Legge spara-tutto sulla caccia, cresce la protesta contro il governo: “Meloni e Prandini (Coldiretti) responsabili”

  • Postato il 21 maggio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Stanno emergendo nuovi dettagli intorno alla bozza del disegno di legge ministeriale che intende stravolgere la legge sulla caccia (157/92), di cui ilFattoQuotidiano.it – entrato in possesso del documento – ha evidenziato, in esclusiva, i principali problemi. Da una parte, secondo ambienti venatori molto qualificati, dietro all’iniziativa non c’è più – o, in ogni caso, non c’è soltanto – il ministero dell’Agricoltura, e dunque Francesco Lollobrigida. L’impulso, infatti, arriva direttamente dalla presidente del Consiglio: stando alle ricostruzioni, Giorgia Meloni si è avvicinata nell’ultimo periodo a Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, già indicato in passato quale sostituto di Lollobrigida proprio dopo l’affaire casalingo che ha riguardato la sorella della premier, Arianna, e gli strascichi del caso Boccia. Dall’altra parte è emersa la ragione per la quale il ddl non è entrato nel Consiglio dei ministri di lunedì 19 maggio. A rivelare il retroscena è stato niente meno che Eugenio Dupré della Direzione generale Tutela della biodiversità del ministero dell’Ambiente: “Esco da un mese di trattative sul testo” ha detto in un convegno alla Camera, “ed è per questo che la presentazione della riforma è stata rimandata”. Ma c’è dell’altro. Dupré ha aggiunto che “alcuni articoli sono in contrasto con la direttiva Uccelli“. Insomma, lo scontro tra i due ministeri è certificato. Cresce intanto la protestadentro e fuori il Parlamento – contro una norma che, in contrasto con la Costituzione italiana e le direttive europee, mira a fare strage di animali, a danneggiare natura ed ecosistemi e che, tra le conseguenze, costituisce un rischio per l’incolumità delle persone. Oltreché, purtroppo, non prevedere nessun freno al bracconaggio (e, anzi, favorirlo).

Fucili nel demanio dello Stato (spiagge comprese), spari di notte, aree protette che si riducono a favore di quelle in cui si potrà cacciare, liberalizzazione della cattura di uccelli e dei richiami vivi; caccia aperta anche in primavera e, addirittura, con alcuni escamotage, a stagione venatoria chiusa. I punti critici del disegno di legge (criticati da Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf e, in misura più soft, da Legambiente) sono molteplici, eppure ce ne sono alcuni, consistenti, sui quali il governo punta, che portano direttamente la firma di Coldiretti. Prandini, infatti, sta ispirando il governo – e direttamente Meloni – in questo delicato dossier, snodo cruciale della legislatura a cui sia il mondo venatorio – capace di spostare decine di migliaia di voti – sia quello armiero guardano da sempre con massima attenzione. E tanto più in queste ultime settimane, da quando cioè Lollobrigida ha preso l’impegno di mettere mano alla riforma, e di farla approvare, entro agosto. Ovvero prima che inizi la nuova stagione venatoria.

L’asse Coldiretti-esecutivo punta a rendere le aziende faunistico-venatorie delle aree “franche” in cui, di fatto, sarà possibile cacciare senza regole. Per prima cosa viene eliminato il riferimento all’assenza di fini di lucro; poi sono previste deroghe per l’immissione di fauna selvatica oltre la data del 31 agosto (favorendo così la cosiddetta “pronta caccia”, cioè l’abbattimento di animali, sottoposti già a forte stress, in una situazione artificiale). In più, ecco l’escamotage: all’interno delle aziende faunistico-venatorie si potrà continuare a uccidere anche nel periodo in cui la caccia è chiusa (“previa valutazione d’incidenza”, si scrive, ben sapendo che Ispra verrà depotenziata in favore dei comitati tecnici, di nomina politica). Infine in queste aree viene eliminato l’obbligo della scelta di forma di caccia da praticare (principio che quanto meno costringe il cacciatore a sapere cosa sta facendo). In definitiva, le aziende faunistico-venatorie vengono trasformate in un parco giochi per persone ricche. Comprese le persone ricche che vengono dall’estero (vedi il caso di Trump jr), poiché il disegno di legge prevede l’equiparazione delle licenze di caccia acquisite all’estero con quelle italiane. Tutte queste misure rientrano nei piani di Agrivenatoria Biodiversitalia, branca di Coldiretti, che si occupa di promuovere la caccia privata.

In queste ore i principali partiti di opposizione stanno esprimendo la propria contrarietà. Questa mattina è intervenuto l’ex ministro all’Ambiente e oggi deputato del M5s, Sergio Costa: “Questa è la totale deregulation della caccia. Cioè, in buona sostanza, il bracconaggio. È una pazzia totale. Per loro ammazzare gli animali protegge la biodiversità. Con tutte queste misure prive di controlli, è anche l’uomo a rischiare la propria incolumità. Sono allucinato, preoccupato e arrabbiato, questo è un golpe ambientale. Faremo una resistenza durissima e senza sconti“. Per la deputata Eleonora Evi del Pd “questo governo si accanisce contro gli animali selvatici con la sua furia ideologica e di propaganda, regalando la natura ai cacciatori: è l’ennesima vergogna. L’idea che la caccia possa essere anche solo lontanamente considerata una pratica che contribuisce alla tutela della biodiversità è semplicemente grottesca, fuorviante e malsana“. Ciononostante l’esecutivo “propone un disegno di legge che calpesta la Costituzione e se infischia delle infrazioni europee già in corso e quelle che verranno”. Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, al di là della battaglia parlamentare sul ddl, si deve fare fronte comune per “abolire l’articolo 842 del Codice civile, che consente dai cacciatori quello che non è consentito a nessun’altra categoria, cioè entrare nei fondi agricoli privati per sparare alle prede. Il mondo venatorio più oltranzista è in cerca della sua vendetta contro la legge 157, una norma importantissima che ha trasformato gli animali della fauna selvatica in patrimonio indisponibile dello Stato, proteggendoli per tutelare l’interesse dell’intera comunità e consentendo l’esercizio dell’attività venatoria entro certi limiti, se non contrasta con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”.

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