Il gatto è tra i migliori amici dell'uomo e tra quelli addomesticati per primi: fin dall'antichità, da quando l'uomo scoprì i piaceri dell'agricoltura (e l'odio per i topi di cui il felino era fiero cacciatore). Diffuso nei territori della Mezzaluna fertile e venerato tra gli antichi Egizi, il gatto si trasformò persino in bene di contrabbando con i Fenici, e con loro giunse fino a Roma. Superati gli "anni no" del Medioevo, quando la Chiesa punì lui per educare tutti i pagani, ebbe una riscossa nell'Ottocento, diventando simbolo di emancipazione (è presente anche in un simbolo anarchico) e libertà.. Venerati nell'antico Egitto. Gli antichi Egizi lo consideravano un animale sacro e veneravano una dea con le sue sembianze (Bastet), simbolo di fecondità e amore materno. Ed era così importante da essere mummificato e sepolto nelle loro tombe. L'esportazione era punita, ma i Fenici lo contrabbandarono per venderlo a ricche famiglie nei Paesi mediterranei, come bene di lusso.. Diabolici nel Medioevo. Il Medioevo non fu affatto un'età semplice per il nostro felino: l'Inquisizione più volte mandò i gatti al rogo, come complici di donne accusate di stregoneria. La sua dannazione iniziò quando la Chiesa lo condannò perché venerato dai pagani. Così, il culto dei gatti, considerati reincarnazioni del diavolo, fu proibito e fiorirono leggende legate a presunti poteri soprannaturali (le famose sette vite, che diventano nove nei Paesi anglosassoni).. Stretegia meschina: usati come arma segreta. Secondo un trattato tedesco del XVI secolo attribuito al maestro di artiglieria Franz Helm i gatti potevano essere usati anche come armi segrete. La crudele strategia era semplice: bastava catturare un gatto da una città o da una fortezza sotto assedio, legargli sulla schiena un sacco con polvere da sparo e dargli fuoco. L'animale spaventato scappava e ritornava nella sua città di origine rifugiandosi in stalle o fienili. Propagava così le fiamme in tutto il territorio.. Licenziosi e ribelli dopo la Rivoluzione francese. Dopo la Rivoluzione francese, quando tutto il Medioevo fu stigmatizzato come epoca oscurantista, il gatto ebbe la sua rivincita, diventando simbolo di libertà di pensiero e di costumi. Ma anche di licenziosità e lascivia. La nuova veste libertaria un secolo dopo gli garantì anche la presenza su un simbolo anarchico dove campeggiava un gatto nero.. Simbolo di emancipazione nell'Ottocento. Gli anni romantici dell'800 videro il gatto nero in grande spolvero. Se ne riappropriò il gentil sesso scegliendolo come simbolo di emancipazione femminile. E, negli anni della Belle Époque, divenne un'icona pop ante litteram, grazie anche al celebre "Le Chat Noir", il locale di Parigi ritrovo di artisti e intellettuali.. Anni felici: amico dei bambini. Negli anni Cinquanta non c'era bimbo che non avesse un gatto per amico. Merito di personaggi come Silvestro e il Tom di Tom e Jerry. E del loro antenato, il gatto Felix di Pat Sullivan, che debuttò nel 1919. Il suo successo durò fino alla fine degli Anni '20 quando, con l'avvento del sonoro, il gatto (muto) rimase fuori dal giro. Rispuntò negli anni Cinquanta grazie all'illustratore Joe Oriolo che fece delle modifiche grafiche e adattò il gatto Felix alla tv per bambini.. Portafortuna in Giappone. In Giappone il nome del gatto portafortuna è Maneki Neko (significa "gatto che chiama). La sua origine è antica: risalirebbe al periodo Edo (1603-1867). La leggenda vuole che sia stato creato da un grande samurai (c'è chi dice da un imperatore) che attraversò la strada per raggiungere un gatto che lo salutava, evitando così una trappola. Da lì la creazione del felino, simbolo di saggezza..