L’eco-sinistra odia chi lavora
- Postato il 25 giugno 2025
- Di Panorama
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Tempo fa, su Panorama, ho raccontato la storia del portiere del palazzo in cui ha sede la redazione. Un omone di origine serba che la sera tardi accompagnava le colleghe fino all’ingresso della metropolitana per evitare che facessero brutti incontri in una zona, quella della stazione Centrale, che nelle ore notturne non è ben frequentata. Era gentile, efficiente, per bene, il nostro portiere. Ma un anno fa, a causa dei divieti di circolazione imposti dall’amministrazione comunale di Milano ai veicoli più vecchi, è stato costretto a cambiare lavoro. L’istituzione della cosiddetta area B in tutta la città consente alle auto sopra un certo livello di emissioni di percorrere un numero di chilometri limitati dentro il perimetro dell’area urbana. «Io che arrivo dalla provincia tutti i giorni e non posso farlo con i mezzi perché finisco il mio turno quando non ci sono né bus né treni», mi spiegò il portiere, «sono costretto a cercarmi un altro lavoro, fuori dalla città».
Su Panorama raccontai la sua storia perché mi sembrava significativa delle conseguenze di certe misure, adottate senza tener conto delle ricadute sulla vita delle persone. Si fa presto a dire che non si deve inquinare, che bisogna fermare i motori a combustione, che è necessario sostituire veicoli e caldaie con modelli green, ma se le famiglie non si possono permettere di cambiare auto o sistemi di riscaldamento, sono costrette ad andare a piedi o a subire a caro prezzo i provvedimenti imposti dall’alto. È quello che potrebbe succedere con l’estensione del divieto di circolazione per le auto più vecchie. Da Euro 1 a Euro 5, le macchine diesel con una decina d’anni non potranno viaggiare in tutta la Pianura padana. Dal Piemonte all’Emilia-Romagna, la macroregione del Nord, per effetto di disposizioni europee, potrebbe trovarsi appiedata e la faccenda riguarderebbe qualche milione di automobilisti. È stata La Verità a sollevare il problema, accorgendosi che quel che è già successo a Milano sarebbe stato presto esteso all’Italia settentrionale. Altri giornali, dopo aver visto l’articolo, si sono svegliati, e così è intervenuto il governo, che ha promesso di rinviare il divieto. Che però rischia di venir riproposto fra un anno o due, perché comunque le direttive europee restano in vigore, anche se l’esecutivo decide di disapplicarle per un certo periodo. È Bruxelles che, senza calcolare cosa si possono permettere le famiglie, decide che alcune auto non sono più ecocompatibili e dunque le «rottama». Come ho spiegato spesso, un automobilista non si tiene un veicolo vecchio di 15 o 20 anni perché è affezionato. Se non cambia la vettura è perché non se lo può permettere. Dunque, vietare la circolazione ai modelli più datati significa solo imporre una tassa sui ceti meno abbienti, quelli che già sono costretti a vivere negli appartamenti meno efficienti, abitazioni che per effetto delle misure green su serramenti, cappotto termico e caldaia sono penalizzate e che già oggi perdono valore rispetto a quelle in linea con la dottrina ambientalista.
In Francia, la settimana scorsa è stato votato un emendamento che frena in tutto il Paese l’istituzione delle zone a traffico limitato, simili a quelle che a Milano hanno costretto il nostro portiere a cambiare lavoro. La battaglia contro il divieto di circolazione voluto da socialisti e macronisti è stata condotta dai lepenisti e dalla sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, preoccupati che lo stop colpisse i ceti meno ricchi, i quali piano piano sarebbero stati espulsi dal centro della città. Già a causa dei prezzi molte famiglie non riescono ad affittare casa se non in periferia o in provincia, ma se si impedisce pure di entrare in centro con l’auto, chi non ha un reddito sufficiente sarà sempre più costretto a restare ai margini. Un modo per separare ancora di più il popolo dalle élite.
La battaglia contro le Ztl, oltre che in Parlamento, è stata condotta da Alexandre Jardin, uno scrittore che si è autoproclamato portavoce dei «gueux», i pezzenti. A questi Jardin ha dedicato un libro, rappresentando chi non si può permettere di andare al lavoro in bicicletta o con l’auto elettrica, perché non vive in centro e perché non ha i soldi per comprarsi le lussuose vetture ecocompatibili. È bello sentirsi rispettosi dell’ambiente, ma non tutti possono viaggiare senza emissioni e, a differenza di molti degli abitanti delle zone chic del centro, tutti hanno bisogno di lavorare.
Sono tanti i lavoratori a basso salario che si confrontano ogni giorno con le regole dettate a tavolino da una sinistra socialista, ambientalista ed elitaria che da tempo i lavoratori non li frequenta più.