vivendo”.

Rimbalzo di responsabilità per Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna, che ha chiarito all’Ansa che è stata una “scelta autonoma di un Dipartimento, che ha preferito soprassedere e astenersi dal deliberare sul tema. Ricordo che le scelte didattiche, in questo caso l’attivazione di un curriculum dedicato, sono materia su cui l’iniziativa compete ai Dipartimenti” – ha aggiunto l’accademico – “Questo non esclude affatto ulteriori interlocuzioni e sviluppi. Siamo costantemente aperti al dialogo con tutte le realtà che riconoscono l’eccellenza formativa e scientifica del nostro ateneo”.

Tra i primi a intervenire sulla questione gli studenti del collettivo universitario bolognese Cua, il Collettivo Universitario Autonomo, che insiste sulla militarizzazione delle università fortemente denunciata in questi mesi: “È l’ennesima riprova del fatto che i nostri atenei si stanno piegando sempre più alle logiche della guerra e del riarmo. Con un genocidio ancora in corso, non ci è possibile ignorare il fatto che le retoriche belliciste e gli accordi per la produzione di armi si sviluppano anche all’interno delle nostre università”.

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Il Fatto Quotidiano

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