Le voci dal palazzo, Schlein: “Se vuoi la pace devi preparare la pace”. Conte: “Non vogliamo un’Europa di armi”. Prodi: “China pericolosa”. Cacciari: “Ma qual è il nemico?” Messina (FdI): “L’Italia è tornata a contare”

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Politica
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Il riarmo è il tema di discussione nel palazzaccio della politica. “Per noi se vuoi la pace devi preparare la pace” dice la segretaria dem, Elly Schlein. Sulla stessa linea, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: “Non vogliamo un’Europa di armi, guerra e distruzione: vogliamo un’Europa prospera, all’insegna della sanità, del lavoro e dei diritti. Un’Europa di pace”. Dall’altra parte della barricata, il deputato di Fratelli d’Italia Manlio Messina: “L’Italia ha tutto l’interesse e soprattutto l’intenzione, di continuare a essere un membro convinto e credibile della NATO. Siamo tornati a essere una Nazione che conta sui tavoli internazionali, che viene ascoltato e rispettato, anche perché mantiene gli impegni presi”.

Ecco le voci dal palazzo della politica:

“Per noi se vuoi la pace devi preparare la pace, la nostra Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra”. (Elly Schlein, 4 di Sera)

“Non vogliamo un’Europa di armi, guerra e distruzione: vogliamo un’Europa prospera, all’insegna della sanità, del lavoro e dei diritti. Un’Europa di pace”. (Giuseppe Conte)

“Viviamo una fase nuova nella quale domina l’idea che la forza è tutto e tutto decide. Un’idea che si accompagna al disprezzo per il diritto. Abbiamo tanto lamentato l’autoritarismo russo e cinese, ma ci stiamo mettendo su una china pericolosa”. (Romano Prodi, La Stampa)

“Per quanto riguarda l’esercito europeo, è stato il sogno di De Gasperi, e anche il sogno di Berlusconi, ma non è che si può fare l’esercito europeo domani mattina. È un percorso che richiede più di un lustro. Quindi adesso bisogna fare un percorso”. (Antonio Tajani)

“Altro che la frase ‘si vis pacem para bellum’ pronunciata oggi da Meloni: la verità è che ‘pecunia est nervus belli’, il denaro è il nervo della guerra”. (Angelo Bonelli)

“L’umento delle spese militari al 5% è un delirio”. (Nicola Fratoianni)

“L’Italia ha tutto l’interesse e soprattutto l’intenzione, di continuare a essere un membro convinto e credibile della NATO. Siamo tornati a essere una Nazione che conta sui tavoli internazionali, che viene ascoltato e rispettato, anche perché mantiene gli impegni presi”. (Manlio Messina, Fratelli d’Italia, Tagadà)

“Il riarmo? Contro quale nemico? Ma chi minaccia l’Europa?” (Massimo Cacciari, Otto e mezzo)

“Serve una difesa europea dentro la NATO”. (Marco Minniti, Partito Democratico, Omnibus)

“La guerra aumenta una forte identità UE in molti paesi tranne l’Italia”. (Giulia Pastorella, Azione, Coffee Break)

“Non so se questa tregua reggerà, lo auspico. È in mano a Trump che è in pieno delirio di onnipotenza, a Netanyahu che è un criminale di guerra che sta cercando di mantenere saldo il suo potere e a un regime iraniano-islamico che è ben lontano dai valori democratici in cui noi ci possiamo riconoscere”. (Chiara Appendino, Movimento 5 Stelle, L’aria che tira)

“Di fronte a una guerra, le istituzioni hanno il compito di indicare una rotta chiara e unitaria. A partire da un assunto: l’Iran non può avere l’atomica. Non è una democrazia. È una dittatura, sostenuta da un regime teocratico che ha l’obiettivo dichiarato di eliminare lo Stato di Israele”. (Maurizio Lupi, Noi moderati, Quotidiano Nazionale)

“Colpisce il silenzio e l’imbarazzo di Salvini rispetto alla scelta della Meloni di allinearsi senza discutere al diktat di Trump sull’innalzamento delle spese militari al 5%. Non era anche Salvini a criticare il piano della von der Leyen, contestando che si potessero destinare 3 punti percentuali in più del PIL al riarmo? Perché la stessa identica richiesta di Trump ora va bene? Si conferma che Salvini parla molto, ma nelle scelte del governo conta molto poco”. (Alfredo D’Attorre, Partito Democratico)

“Salvini ormai non conta più niente. E lo sanno anche dentro il governo, visto che Giorgia Meloni ha provato a dialogare con Azione in Senato pur di non rivolgersi alla Lega”. (Marco Furfaro, Partito Democratico)

“La richiesta di portare la spesa al 5% del Pil resta un obiettivo al momento irraggiungibile e insostenibile socialmente, soprattutto nelle condizioni attuali delle regole europee”. (Alberto Bagnai, Lega, Coffee Break)

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