Legino, Tobia: “Stiamo allestendo una squadra di tutto rispetto. Derby contro il Savona? Un sogno”
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. Il Legino è al lavoro per formare la squadra della prossima stagione. Un’annata particolarmente probante con tante sfide in salsa savonese intriganti e un derby speciale come quello contro il Savona. Dopo la salvezza nello scorso campionato, i verdeblù puntano a migliorare i risultati delle ultime due anni mantenendo uno sguardo attento sui propri giovani.
E per mister Fabio Tobia, ormai da tanti anni un punto di riferimento per l’ambiente leginese, la programmazione è partita con il piede giusto: “Stiamo lavorando un po’ in sordina però nei prossimi giorni sicuramente usciranno cose importanti. Questo farà ancora più consolidare quello che abbiamo costruito fino adesso“.
Mister, con quali propositi parte la programmazione del Legino?
Le intenzioni sono sempre le stesse, quelle di una squadra che fa dei giovani un tesoro e che sfrutta tutta la parte di settore giovanile per poter lanciare in prima squadra i ragazzi che meritano. Ci auguriamo sempre che quello che facciamo sia per loro un inizio, che magari possa essere più in alto il loro palcoscenico. Il Legino è una squadra che da dodici anni è stabilmente in Promozione, fortunatamente senza mai essere passata dai playout e aver avuto grossi scossoni. Ultimamente, però, lavorare in chiave rosa diventa difficile. Quest’anno siamo partiti particolarmente tardi in quanto aspettavamo più che altro risposte dai giovani che ritenevamo doveroso riconfermare. Non essendoci più vincoli per questi nuovi regolamenti che sono praticamente inseriti da quest’anno a pieno effetto dalla FIGC e da questa riforma dello sport, molti di questi di loro si sono guardati intorno e sono addirittura scesi di categoria. Però stiamo allestendo una squadra di tutto rispetto.
Sei soddisfatto quindi?
Sì, la società sta lavorando bene. Abbiamo inserito giovani dalla Juniores per sostituire quelli che si sono spostati per loro decisione. Questo continua a dare la solita continuità a tutto quello che abbiamo svolto fino ad oggi. Speriamo di migliorare le ultime due annate che non sono state così entusiasmanti sotto l’aspetto dei risultati e di riuscire a mantenere sempre un buon rendimento con i ragazzi. Per quattro anni siamo primi o secondi nel premio di valorizzazione e nell’ultimo anno siamo arrivati primi e quindi cercheremo di mantenere questo. Ci sono stati ritorni sia di giovani sia di meno giovani e questo deve dare un pochino di senso a quello che facciamo. Vuol dire che quello che abbiamo lasciato nei loro ricordi è qualcosa di positivo e questo ci riempie di orgoglio. Puntiamo a inserire giocatori di livello e di esperienza per formare lo zoccolo duro.
Che Legino dovrà essere quello della prossima stagione?
Non lo so. Negli ultimi anni mi sono espresso più volte in merito a quello che pensavo in base a quello che avevamo creato come società e squadra. Ritenevamo di avere una buona rosa di buoni giocatori, poi purtroppo nelle coincidenze di un anno ci sono gli infortuni. L’anno scorso siamo stati falcidiati dagli infortuni, abbiamo avuto un sacco di problemi legati ai motivi più strani, così come anche due anni fa. Sicuramente la resa è stata inferiore a quelle che erano le nostre aspettative per quello che avevamo costruito all’inizio dell’anno, però fa parte anche questo di tutto quello che si mette in conto quando si costruisce una squadra. Purtroppo gli imprevisti fanno parte del gioco, questo non possiamo escluderlo. Le caratteristiche però non sono mai mancate nelle squadre che abbiamo allenato in questi anni. Non c’è mai stato un gruppo che mancasse di voglia, cattiveria agonistica e grinta. Su questo aspetto c’è sempre comunque un filo conduttore su quello che facciamo.
Quanto può pesare la mancanza di un giocatore trascinante come Marco Cappannelli?
Il peso più grosso è a livello umano perché con lui come con altri si è creato un rapporto umano quasi fraterno. Poi come giocatore non siamo stati noi a scoprirlo e non devo dire io quanto sia bravo. Cercheremo di trovare e formare giocatori in grado di coprire la sua mancanza nel miglior modo possibile.
La prossima stagione ci sarà un derby molto speciale per voi: quello contro il Savona…
È un sogno per tutti. Tralasciando il campanilismo, loro sono sempre stati la squadra vera con il blasone. Per quanto il Legino sia la più storica come anzianità, il Savona è sempre una squadra da affrontare con orgoglio.
Con quali motivazioni personali incomincerai questa nuova annata? Ormai sei sempre più una pietra miliare per questa società…
Io non ho bisogno di grosse motivazioni. Legino per me è un posto che riconosco come una casa dove negli anni con il presidente abbiamo costruito un sacco di cose. Il campo è nostro fino al 2034, abbiamo creato anche una solidità nel settore giovanile. Le difficoltà che abbiamo vissuto si possono vivere sempre. Ogni anno purtroppo si possono trovare coincidenze fortunate e coincidenze meno fortunate. Carella è un punto di riferimento, in questo momento credo che un presidente che è stato premiato per il quarantesimo anno di presidenza non sia facile da trovare. Lui è una garanzia per me e per tutti quelli che sono a Legino. Dovrebbe essere un punto di riferimento per tutti quelli che iniziano a intraprendere il ruolo da presidente: la continuità che ha dato lui è una rarità a livello nazionale.
Laurea in scienze motorie, patentino da responsabile e allenatore UEFA A: quanto è stato importante per te questo lungo percorso di formazione? In cosa pensi di essere migliorato?
Io credo che per cercare di fare bene le cose bisogna cercare di essere documentati e formati il più possibile. Io ho cercato di mettere in tutto il mio percorso una costante formazione continua, un aggiornamento su tutto quello che riguarda il mio lavoro. Quello che mi ha fatto crescere di più è sicuramente la pazienza di ascoltare tantissime persone. A volte che non ascolto e ho poca pazienza, ma forse lo dice il centesimo che viene ascoltato nell’arco di una giornata, perché posso garantire che ogni giorno da noi passa veramente un sacco di persone. Quindi sicuramente la parte legata all’ascolto è cresciuta tantissimo. Poi che bisogna sempre mettersi nei panni degli altri per poter dare un giudizio più obiettivo. Troppo facile vedere le cose solo esclusivamente dal proprio punto di vista, questo è sicuramente uno degli errori più gravi che moltissime persone fanno. E poi una cosa che non capirò mai è questo crescere di invidia e malignità che continuano a aleggiare intorno al mondo del calcio. Se qualcuno fa qualcosa di buono, ci devono essere sempre dietro parole pesanti di qualsiasi natura sia. Forse per colpa anche dei social e di tutto quello che questa generazione sta vivendo. È un po’ un flagello e questo mi dispiace perché secondo me bisognerebbe sempre cercare di accettare di buon grado quello che fanno gli altri. Magari tutto quello che succede non è solo fortuna o raccomandazioni ma alcune volte ci sono anche veri e propri meriti da parte di chi fa.