Leonard Bundu: “I ragazzi di oggi sono ammorbiditi. Il più bel ricordo con Purdy: mi diceva che ero vecchio, l’ho messo ko”
- Postato il 22 novembre 2025
- Sport News
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Si divide tra la sua palestra a Firenze, aperta da maggio, e gli impegni in giro per il mondo da tecnico della Nazionale. Leonard Bundu, dopo una grande carriera da pugile che lo ha visto vincere più volte l’Europeo e combattere anche in America, rivive oggi da maestro le emozioni del passato trasmettendole ai giovani atleti a cui insegna i colpi della boxe. È fratello di Antonella, candidata alla presidenza della Toscana alle ultime regionali.
Come sono i ragazzi di oggi?
Tecnicamente sono bravi, ma forse servirebbe loro un po’ più di grinta. Non sono passati tanti anni dai miei tempi, ma i ragazzi di oggi sono più ammorbiditi; hanno meno voglia di scavare fino in fondo alle proprie risorse per arrivare alla conclusione. Non per forza si deve passare attraverso la sofferenza della vita, anche se spesso è quella a darti quella “cazzimma” in più. Questo sport non è semplice, soprattutto per i giovani che per allenarsi e combattere non fanno la vita dei propri amici.
Lei che infanzia ha avuto?
Fino ai 16 anni ho vissuto in Sierra Leone, dove sono nato. Ho iniziato con la boxe qui in Italia per socializzare. In Africa ho tirato solo cazzotti tra amici per strada, la palestra era lontana. In Sierra Leone la boxe piaceva molto, pur senza esserci una grande tradizione.
Che ricordi ha di quegli anni?
Bei ricordi, una giovinezza libera in mezzo alla natura. Si usciva la mattina e si tornava alla sera senza troppa preoccupazione da parte dei familiari. Non era pericoloso allora. Dopo è iniziata una guerra atroce con bambini soldato e siamo venuti a Firenze. Fu una guerra civile iniziata in Liberia e culminata con un colpo di stato, c’era grande interesse economico per via dei diamanti. Non sono più tornato dal 1991, ma prima o poi lo farò.
In Italia ha avuto una lunga carriera da dilettante e poi è passato professionista, forse troppo tardi?
Sono passato professionista a 31 anni, ma è stato il momento giusto per farlo. Prima non ero pronto dal punto di vista mentale. Dopo l’Olimpiade del 2000, dove la medaglia non è arrivata, avevo perso gli stimoli e ho quasi smesso. Ho cercato di concretizzare il mio percorso passando Pro, con molta serietà, gareggiando fino a quasi 42 anni.
Ha disputato anche un mondiale WBA Interim in America.
Avevo già 40 anni e stavo bene, ma contro un avversario con 14 anni in meno la differenza si vede. Con Thurman la differenza c’era. È stata comunque un’emozione andare a Las Vegas a combattere.
I match con Daniele Petrucci a Roma e poi a Firenze nel 2011 hanno riportato indietro la boxe di decenni per quanto riguarda l’entusiasmo e l’attenzione mediatica.
Sì, si respirava un’aria d’altri tempi. Tutti parlavano di questo match, con un grande coinvolgimento di pubblico e stampa. Io ho sempre avuto tanti tifosi a Firenze, sono stato molto amato e seguito. Perché? Per il mio modo di fare, di essere me stesso nel successo e nelle sconfitte, di essere simpatico, sincero, umile.
Come ha festeggiato dopo la vittoria dell’Europeo con Petrucci?
Sono andato a Cuba con la mia famiglia, dove mi riconoscevano e mi salutavano, urlandomi “Bunduuuu!”. Contro i loro pugili avevo combattuto da dilettante; mi hanno fatto sentire a casa.
Sono stati quelli i match più belli?
Il ricordo più bello è legato al match in Inghilterra, la difesa europea con Lee Purdy. Avevo tutti contro all’inizio: sul ring l’avversario mi diceva che ero vecchio, ma a 39 anni l’ho messo KO alla dodicesima ripresa, conquistando tutto il pubblico inglese che inizialmente mi era ostile.
Ha vissuto “cose sporche” nella boxe?
Ingiustizie ci sono se combatti fuori casa o contro una nazionale politicamente più forte, ma truffe vere e proprie non le ho mai subite. Secondo me ci sono pugili che si lamentano troppo, fuori e dentro il ring.
Un nuovo Bundu è all’orizzonte?
Magari qualcuno di meglio tecnicamente ci sarà, ma di Bundu ce n’è solo uno. Ed è giusto che sia così, perché ognuno deve avere le sue caratteristiche.
L'articolo Leonard Bundu: “I ragazzi di oggi sono ammorbiditi. Il più bel ricordo con Purdy: mi diceva che ero vecchio, l’ho messo ko” proviene da Il Fatto Quotidiano.