Leone XIV, nei suoi primi 150 giorni sta cambiando la linea tracciata da Francesco. Ecco come

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Leone XIV è salito al soglio pontificio da ormai centocinquanta giorni. Sono pochi per dare un giudizio definitivo rispetto a Francesco. Eppure i due Papi appaiono già molto diversi nello stile e nella comunicazione.
L’elezione di Bergoglio aveva segnato una rottura epocale. Il primo Papa latinoamericano, il primo gesuita, il primo a smantellare simboli e protocolli consolidati. Appena eletto, aveva rifiutato gli appartamenti pontifici, preferendo rimanere nella più semplice Casa Santa Marta. Una scelta che aveva fatto parlare di sé sui giornali di tutto il mondo.
I primi mesi di Prevost demarcano una strategia diametralmente opposta. Si presenta ai fedeli ripristinando i paramenti papali della mozzetta rossa e della stola ricamata. Una chiara intenzione di ritorno alla tradizione e alla solennità. Questa differenza di approccio riflette inoltre due concezioni diverse della leadership ecclesiastica. Un impatto rivoluzionario e l’appariscenza mediatica da un lato, un approccio riflessivo e ponderato dall’altro.

Due stili agli antipodi

Francesco aveva dominato la scena con la sua capacità di generare notizie, per i gesti e le dichiarazioni inedite da parte di un Papa. La sua apertura agli omosessuali con la celebre frase “Chi sono io per giudicare?” divenne subito virale. Diede poi seguito a questo avvicinamento con il suo omonimo libro nel 2016. Leone XIV ha deliberatamente evitato questa logica di esibizionismo permanente. Tanto è vero che i media internazionali, dopo la curiosità iniziale, hanno progressivamente ridotto la copertura delle sue attività.
Si può osare un paragone Bergoglio era più spettacolare e di più facile apprezzamento. Prevost è l’opposto: fa della calma e della pazienza le sue armi migliori.

Le differenze

Il confronto tra Leone XIV e Francesco non è solo nello stile, ma anche nella visione ecclesiale. Bergoglio, con la sua predilezione per la politica e le tematiche mondane rispetto alla spiritualità, ha finito per desacralizzare la Chiesa. È stato amato principalmente dagli atei e dalla sinistra, mentre ha allontanato i cattolici conservatori.
Prevost sta cercando di riportare la Chiesa al centro del villaggio, alla sua natura ultraterrena. Il suo motto “In Illo Uno Unum” (nell’unico Cristo, siamo uno), manifesta la volontà precisa di tenere insieme le diverse anime del cattolicesimo. Senza tuttavia sacrificare l’ortodossia dottrinale. Sul diaconato femminile e sugli omosessuali, ad esempio, Prevost ha chiarito con fermezza la posizione cattolica tradizionale, senza cedere ai diktat del politicamente corretto cui Bergoglio dava spesso ascolto. “Al momento – afferma Leone XIV – non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento. Credo che ci siano alcune domande precedenti che devono essere poste.”

Le similitudini

Certo, vi sono anche delle affinità fra il Pontefice attuale e il precedente. Prevost ha ribadito la necessità di arrivare a una pace il prima possibile. In questo ha raccolto l’eredità di Bergoglio. Si è mostrato equilibrato nelle sue dichiarazioni: addolorato per la situazione dei civili a Gaza ma preoccupato dell’antisemitismo dilagante in questi ultimi mesi. Bergoglio condannava apertamente l’operato del Governo israeliano. Tanto che i palestinesi lo percepivano molto più vicino rispetto al Pontefice attuale.
Leone XIV ha dunque confermato l’impegno della Chiesa sui temi sociali cari a Francesco, ma li ha inquadrati in una cornice più tradizionale.

Bilancio provvisorio

In un’epoca di conflitti culturali e di crisi di identità europea e occidentale, la religione deve rappresentare un punto di riferimento. Leone XIV sembra, per il momento, l’estremo difensore giusto di questa storia millenaria.
I primi centocinquanta giorni di Prevost suggeriscono l’idea di un papa tornato custode dello spirito cristiano. Molto diverso rispetto al manierismo buonista del suo predecessore. Questo confronto tra Leone XIV e Papa Francesco nei primi 150 giorni sembra mostrare due modi diversi di intendere il pontificato. Centocinquanta giorni, come detto, sono senz’altro pochi per un pronostico. Ma i primi centocinquanta di Bergoglio sono stati lo specchio del suo pontificato. 

Autore
Panorama

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