L’eredità del partigiano Gasiani finanzierà i viaggi della Memoria: “È la nostra risposta alla ministra Roccella”

  • Postato il 20 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Con l’eredità che ci ha lasciato il partigiano Armando Gasiani finanzieremo viaggi studio per le scolaresche nei campi di concentramento e sterminio. E che nessuno si permetta di chiamarle gite”. A parlare a Ilfattoquotidiano.it è la presidente dell’Anpi di Bologna Anna Cocchi che in questi giorni ha annunciato che l’ex deportato a Mauthausen, morto nel 2021, ha donato oltre cento mila euro all’associazione bolognese, di cui ha fatto parte dal 1945.

Una sorpresa per Cocchi che è stata vicina ad Armando fino agli ultimi giorni della sua esistenza, trascorsa alla casa di riposo di Crespellano dove fino alla fine in tanti andavano ad incontrarlo. “Non mi ha mai detto delle sue intenzioni di lasciarsi questo lascito, neanche lo potevamo immaginare. È la prima volta che accade e siamo decisamente felici. I soldi sono arrivati nelle nostre casse dopo tutti i passaggi burocratici necessari”, rivela Cocchi. “Immediatamente ho pensato di investirli per finanziare i viaggi della Memoria, per portare i ragazzi a vedere i luoghi dove avvenne lo sterminio proprio come faceva lui”.

Una notizia data in concomitanza alle polemiche sorte la scorsa settimana dopo le parole della ministra per la famiglia Eugenia Roccella che ha definito “gite” le esperienze organizzate dalle scuole e non solo, ad Auschwitz: “Vogliano dare un chiaro segnale politico a chi, con importanti responsabilità di governo, ritiene che si tratti solo di gite e che la storia possa essere riscritta negando l’evidenza dei fatti. Di fronte a troppi tentativi di riscrittura della storia vedere e toccare in prima persona, emozionarsi e commuoversi, può far comprendere ai più giovani cosa è stato l’orrore e cosa abbia comportato la nefasta ideologia di morte nazifascista”.

Cocchi non è certo tenera con la Roccella e definisce le sue parole “diavolerie”. E aggiunge: “La nostra scelta di utilizzare i soldi di Armando in quel modo è una risposta indiretta alla ministra”. Ora l’Anpi e l’Aned, Associazione nazionale ex deportati a cui Gasiani ha donato altri effetti personali, sceglieranno come destinare i centomila euro o meglio i criteri con i quali assegnarli ma tutti son convinti che Armando sarebbe stato felice di sapere che serviranno per i viaggi della memoria.

Gasiani, il partigiano “Bolero” morto all’età di 94 anni, emiliano dalla nascita, appartenente alla 63ma brigata “Bolero Garibaldi”, il 5 dicembre 1944 insieme al fratello Serafino e con centinaia di persone venne rastrellato dai tedeschi ad Anzola Emilia e rinchiuso nella chiesa, “trasformata in luogo di tortura”. Trasferito nel teatro di San Giovanni in Persiceto, venne poi rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte (Bologna).

Il 23 dicembre dello stesso anno venne prelevato, deportato nel campo di concentramento di Bolzano e dal 1° gennaio del 1945 mandato a Mauthausen, in Austria, dove era rimasto fino al successivo 6 maggio, senza rivedere mai più il fratello.

Tornato in Italia, Gasiani per anni non trovò il coraggio di parlare di quanto gli era accaduto. Quel numero 115523, tatuato sul braccio, restò un segreto fin quando nel 1997, la moglie Maria lo convinse ad andare al cinema a vedere il film di Roberto Benigni La vita è bella. Da quella sera la sua vita cambiò. Quel pianto liberatorio durante la proiezione della pellicola lo convinse ad aprirsi, a raccontare, a farsi testimone di quella tragedia. Fino a 90 anni, il partigiano Armando ha incontrato bambini delle scuole primarie e studenti di medie e superiori accompagnando gruppi a Mauthausen.

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Il Fatto Quotidiano

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