Leone XIV come non lo conoscete: nel documentario «Leo From Chicago» l’uomo che si cela dietro il Papa
- Postato il 14 novembre 2025
- Di Panorama
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C’era una volta un bambino che amava la bicicletta, la matematica e le partite di baseball per strada. Beh, quel bambino era Robert Francis Prevost — per i fratelli «Bob» — e oggi il mondo lo conosce come Papa Leone XIV. A sei mesi dalla sua elezione, i media vaticani raccontano la sua storia nel documentario Leo From Chicago, un ritratto intimo e umano del primo pontefice americano, cresciuto nel piccolo sobborgo di Dolton, alle porte della «Windy City». Davanti alla sua casa di mattoni, al numero 212 di East 141st Place, oggi la gente si ferma a pregare e a toccare la porta, quasi a cercare una grazia attraverso la memoria di quel ragazzo semplice che sognava di fare il prete.
Dal seminterrato al sogno di Dio
Robert cresce in una famiglia cattolica devota ma senza fanatismi. Ogni sera, dopo cena, i genitori recitano il rosario; al mattino, la madre è a Messa alle sei. Lui, con i fratelli, «celebra» la sua «Messa» in cantina su un’asse da stiro coperta da una tovaglia. «Non era un gioco — raccontano — conosceva tutte le preghiere in latino». Una suora, un giorno, gli disse: «Robert Prevost, un giorno potresti diventare Papa». E tutti a ridere. E invece non c’era niente da ridere, la «profezia» si è avverata.
Matematica, auto e Blues Brothers
Il documentario diretto da Deborah Castellano Lubov, Salvatore Cernuzio e Felipe Herrera-Espaliat restituisce un Papa «americano» nel senso migliore del termine: curioso, concreto, amante della vita.
Alla Villanova University, Robert studia matematica, ma trova nella filosofia e nella teologia la direzione della sua vocazione. Guidare lo rilassa — «adorava le Ford», dicono gli amici — e percorreva anche quattordici ore di fila per tornare a Chicago. Il baseball resta la sua passione: tifa i White Sox e nel 2005 è salito sugli spalti per vedere le World Series.
E poi il cinema: The Blues Brothers, ambientato a Chicago, lo faceva ridere di gusto. In una foto appare con gli stessi occhiali neri di Belushi e Aykroyd: un Papa «on the mission from God», direbbero loro.
L’amico che ascolta
Nel documentario, i fratelli e gli amici lo ricordano come «un ragazzo che sa ascoltare». Un episodio da bambino lo racconta meglio di mille parole: quando una gang di coetanei minacciò di buttarli nel fiume insieme alle bici, Rob scese e iniziò a parlare con loro. Cinque minuti dopo, correvano tutti insieme. Aveva il dono di trasformare la paura in dialogo, l’ostilità in fiducia — qualità rimaste intatte anche in tutto il resto della sua carriera episcopale.
Dal Perù a Roma, passando per il mondo
Dopo l’ordinazione, Prevost sceglie la via dei missionari agostiniani e parte per il Perù, dove trascorre decenni tra la gente più povera. Da generale dell’Ordine visita oltre cinquanta Paesi, ma rimane un uomo semplice, lontano dai riflettori.
Nel 2023 Papa Francesco lo chiama a Roma per guidare il Dicastero dei Vescovi. Meno di due anni dopo, il conclave lo elegge 267° Vescovo di Roma. Quando, l’8 maggio 2025, Leone XIV si affaccia sulla loggia di San Pietro, la voce si incrina: «Sono un figlio di sant’Agostino, con voi sono cristiano, per voi vescovo».
Un uomo normale (e straordinario)
«Leo From Chicago» non costruisce un’agiografia ma una biografia autentica, narrata dai personaggi che hanno conosciuto l’uomo «terreno» prima che l’uomo «spirituale».
Tra foto in bianco e nero, la vecchia pizzeria Aurelio’s che oggi serve la «Poperoni», e le testimonianze dei familiari e degli amici, emerge una persona che non ha mai cercato di comandare, ma di servire. Un Papa che ha amato i motori e la matematica, ma soprattutto le persone. Un Papa umano.